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Innovazione ed Internazionalizzazione: un'analisi di strategie e performance nelle imprese high tech

Internazionalizzazione dell'innovazione

Come già evidenziato nel precedente capitolo, innovazione ed internazionalizzazione sono due aspetti di un binomio strettamente connessi e con molteplici effetti reciproci. In particolare, questo capitolo sarà dedicato all’analisi della diffusione a livello internazionale dei processi di innovazione.
Lo studio dell’internazionalizzazione dell’innovazione ha radici relativamente recenti.
Infatti, fino al contributo di Dunning (1977, 1980, 2000), che inserisce la ricerca di competenze tecnologiche e di management come una delle motivazioni alla base dell’internazionalizzazione delle imprese, la letteratura si era concentrata sugli aspetti meramente commerciali delle attività internazionali.
Successivamente, sono stati evidenziati dei rapporti di correlazione positivi tra grado di apertura internazionale delle imprese e propensione all’innovazione (Frenz e Ietto-Gillies 2003).
Altri studi, incentrati sulle aziende manifatturiere italiane, hanno fornito dimostrazioni empiriche di legami tra internazionalizzazione, innovazione e performance di produttività, argomentando che i legami di collaborazione internazionale possono consentire all’impresa di accedere a fonti di conoscenza disperse geograficamente (Castellani e Zanfei 2007). Un recente studio, incentrato su piccole e medie imprese asiatiche, trovando correlazioni positive tra grado di apertura internazionale e performance delle imprese, argomenta che la proiezione al di fuori del paese di origine consente alle imprese di accrescere il patrimonio delle proprie conoscenze e beneficiare di differenti condizioni di equilibrio nei mercati degli input e degli output dei diversi paesi (Pangarkar 2008).
Questi contributi – insieme a quello già citato di Rothwell (1994), cha sottolinea come la crescente complessità e dinamicità della tecnologia renda impossibile per una singola impresa presidiare tutta la frontiera dell’innovazione – confermano, nelle loro posizioni, la visione di un processo innovativo strutturato come collaborazione tra diversi attori (Hakansson 1987). Il network paradigm dell’innovazione presenta la stessa come un processo interattivo che può svolgersi in diversi contesti: (a) all’interno dell’impresa, (b) nei rapporti tra imprese, (c) nei rapporti tra produttori e clienti, (d) e nei rapporti tra imprese e istituzioni (Lundvall 1992, Hakansson 1987, Rosenberg 1982, Von Hippel 1988). L’accento viene posto sulla capacità delle interazioni di trasmettere e riformulare la conoscenza tra gli attori e quindi favorire lo sviluppo di innovazioni.
L’estensione internazionale del network dell’innovazione diventa quindi un tema centrale nelle strategie delle imprese, vista anche la crescente importanza degli investimenti di ricerca e sviluppo realizzati all’estero e delle collaborazioni internazionali in materia, con flussi incrociati a livello di paesi e settori produttivi (Negro 2003). In particolare, i settori ad elevata carica innovativa hanno avuto una spinta ancora più forte verso la diffusione internazionale delle attività di ricerca e sviluppo (Boccardelli e Grandi 2005).
Secondo una tassonomia sviluppata da Kuemmerle (1997), ed utilizzata successivamente da Narula e Zanfei (2005), gli investimenti internazionali in ricerca e sviluppo possono essere divisi in due categorie a seconda delle motivazioni che ne stanno alla base: (a) asset exploiting o (b) asset augmenting. Gli investimenti classificati come asset exploiting consistono nelle attività che consentono la valorizzazione sul mercato estero del patrimonio di conoscenze sviluppate nei centri di ricerca domestici, quali l'adattamento dei processi e dei prodotti alle condizioni, ai regolamenti e ai vincoli locali dell'ambiente e dei mercati esteri. Questa strategia di investimenti è basata sul vantaggio tecnologico che l'impresa possiede a livello centrale ed il suo sfruttamento a livello internazionale, in sintonia con le teorie tradizionali del ciclo di vita del prodotto (Vernon 1966).
La strategia di investimento asset augmenting, invece, è tesa ad accrescere ed integrare il patrimonio di conoscenze di cui le imprese già dispongono a livello domestico. In questo caso l'obiettivo è accedere a vantaggi - complementari a quelli già posseduti e non altrettanto facilmente reperibili nel paese di origine - presenti nella località di destinazione degli investimenti. Il fondamento teorico sottostante a questa strategia va individuato nella dispersione geografica a livello globale del vantaggio tecnologico (Hedlund 1986) e della conseguente creazione di cluster specializzati in specifiche tecnologie in diverse regioni del mondo. La presenza di esternalità positive create dalla concentrazione di attività di ricerca e sviluppo specializzate in una determinata area, che si manifestano in una rete di contatti e trasmissione delle informazioni informale, determina una condizione di vantaggio tecnologico accessibile appieno solamente tramite la costituzione in loco – o l'acquisizione – di una struttura di ricerca.
Gli accordi di collaborazione per la realizzazione di investimenti in ricerca e sviluppo sono una scelta strategica sempre più frequente, specialmente nei settori ad alta tecnologia, caratterizzati da rapida innovazione, abbreviazione del ciclo di vita del prodotto e spesso anche da dispersione delle fonti di conoscenza tra i diversi attori. Gli accordi internazionali per la ricerca, inoltre, sembrano apportare un beneficio anche alle attività di ricerca interne all'azienda attraverso l'apprendimento acquisito tramite l'interazione con i partner di ricerca - il cosiddetto learning by interacting - e l'acquisizione delle competenze necessarie a coordinare i progetti di ricerca a livello internazionale, sfruttabile anche per collaborazioni di ricerca tra unità diverse della stessa azienda localizzate in diversi paesi (Narula e Zanfei 2005).

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Innovazione ed Internazionalizzazione: un'analisi di strategie e performance nelle imprese high tech

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Informazioni tesi

  Autore: Luigi Palumbo
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Siena
  Facoltà: Economia
  Corso: Scienze economico-aziendali
  Relatore: Lorenzo Zanni
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 158

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