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Il viaggio di Fatih Akin tra cinema e musica

Crossing the Bridge

Confucio dice: “ se desideri conoscere una civiltà… dovresti ascoltare la sua musica! La musica può rivelarti tutto di un luogo”. Con questa citazione parte il film/ documentario di Fatih Akin Crossing the Bridge – the sound of Istanbul, attestato sulla presenza della musica turca ai giorni nostri. Il film viene presentato fuori concorso (il regista si trova tra la giuria) alla 58° edizione del festival di Cannes.

Crossing the Bridge è costituito da un continuo alternarsi di musica e confronti verbali con i vari artisti: non vere e proprie interviste ma dialoghi che abbracciano il mondo musicale e allo stesso tempo la politica e la società turca. Alexander Hacke all’interno del documentario sembra partire dalla sua Germania proprio per questo, per comprendere Istanbul e la Turchia e riuscire a introdursi nei vari ambienti musicali per riportare alla superficie le esperienze artistiche locali che spesso restano affossate e circoscritte all’interno dei confini della città o del Paese.

Istanbul è una città che vive di contrasti. Infatti si usa dire che l’Oriente inizia in India e finisce a Istanbul, che l’Occidente inizia a Istanbul e finisce a Los Angeles: è proprio questa linea di confine immaginaria che ha reso la città turca aperta alla cultura occidentale, facendosi influenzare da questa ma mantenendo le proprie radici. La musica diventa il mezzo d’indagine per la scoperta di diversi quartieri che somigliano a micro - mondi sopravvissuti allo scorrere del tempo.

L'idolo non sono i Public Enemy ma Muzzeyene Senar, voce degli anni `30, poi dimenticata e riscoperta dalla star (sempre femminile) Sezen Aksu. Orhan Gencebay è una delle più grandi star della Turchia. È l’Elvis della musica arabesca, l’eroe dei tassisti, l’icona popolare. Ha venduto milioni di album sin dagli anni ’60 ed è stato un noto attore di cinema quando l’industria cinematografica turca iniziava a fiorire.

Il suo strumento è il liuto dal lungo collo detto “saz” e ne possiede un’intera collezione che ha imparato ad accarezzare quando negli anni `30 la musica turca era proibita alla radio. In Turchia, la musica rock mantiene viva la sua vera anima, non essendosi ancora affermata quale fenomeno di massa come in Occidente, e dunque è ancora vissuta come espressione di ribellione. Proprio come ci racconta Erkin Koray, leggenda del rock turco fin dai difficili anni '60, quando era perseguitato e considerato un eretico perché proponeva un taglio netto con le sonorità più concilianti dell'epoca e del Paese. D’altro canto,  aveva suonato le cover dei Beatles e degli Stones con strumenti tradizionali turchi, facendosi conoscere come personaggio originale e provocatorio. A quei tempi aveva infastidito parecchi,  poiché un comportamento del genere era considerato espressione della decadenza occidentale.

Se dal rock ci spostiamo ai lamenti della vecchia musica curda, magistralmente interpretata dalla voce limpida e potente di Aynur, la ribellione è ancora presente e diventa preziosa fonte di affermazione della propria identità ferita da anni di vergognosa discriminazione. La voce di Aynur si libera e si diffonde insieme alla sua etnia, dopo tempi bui in cui in Turchia cantare in curdo era vietato e perseguibile.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il viaggio di Fatih Akin tra cinema e musica

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Informazioni tesi

  Autore: Elisabetta Agrelli
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2007-08
  Università: Università degli Studi di Napoli "L'Orientale"
  Facoltà: Lingue e Letterature Straniere
  Corso: Scienze della mediazione linguistica
  Relatore: Giuseppe Cozzolino
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 41

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