Percorsi di vita nell' ombra: le sorelle Seidenfeld

Terminata la parentesi fiumana, le Seidenfeld iniziarono i loro percorsi di "fuoriuscite".
L'emigrazione politica, o come si disse allora il fuoriuscitismo, è stata paragonata per molti aspetti a quella risorgimentale, ma rispetto a questa ebbe una durata più breve pur essendo probabilmente più numerosa. Essa cominciò già prima della marcia su Roma, quando dalle zone in cui più infieriva la reazione squadristica, molti lavoratori di fede socialista, comunista e anarchica, colpiti dalle violenze e dai bandi dei fascisti, dovettero cambiare residenza e in parte lavorare all'estero, dove a parecchi di loro avevano già soggiornato per motivi di lavoro.

Gabriella giunse a Parigi nel 1924, dopo la difficile prigionia nelle carceri spagnole. Non è dato sapere con certezza quali fossero i suoi compiti all'interno del PCd'I che stava consolidando la sua struttura in Francia, allorché nell'Italia fascista la repressione aumentava di giorno in giorno. Si accenna soltanto a una collaborazione giornalistica svolta sicuramente sotto la supervisione di Silone.
Ci recavamo spesso alla redazione dell'Humanité, dove Gabriel Péri ci fece assegnare una cameretta per il nostro giornaletto [La Riscossa].

Più numerosi gli incarichi che Tranquilli ricevette in quel periodo dal partito comunista, in cui stava consolidando una brillante carriera, soprattutto attraverso la collaborazione giornalistica.
Lo stesso Silone, noto per le corrispondenze su Avanguardia e sul Lavoratore, fu incaricato da Azzario di collaborare con uffici della stampa e della propaganda. I comunisti infatti disponevano di organi di stampa diffusi nelle periferie operaie delle principali città ed editi in lingua italiana: tra essi erano Ordine Nuovo, il settimanale Araldo e soprattutto la Riscossa, il quotidiano che sostituiva l'edizione italiana dell'Humanité ogni volta che gli uffici francesi di Ps ne decretavano il sequestro cautelare o giudiziario.

Rispetto ad altri momenti della clandestinità, l'esperienza parigina sembrò caratterizzata da numerose situazioni positive, oltre che da una relativa libertà di movimento e di espressione.
Il sabato sera ci riunivamo con i compagni italiani per discutere animatamente dei problemi di attualità […] Ciò che maggiormente appassionava era la situazione in Italia. Come e quando si sarebbe potuti tornarvi.

In queste pagine si accenna anche all'arresto di Tranquilli, allora nominato responsabile del partito per Francia, Belgio e Lussemburgo, ed altri compagni, terminato con la loro espulsione e il conseguente rientro illegale.
Nell'aprile 1925 Bellone chiese ed ottenne dal capo della polizia di recarsi di nuovo in Francia; la divisione infatti aveva ricevuto conferma […]che Silone era in procinto di lasciare Parigi trasferendosi a Bruxelles; alcune segnalazioni lasciavano intendere che avrebbe trascorso di nuovo lunghi periodi in Germania, ancora sede dell'ufficio del Komintern.

In realtà, annotò Gabriella Seidenfeld nelle sue memorie
Una notte Silone fu prelevato dagli agenti e condotto agli uffici di polizia. Era stato arrestato insieme a un gruppo di compagni e rinchiuso nella Conciergèrie, la stessa prigione dove era stata rinchiusa nel 1789 la regina Maria Antonietta. Ci sarebbe stato il processo, ci dissero. Mi recai presso Maître Berton, apprezzato avvocato comunista, il quale assunse la difesa. Mi dissero dopo la sentenza: ―Ma Tranquilli dovrebbe chiamarsi Terribili; m'interrompeva sempre per farmi dire cose più radicali".