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Il Fair Play Finanziario: normativa per un calcio sostenibile

Taglio degli stipendi ai calciatori

Secondo l’European Club Footballing Landscape che abbiamo già citato nel capitolo 1 del presente lavoro, nel 2010-2011 i club europei hanno speso 8,2 miliardi di euro in salari e stipendi che rappresentano quindi il 57% delle spese totali dei club. Anche l’esame dei bilanci delle società analizzate per la ricerca svolta nel capitolo 3 mette in evidenza come le società spendano troppo in salari e stipendi dal momento che le diciotto squadre considerate a fronte di un fatturato complessivo di 3,95 miliardi di euro generati nel 2010-2011 hanno speso ben 2,45 miliardi di euro in salari e stipendi, quindi circa il 63% dei ricavi.
I club pertanto dovrebbero puntare a ridurre questa voce di spesa quantomeno a un livello adeguato ai ricavi che generano ogni anno.
La UEFA potrebbe venire incontro a questa esigenza dei club introducendo un regolamento sul cosiddetto salary cup (ovvero il tetto degli ingaggi). Il salary cup in pratica è la somma massima che si può spendere in salari e stipendi.
Il salary cup è presente in molte leghe sportive, soprattutto in quelle americane come la NFL (National Football League), la NBA (National Basketball Association) e la NHL (National Hockey League) e ha un duplice vantaggio. Se da un lato, infatti, serve a tenere sotto controllo le spese dei club, dall’altro, è utilizzato per garantire un bilanciamento tra i club stessi. Per quanto riguarda questo secondo punto, è evidente che se tutti i club calcistici potrebbero spendere le stesse cifre nell’ingaggio dei giocatori, si avrebbe una distribuzione più equa dei calciatori più forti tra le squadre.
Il primo salary cup è stato introdotto nell’NBA introno alla metà degli anni 40 ma durò soltanto una stagione per poi essere reintrodotto nella stagione 1984-1985 al fine di aumentare la competitività tra i club e soprattutto di assicurare un maggiore equilibrio economico all’interno della federazione.
Il salary cup varia da stagione a stagione e si calcola sulla base dei profitti raggiunti dalla federazione nella stagione precedente. Ad esempio nella stagione 2006-2007 il salary cup ammontava a 53,14 milioni di dollari, nella stagione 2007-2008 è salito a 55,63 milioni di dollari mentre nel 2008-2009 e nel 2009-2010 ammontava rispettivamente a 56,86 e a 57,7 milioni di dollari. Nella passata stagione infine ovvero quella 2010-2011, è nuovamente salito attestandosi a 58,04 milioni di dollari.
Il salary cup non fissa solo il tetto massimo che ogni squadra può spendere in stipendi ma anche il massimo stipendio che ciascun calciatore può ricevere dalla propria squadra sia in base agli anni di esperienza maturati come giocatore in NBA, sia in base al totale del salary cup stesso.
Infatti:
• un giocatore con massimo sei anni di esperienza può guadagnare alternativamente o massimo 9 milioni di dollari o massimo il 25% del tetto salariale;
• un giocatore con un’esperienza tra i sette e i nove anni può guadagnare alternativamente o massimo 11 milioni di dollari o massimo il 30% del tetto salariale;
• infine un giocatore con un esperienza superiore ai nove anni può guadagnare alternativamente o massimo 14 milioni di dollari o massimo il 35% del tetto salariale.
In Europa, nessuna federazione calcistica ha stabilito un salary cap e tanto meno la UEFA e al massimo sono i club stessi ad adottarla anche se sono soltanto in pochi a farlo.
Un esempio italiano di applicazione del salary cup è l’SSC Napoli. Il presidente De Laurentis da quando ha acquistato il club dal tribunale fallimentare nell’estate del 2004 ha imposto una gestione economica del club e si è reso conto che ciò era possibile solo con un’abile e intelligente politica degli ingaggi. Il tetto massimo degli ingaggi è stato fissato sin da quando il club partecipava alla terza serie ed è stato aumentato al raggiungimento progressivo di determinati obiettivi da parte della squadra che, nel giro di soli sette anni, è riuscita a qualificarsi per la UEFA Champions League. Tutt’oggi la squadra ha fissato a 40 milioni di euro il tetto degli ingaggi e il calciatore più pagato percepisce “solo” 3,9 milioni di euro lordi. L’SSC Napoli ha dimostrato che una gestione economico-finanziaria sana porta ad ottimi risultati sul campo, infatti, pur essendo la settima squadra in Italia per monte ingaggi, durante l’ultima stagione è giunta terza in serie A a discapito di quattro delle sei squadre che la precedono nella spesa in stipendi dei calciatori.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il Fair Play Finanziario: normativa per un calcio sostenibile

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Informazioni tesi

  Autore: Davide Damato
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2011-12
  Università: Università Commerciale Luigi Bocconi di Milano
  Facoltà: Economia
  Corso: Amministrazione, Finanza e Controllo
  Relatore: Leonardo Etro
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 127

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