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Educare a comunicare con i pazienti con Alzheimer: programma di formazione per gli operatori sanitari.Uno studio basato sull’Approccio Conversazionale.

Intersezioni con le Teorie della Comunicazione

Vari ricercatori hanno, da sempre, studiato il problema della comunicazione da vari punti di vista: sintattico, pragmatico e semantico. Intersecando alcune Teorie della Comunicazione con l'Approccio Conversazionale, si arriva a considerazioni di grande utilità per gli operatori che cercano lo scambio comunicativo con i pazienti con demenza.
La Teoria della Comunicazione di Jakobson fa capire come il processo comunicativo sia difficile a livello del codice, perché con il progredire della malattia si presenta il disturbo semantico del linguaggio, e quindi le parole dette ed ascoltate non hanno più un significato condiviso; a livello del contatto, in quanto la persona con demenza ha un disturbo dell'attenzione che ostacola la conversazione; a livello del contesto, poiché la comunicazione da parte del paziente fa riferimento al suo mondo interiore, diverso ed incomprensibile da parte dell'ascoltatore, perché essi vivono in due Mondi Possibili, diversi e apparentemente inconciliabili. Qui, la concezione linguistica di de Saussure è pertinente, in quanto sottolinea che, nella conversazione con un soggetto affetto da Alzheimer, così come avviene per il paziente, che parla e l'operatore non capisce il riferimento del suo parlare, avviene anche per l'operatore, che parla e a sua volta non viene capito. Da questa situazione di disagio, l'Approccio Conversazionale è in grado di trovare una via d'uscita felice, grazie all'utilizzo delle tecniche conversazionali.

Il principio della comunicazione non verbale nelle persone con demenza afferma l'importanza che, il linguaggio non verbale deve mantenere il suo valore comunicativo anche quando le parole dette ed ascoltate tra i due interlocutori non hanno più un significato condiviso. Infatti, nella demenza, la comunicazione verbale decade precocemente mentre quella non verbale persiste fino allo stadio più avanzato della malattia. L'Approccio Conversazionale consiglia, infatti, di impiegare consapevolmente il linguaggio non verbale, oltre che verbale, tentando di comunicare in modo coerente.

Secondo la Teoria di P. Grace, le conversazioni devono rispettare quattro massime: fornisci l'informazione necessaria, sii sincero, sii pertinente e chiaro. L'idea alla base del suo Principio di cooperazione è che il carattere essenziale della comunicazione è l'espressione e il riconoscimento delle intenzioni. Questo può spiegare alcuni fallimenti comunicativi nelle conversazioni con persone con deficit cognitivi. L'operatore, se riconosce il paziente solo come una persona demente, parte dall'idea che non è in grado di comunicare, contribuendo al fallimento comunicativo. […]

Questo brano è tratto dalla tesi:

Educare a comunicare con i pazienti con Alzheimer: programma di formazione per gli operatori sanitari.Uno studio basato sull’Approccio Conversazionale.

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Informazioni tesi

  Autore: Serena Montemagno
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2014-15
  Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Facoltà: Medicina e Chirurgia
  Corso: Terapia Occupazionale
  Relatore: Daniela Gangi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 69

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Parole chiave

alzheimer
terapia occupazionale
approccio capacitante
approccio conversazionale
vigorelli p.

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