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Analisi e ipotesi di sviluppo del sistema turistico del Guilcier

Il lago Omodeo: una risorsa non sfruttata

La presenza del lago Omodeo, com’è stato detto, è uno degli elementi più importanti dell’area in questione ma, fino a questo momento, anche uno dei meno valorizzati. Fino a poco tempo fa, mancava infatti la consapevolezza di possedere un patrimonio che potrebbe rivelarsi interessante per i turisti, mentre solo nell’ultimo periodo i paesi hanno iniziato a riflettere sulla questione e a ideare dei progetti innovativi per valorizzare l’area. Esemplare è, in questo senso, l’ultimo libro edito dalla casa editrice Iskra a cura di Giuseppe Deiana, dal titolo Il lago Omodeo Quale futuro?(2008), in cui viene presentata una serie di ipotesi di valorizzazione, non solo del lago ma anche della zona circostante, ipotesi talvolta realizzabili talvolta piuttosto avveniristiche, esposte per lo più in senso provocatorio. Tuttavia l’opera risulta essere estremamente interessante per le tesi esposte e per la descrizione completa e esaustiva del territorio, ma potrebbe essere ancora più importante se riuscisse a realizzare il proprio obiettivo di indurre i comuni circostanti, i soggetti pubblici e privati a fare qualcosa di più in questo senso.
Il sito potrebbe risultare molto interessante sia del punto di vista naturalistico sia dal punto di vista storico. Le vicissitudini che hanno portato alla nascita del lago e alla creazione delle due dighe hanno coinvolto tutta la comunità locale e fanno parte perciò della storia dell’area. Il lago Omodeo nacque nel 1924 quando furono conclusi i lavori per la realizzazione della diga di Santa Chiara, in territorio di Ula Tirso, iniziati nel 1919. Lo sbarramento fu realizzato con l’obiettivo di regolare l’acqua del fiume Tirso e creare il bacino artificiale, ma consentì anche di realizzare un insieme di infrastrutture che determinarono lo sviluppo dell’elettrificazione in Sardegna (Piras, 2008). Alla realizzazione della diga, che fu inaugurata il 28 aprile 1924 alla presenza del re Vittorio Emanuele III, parteciparono circa 16 mila lavoratori, tra cui numerose maestranze locali quali scalpellini, cavatori, minatori che contribuirono a curare anche i dettagli estetici della struttura. Per dare alloggio ai numerosi lavoratori fu costruito il villaggio di Santa Chiara, costituito da alloggiamenti per operai e per il personale tecnico e dotato di tutti i servizi necessari. Il villaggio, in seguito rimaneggiato, rimase abitato fino a pochi decenni fa dai dipendenti della S.E.S. (Società Elettrica Sarda) e successivamente dell’Enel, la quale vi aveva collocato una centrale di trasformazione. Alla fine degli anni Ottanta, a causa della dismissione della centrale idroelettrica, il villaggio fu abbandonato e attualmente si trova in un totale stato di degrado. Negli anni Sessanta e Settanta si studiò la possibilità di creare una nuova diga, in quanto quella esistente non dava sufficienti garanzie di sicurezza. I lavori di costruzione iniziarono nel 1982 e la nuova diga Eleonora d’Arborea fu inaugurata il 23 gennaio 1997 dal presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro. Il nuovo bacino, che è lungo 25 km e raggiunge una larghezza massima di circa 5 km (superficie 29,5 kmq), sta ormai sommergendo terreni, siti nuragici, abitazioni ormai disabitate, l’antica foresta fossile, ma anche la vecchia diga di Santa Chiara, di cui tra poco tempo non rimarrà che il ricordo. Per questo motivo il sito potrebbe essere valorizzato dal punto di vista storico e culturale, attraverso il ricordo delle vicissitudini che hanno portato alla sua creazione, tramite mostre ed esposizioni che ne ripercorrano le tappe principali, per trasmetterne la memoria alle generazioni future, ma anche per diffonderne la conoscenza ai forestieri. Inoltre il percorso potrebbe comprendere anche gli altri siti intorno al lago, la cui storia è stata in qualche modo influenzata dalla sua presenza. L’esempio più importante potrebbe essere l’abitato di Zuri, frazione di Ghilarza, il quale oggi sorge in una posizione sopraelevata che si affaccia sul lago, ma in passato sorgeva proprio nel luogo in cui oggi si trova il bacino artificiale. Per questo motivo la sua storia è molto affascinante. Con la costruzione della diga di Santa Chiara, si capì che il villaggio sarebbe andato sommerso sotto le acque del nascente lago. Le abitazioni furono perciò abbandonate dai residenti e fu deciso di costruire il nuovo villaggio in una posizione un po’ più alta, là dove si trova attualmente l’insediamento. La chiesa parrocchiale del villaggio, la famosa chiesa di S. Pietro, bellissimo esemplare di architettura tardoromanica in trachite rossa, fu oggetto di un’operazione definita di anastilosi, con la quale si intende “la ricostruzione di un monumento secondo le sue forme e con i materiali originali” (Sanna, 2008). A partire dal marzo del 1923, la chiesa fu interamente smontata in circa 28 giorni e nel 1925 i massi, numerati, furono trasportati nel sito in cui si trova il paese e la chiesa fu ricostruita pezzo per pezzo. In realtà non tutti i conci furono ricollocati nella posizione originale, ma soltanto quelli delle parti decorative e architettoniche. Tuttavia, la sua bellezza e la sua storia basterebbero per rendere il monumento un’ importante meta di un possibile itinerario attorno al lago Omodeo. E’ chiaro che per raggiungere questo obiettivo, è necessario rendere fruibile la chiesa ai visitatori, cioè renderla visitabile al suo interno. Attualmente infatti, la chiesa rimane chiusa, e può essere visitata solo richiedendone l’apertura ad una signora del paese. Ovviamente nessun viaggiatore che si reca nella località è a conoscenza di questo, perciò la chiesa viene purtroppo ammirata soltanto all’esterno.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Analisi e ipotesi di sviluppo del sistema turistico del Guilcier

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Informazioni tesi

  Autore: Silvia Pinna
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2007-08
  Università: Università degli Studi di Sassari
  Facoltà: Lingue e Letterature Straniere
  Corso: Scienze della mediazione linguistica
  Relatore: Gavino Mariotti
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 58

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