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Argentina 2001-2002: interpretazione economica e sociale della crisi

Analisi macroeconomica della crisi del 2001-2002

Lo scenario economico dell’Argentina si manifestava ormai da svariati anni come insostenibile. La crisi era in una fase di incubazione già da diverso tempo e si può rintracciare la presenza di elementi di squilibrio già nel decennio precedente.

Uno dei punti salienti dell’analisi della crisi si riconduce al currency board e alla conseguente legge di convertibilità. Il piano di convertibilità venne adottato nell’aprile del 1991, quando Domingo Cavallo decise di intraprendere una serie di riforme per risanare un paese colpito da iperinflazione. Il currency board legò il valore della moneta domestica a quello del dollaro. Il tasso di cambio venne fissato a un peso per un dollaro.

Effettivamente, in un primo momento, il progetto intrapreso dal Ministro dell’Economia funzionò. Essendo il peso legato al dollaro, il livello di inflazione argentina si abbassò rapidamente fino a raggiungere il livello statunitense e, oltre a ciò, anche la crescita economica fu altrettanto rapida. Si può concludere che, sul piano macroeconomico, il piano di convertibilità fu un gran successo, dal momento che il nuovo scenario era caratterizzato da un maggior grado di competizione interna e da riforma realizzate sia sul versante della politica monetaria che sul versante della politica fiscale.

Si posero così le premesse per un massiccio afflusso di capitali dal resto del mondo industrializzato, che facilitò il collocamento di una larga parte del debito pubblico all’estero. Il deficit pubblico, che era stato eliminato nei primi anni ’90 grazie al forte incremento del gettito favorito dalla notevole crescita e dai proventi delle operazioni di privatizzazione, tornò a manifestarsi già dal 1994, non solo per il maggiore disavanzo registrato dal governo centrale, ma, soprattutto, per via della crescente mancanza di disciplina in materia fiscale delle 23 province argentine, che erano state, e continuavano a rimanere, una spina nel fianco nella storia della finanza pubblica argentina.

Il deficit pubblico argentino ritornò in seguito a crescere in maniera piuttosto consistente. Ritornando alla legge di convertibilità, bisogna tenere a mente che questo provvedimento implicava che la banca centrale fosse pronta a cambiare la moneta nazionale con quella estera e vice versa a quello specifico tasso in ogni momento in cui il pubblico lo richiedesse.

Una prima caratteristica della legge di convertibilità fu che questa politica monetaria discrezionale non sarebbe stata sostenibile a lungo dal momento che non era possibile rimandare alle sole autorità monetarie le decisioni in merito all’espansione o alla contrazione dell’offerta di moneta, dato che esse erano obbligate a sottostare ad un tasso di cambio di uno a uno.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Argentina 2001-2002: interpretazione economica e sociale della crisi

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Informazioni tesi

  Autore: Federica Scavino
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2007-08
  Università: Università degli Studi di Torino
  Facoltà: Economia
  Corso: Economia e direzione delle imprese
  Relatore: Maria Giuseppina Lucia
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 182

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