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I Pocessi di sviluppo dell'identità: Il passaggio dall'adolescenza all'età adulta

Approcci socioculturali all’identità

Un terzo approccio generale all’identità focalizza il ruolo che svolge la società nel fornire (oppure no) agli individui, identità alternative (e.g., Shotter & Gergen, 1989). Da questo orientamento, si evince che nei contesti dove il linguaggio e le azioni costituiscono il supporto principale per la formazione del sé, si vengono a costruire delle relazioni significative.

A partire da Mead (1934), primo ad usare un approccio interazionista all’identità, autori contemporanei come Côté (1996), Gergen (1991), and Shotter and Gergen (1989) hanno continuato, in diversi modi, a vedere l’identità come il risultato di possibilità e limiti culturali disponibili per l’individuo in un dato contesto. Mead (1934) ha proposto che le persone definiscono se stesse a partire dalla definizione che gli altri danno di loro. La risposta degli altri passa attraverso la comunicazione verbale e non verbale.

Gli individui non solo diventano consapevoli dell’impatto che hanno sugli altri, ma anche gli altri usano quella consapevolezza per determinare le future comunicazioni su di sé. Visualizza caratteri romaniSiccome gli individui portano in sé tutta una serie di rapporti diversi con persone diverse, Mead scrisse che una personalità multipla è in un certo senso normale. “A multiple personality is in a certain sense normal”. (Mead, 1942, p. 142)

Così, l’unità della propria esperienza di sé è semplicemente il riflesso dell’unità della propria esperienza sociale. A partire dagli scritti di Mead, si sono sviluppati un numero differente di approcci teorici che hanno in comune il punto di vista secondo il quale l’identità dell’individuo è il prodotto del contesto sociale circostante. Così come Côté, che spiega come non esiste l’identità senza la società: “For many sociologists there is no identity without society, and society strees identity formation while individuals attempt to navigate the passage”. (Côté, 1996, p. 133).

Shotter, Gergen ed altri ricercatori hanno esaminato i modi in cui le identità personali sono formate, vincolate e definite dal contesto in cui vivono (Shotter & Gergen, 1989; Gergen, 1991). Questi contesti implicano rapporti significativi con gli altri, dove il linguaggio e le azioni fungono da agenti primari per la formazione del sé. “Persons are largely ascribed identities according to the manner of their embedding within a discourse – in their own or in the discourse of other.” (Shotter & Gergen, 1989, p. XI).

Infatti a molte persone viene attribuita un’identità secondo le modalità di inserimento all’interno di un discorso, che sia il proprio o quello di altri. Testi culturali, o messaggi da culture di paesi ospitanti, possono fornire, a coloro che risiedono all’interno di una società, molte informazioni circa le potenzialità e i limiti per la costruzione di un’identità.

Slugoski e Ginsburg (1989) svilupparono ulteriormente queste idee, rispondendo direttamente alle opinioni di Erikson sull'identità. Essi sostengono che la crisi (crisis) e l'impegno (commitment), le basi del processo di formazione dell'identità secondo Erikson, non devono essere considerati principalmente come processi intrapsichici personali, ma piuttosto come modalità culturalmente sancita, permettendo alle persone di attribuire alle loro azioni un certo grado di razionalità o di significato. Inoltre affermano che Erikson, nella sua teoria, trascura le società in cui molti giovani, semplicemente, non hanno nemmeno la possibilità di immaginare soluzioni alternative per il loro futuro.

Recentemente Gergen (1991) suggerisce che le tecnologie di comunicazione a cui oggi la gente fa riferimento, permette a molti individui di relazionarsi sia tra di loro che con le istituzioni sociali, portando ad una saturazione sociale. Gergen quindi definisce l'identità come il risultato dell'interazione sociale, ma questa molteplicità di rapporti risulta essere un lavoro difficile per il proprio sé e di conseguenza, scatenando dilemmi sulla propria identità.

Questi approcci socioculturali hanno provveduto a dare un importante contributo per capire l’identità enfatizzando il contesto sociale e come le domande e i feedback dagli altri della società formano, nel corso degli anni, la propria identità. L’identità, comunque, dovrebbe esser vista più di un prodotto di soli messaggi sociali per, ancora una volta, spiegare le variazioni individuali all'interno di un dato contesto sociale.

La varietà di strutture dell’identità ha portato agli studi sullo status di identità (Marcia, Waterman, Matteson, Archer & Orlofsky, 1993), lo sviluppo dell'Io (Loevinger, 1976) e gli equilibri soggetto-oggetto (Kegan, 1994). Smith (1994) ha criticato la proposta Gergen (1991) sulla saturazione sociale, dove il sé è sotto assedio ed è privo di tasselli da cui partire per stabilizzare una visione di sé e del mondo. Una posizione così radicale, sostiene Smith, è ingiustificata. Invece, rimane possibile adottare una posizione costruttivista e socio-culturale senza vedere per forza il sé come vuoto, alla deriva in preda al disorientante caos culturale.

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I Pocessi di sviluppo dell'identità: Il passaggio dall'adolescenza all'età adulta

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Informazioni tesi

  Autore: Mario Smaldone
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2008-09
  Università: Università degli Studi di Napoli - Federico II
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Psicologia
  Relatore: Laura Aleni Sestito
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 95

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