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Le operazioni di fusione e acquisizione in ambito bancario: focus sul caso Crédit Agricole

Aspetti economici delle operazioni di M&A

In tutti i paesi fortemente industrializzati, il fenomeno delle “fusioni e acquisizioni” per motivi prevalentemente economici si è esteso cospicuamente nelle politiche aziendali dei manager, comportando non solo un cambiamento nella proprietà o nel controllo di un’azienda, ma nell’attingere ad un maggior risparmio di costi, aumento di ricavi o per creare opportunità di crescita, puntando su innovazione e ricerca.

Dalla seconda metà degli anni Ottanta, soprattutto nei mercati anglosassoni, il trend di concentrazioni aziendali (M&A) si è venuto a caratterizzare su alcuni settori (alimentare, automobilistico, distribuzione), mentre per altri la formula imprenditoriale vincente si è dimostrata quella della flessibilità e delle dimensioni aziendali contenute (pur in presenza dell'appartenenza a gruppi industriali rilevanti in grado di garantire alcuni benefici legati all'appartenenza a gruppi multinazionali).

Quando parliamo di vantaggi economici derivanti dalle operazioni di M&A, occorre fare un ulteriore distinzione tra le tipologie di fusione: le fusioni orizzontali, cioè quando due imprese operano nello stesso settore e si uniscono per rafforzare al meglio il proprio potere di mercato, utilizzando le possibili sinergie di costo e le fusioni verticali quando due o più imprese che pur operando in fasi differenti dello stesso processo di produzione, presentano una certa relazione economica, quale catena produttiva: fornitore-produttore-rivenditore.

In ultimo la fusione conglomerale, tra imprese che producono beni e servizi differenti con l’unico scopo di diversificazione delle attività e realizzazione di economie di scopo, cioè di produzione congiunta, senza generare alcun incremento di valore per l’azionista. Un esempio di quest’ultimo aspetto è il caso di Benetton che producendo capi di abbigliamento, decise di acquisire il settore delle autostrade per l’Italia, con l’unico scopo del fatto che autostrade garantiva i medesimi flussi di cassa.

Con queste distinzioni in mente, andiamo a vedere gli ambiti economici più rilevanti di queste operazioni di M&A, cioè di tutte quelle ragioni, attraverso le quali due aziende dovrebbero valere più che separate.

Queste motivazioni, sebbene conducano a veri benefici, sono a volte semplici miraggi che spingono manager incauti verso operazioni disastrose. Molte M&A seppur opportune sotto il profilo economico si rivelano degli insuccessi perché i manager non sono in grado di gestire la complessa fase di integrazione fra due imprese con metodi contabili, politiche di retribuzione, processi produttivi e culture aziendali differenti (vedi Sandri, Allen. 2011, pp.740-741).

Il principale fattore stimolante sia per una fusione orizzontale che per quella verticale è sicuramente il potere di mercato, il quale è in grado di conferire all’impresa integrata una maggiore quota di mercato ed eventualmente di eliminare un suo diretto rivale concorrente, anche se ciò può comportare l’intervento dell’Autorità antitrust, la quale può intervenire per vietarla o eventualmente ridurla a favore di una maggiore concorrenza sul mercato.

Potere di mercato che per essere efficiente, deve dipendere da molti fattori, quali: il grado di concentrazione dei venditori, infatti se l’industria è frammentata, una fusione tra due piccole imprese può avere poco effetto sul livello di concorrenza sul mercato; la capacità produttiva dei rivali, in quanto ad una mancata reazione dei rivali, sicuramente sarà rafforzato il potere di mercato risultate dalla fusione; facilità di entrata, poiché se l’entrata è difficile il potere di mercato è più alto; la domanda di mercato, per cui tanto più l’elasticità della domanda rispetto al prezzo è bassa, tanto più è alta l’opportunità di aumentarne il prezzo.

Ogni manager sembra esser convinto che la sua azienda diventerebbe più competitiva, qualora essa potesse essere un po' più grande, sfruttando a maggior ragione le economie di scala. Per poterle conseguire è necessario che i processi di produzione tra le società siano al quanto il più integrate possibili. Tali economie di scala, funzionano soprattutto nei mercati di grandi dimensioni, ovvero quando una grande impresa è in grado di riuscire a ridurre i suoi costi unitari utilizzando il surplus di capacità produttiva e/o distribuendo i costi su un maggior numero di unità prodotte.

Un chiaro esempio di quest’ultime può essere l’operazione di fusione avvenuta tra due società petrolifere americane, tra Chevron e Texano, alle quali permise di ottenere nel giro di un anno dopo la suddetta fusione un risparmio di costi integrati pari a 1,8 miliardi di dollari. […]

Questo brano è tratto dalla tesi:

Le operazioni di fusione e acquisizione in ambito bancario: focus sul caso Crédit Agricole

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Informazioni tesi

  Autore: Alessandro Santoni
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2019-20
  Università: Università degli Studi di Bologna
  Facoltà: Economia
  Corso: Scienze dell'economia
  Relatore: Paola Brighi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 74

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Parole chiave

fusioni bancarie
m&a
economia di scala
potere di mercato
fusione per incorporazione
fusione per unione
crédit agricole

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