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AAVE (African American Vernacular English): Gli afroamericani dalla schiavitù al movimento Black Lives Matter

Black Lives Matter: simboli e gesti

Come esplicitato precedentemente, il movimento Black Lives Matter nasce dalla disperazione e dalla voglia di cambiare la nazione con la forza e la determinazione di un popolo, quello afroamericano, che continua a lottare per la propria sopravvivenza e per le proprie vittime. Il movimento inizia a diffondersi con le proteste e i famosi hashtag dal 2013 fino ad oggi, facendo conoscere tutti quegli avvenimenti in cui le vere vittime sono gli afroamericani. La sua notorietà, inizialmente a livello locale, si amplia acquisendo il sostegno di personaggi famosi del mondo dello spettacolo e di alte cariche politiche. BLM sarà il canale perfetto per far arrivare il messaggio delle riforme sociali.
Nel suo manifesto, infatti, si legge l’obbiettivo di “smantellare la supremazia bianca e creare poteri locali per intervenire sulla violenza perpetrata sulle comunità nere dalla polizia e dai vigilantes”. Un gruppo che si dichiara inclusivo, senza barriere in base all’orientamento sessuale o alla fedina penale. Consapevole di voler creare un mondo dove le vite umane non siano più un bersaglio.
Il movimento non solo è riuscito a riunire sotto lo stesso grido milioni di persone, ma ha anche espresso sotto forma di messaggi e gesti una serie di simboli che sono diventati un linguaggio universale nel mondo grazie alle giornate di protesta. Questi simboli creano comunità e unione di intenti, ma sono anche un modo per farsi riconoscere, suscitare sdegno e, cosa più importante, non farsi dimenticare.

Tra i messaggi più ricorrenti durante le manifestazioni, abbiamo:
- No Justice No Peace (Finché non ci sarà giustizia non ci sarà pace): è il più famoso e più ricorrente tra i messaggi del BLM. Le quattro parole racchiudono tutta la rabbia della popolazione afroamericana che continua a denunciare il fatto che finché la comunità nera non riuscirà ad avere la giustizia che si merita per le proprie vittime, la stessa giustizia che è riservata principalmente ai bianchi, non ci sarà pace. L’ultima spiaggia sarà lottare.
- I can’t breathe (Non riesco a respirare): sono ultime parole pronunciate da Eric Garner e George Floyd mentre venivano bloccati dagli agenti che li immobilizzarono durante l’arresto impedendo loro di respirare.
- Say their name (Dite i loro nomi): si è parlato molto del caso Floyd, ma ci sono un centinaio se non un migliaio di altri nomi che meritano di essere ricordati, gridati ad alta voce e resi indelebili nelle menti e nelle strade.
- The clenched fist (Il pugno chiuso alzato): il simbolo in memoria delle battaglie delle Black Panthers che lo usavano per simboleggiare la liberazione nera, sinonimo della loro battaglia per i diritti civili.
- Taking a knee (Inginocchiarsi): il gesto reso noto grazie a tantissimi giocatori di football americano che hanno deciso di usare questa forma di protesta mentre The Star- Spangled Banner (l’inno nazionale americano) all’inizio delle partite. Tutto è iniziato nel 2016, quando il giocatore Colin Kaepernick decise di rimanere seduto durante l’inno nazionale affermando di non voler mostrare nessun deferente “orgoglio alla bandiera di una nazione che non fa altro che opprimere la comunità afroamericana, quando ci sono cadaveri lasciati in strada e persone a cui viene concesso un congedo retribuito e che la fanno franca”. Sono molti i giocatori che hanno seguito poi l’esempio di Kaepernick, facendo scoppiare un vero e proprio tumulto all’interno della National Football League (NFL), la lega professionistica di football americano, facendo costare il posto in squadra dello stesso Kaepernick, che dal 2017 non ha più continuato la sua carriera da giocatore professionista. Dopo le continue proteste da parte dei sostenitori delle varie squadre della NFL e degli stessi giocatori professionisti, la lega ha dichiarato di voler investire un quarto di miliardo di dollari per la lotta contro il razzismo sistematico e come supporto alle battaglie della comunità afroamericana, riconoscendo in fine il ruolo chiave ricoperto da Colin Kaepernick, iniziatore di un cambiamento di forte impatto. Da quel momento parte dei fondi sono stati devoluti ad organizzazioni di ricerca contro la povertà degli afroamericani e come supporto alle famiglie impossibilitate ad avere un’assistenza legale e giudiziaria.
- Un ultimo simbolo che va di pari passo con quello sopracitato è il Black National Anthem (l’inno nazionale nero): con l’inizio della nuova stagione di football (settembre 2021), la lega ha deciso di far suonare prima di ogni partita il Black National Anthem e poi l’inno ufficiale americano. Questo inno è il simbolo della fiducia e della voglia di un cambiamento concreto. Il testo contiene messaggi di speranza e libertà per le persone afroamericane.

Questo brano è tratto dalla tesi:

AAVE (African American Vernacular English): Gli afroamericani dalla schiavitù al movimento Black Lives Matter

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Informazioni tesi

  Autore: Silvia Pahah
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2021-22
  Università: Scuola Superiore per Mediatori Linguistici - CIELS
  Facoltà: Mediazione Linguistica e Culturale
  Corso: Medicazione Linguistica
  Relatore: Gianna Guidi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 95

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Parole chiave

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schiavitù dei neri
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