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Fininvest: storia di un'Italia che cambia

Canale 5 e la diffusione sul territorio nazionale

La liberalizzazione dell’etere produsse un nuovo mercato: il mercato televisivo. Negli anni d’avvento il nuovo mercato era affollatissimo, c’erano centinaia di micro emittenti che si facevano concorrenza tra loro cercando di ritagliarsi uno spazio più grande in questo nuovo settore. Erano pochi però i veri attori in grado di lanciarsi in operazioni di maggior rilievo.

I principali candidati sembravano le tre case editrici milanesi: Rizzoli, Mondadori e Rusconi. La Rizzoli il secondo più grande gruppo di editoria libraia e periodica del paese aveva acquistato nel 1974 il Corriere della Sera; la Mondadori era il principale gruppo libraio e periodico del paese; Rusconi oltre ai libri pubblicava riviste popolari, che richiamavano un vasto pubblico femminile. I grandi editori, grazie alla loro esperienza nel campo dell’informazione, sembravano quindi i canditati migliori per quello che era un altro canale d’informazione.

L’immobiliarista Berlusconi era, a parere dei più, il meno adatto a fare informazione nonostante le quote che possedeva de “Il Giornale”. Infondo il vero editore del quotidiano era Indro Montanelli. Berlusconi seppe sfruttare perfettamente il ruolo di outsider: i grandi editori erano attaccati alle proprie origini nel mondo librario e cercavano di creare programmi di esclusivo contenuto culturale senza capire a fondo il vero linguaggio televisivo.

Si limitavano in altre parole ad ampliare, solo per numero, i programmi offerti dalla Rai. La Rai nei ventidue anni che intercorsero dalla sua fondazione all’anno della liberalizzazione dell’etere non era cresciuta, né cambiata molto. La forte politicizzazione continuava a persistere nella televisione di Stato. Nel 1954 aveva un solo canale controllato dalla Democrazia Cristiana. Si dava molta importanza alla Chiesa e alle sue funzioni e i programmi terminavano alle 22 ora in cui secondo il governo tutti gli italiani avrebbero dovuto andare a letto.

Nel 1963 il governo si aprì ai socialisti e la seconda rete nata nel 1961, venne controllata da questa nuova forza di governo. Dopo il compromesso storico del 1972 nacque Rai 3 che subiva l’influenza del Partito Comunista Italiano. La Rai oltre a rispecchiare le compagini di governo, non era stata in grado di sfruttare la sua posizione di monopolio attirando a se la pubblicità di tutte le aziende italiane che ne avrebbero fatto richiesta.

I programmi televisivi avevano carattere prettamente culturale: lo Stato riteneva di diffondere cultura e alfabetizzazione e non di produrre entertainment per i telespettatori. Berlusconi stravolse tutta la vecchia televisione sbarazzandosi anche della concorrenza che gli era fatta da Mondadori e Rusconi rispettivamente con Rete 4 e Italia 1.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Fininvest: storia di un'Italia che cambia

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Informazioni tesi

  Autore: Tommaso Scardigno
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2007-08
  Università: Università Commerciale Luigi Bocconi di Milano
  Facoltà: Economia
  Corso: Scienze economiche
  Relatore: Giuseppe Berta
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 32

FAQ

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