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Musica, cervello ed emozioni. Dall'attivazione cerebrale ai disturbi congeniti

Come diagnosticare un’amusia congenita

La maniera in cui si presenta il disturbo, o il suo fenotipo, dipendono da come viene diagnosticata l’amusia. Le più recenti ricerche hanno utilizzato lo stesso strumento per stabilire se un soggetto fosse o meno affetto da amusia. Lo strumento attualmente usato è il “MBEA” acronimo di “batteria di valutazione per l’amusia di Montreal”, (Peretz, Champod e Hyde, 2003). Esso comprende sei test composti da un totale di 180 stimoli, i quali misurano le diverse componenti riconosciute per essere implicate nel processo musicale della musica tonale occidentale; con esse si intendono: intervalli, ritmo, metro e memoria. Generalmente i soggetti che ottengono un punteggio globale medio nei sei test con due deviazioni standard al di sotto della media dei punteggi degli individui di controllo sono considerati amusici.
Il test MBEA richiede ai partecipanti che si sottopongono ad esso di discriminare delle coppie di melodie, che possono diversificarsi per un singolo tono, tono che è presentato appositamente fuori di una chiave. Se si prendesse la decisione di considerare solo il risultato ottenuto dal test MBEA, com’è stato indicato da una vasta indagine condotta sulla popolazione universitaria di Montreal (> 1000 partecipanti; età media: 24 anni), la prevalenza di soggetti amusici è del 3,2% (percentuale di individui esaminati che hanno avuto una performance al di sotto del cutoff con 22 risposte su 30 corrette). Se invece considerassimo come amusici quei partecipanti che hanno fallito anche nel rilevare una nota fuori dalla chiave nelle stesse melodie presentate, la prevalenza nella popolazione scende all’1,5% (Provost, 2011).
Questo disturbo dell’intonazione musicale mostra un preciso fenotipo che è stato utile per identificare i fattori neurogenetici associati (e.g., Ayotte, Peretz e Hyde, 2002; Hyde e Peretz, 2005).
È da notare come il 3,3% della popolazione non sia capace di rilevare un tono insolito nelle stesse melodie. Nella misura in cui questo disagio è confermato dagli scarsi esiti sul test metrico MBEA, c’è la probabilità che la persona presenti una diversa forma di amusia congenita, definita come “battere la sordità” (Philippes-Silver et al., 2011). In tale condizione l’amusia si esprime mediante una marcata difficoltà nel trovare e sincronizzare il ritmo musicale.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Musica, cervello ed emozioni. Dall'attivazione cerebrale ai disturbi congeniti

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Informazioni tesi

  Autore: Camilla Colli
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2019-20
  Università: Università della Valle D'Aosta
  Facoltà: Psicologia
  Corso: Scienze e tecniche psicologiche
  Relatore: Mariagrazia Monaci
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 69

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Parole chiave

psicologia
musica
cervello
emozioni
psicologia delle emozioni
disturbi congeniti

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