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Aree protette: paesaggio e cogestione. Un'indagine in Burkina Faso.

Cooperazione decentrata nella gestione dei territori e della fauna locale

Il clima di riflessione critica che ha invaso l’intero modo della cooperazione durante gli anni Novanta ha portato, tra le altre cose, alla nascita e al consolidamento di un nuovo modello di cooperazione: la cooperazione decentrata, intesa come la creazione di un partenariato da parte delle autonomie locali, tra enti omologhi e con il coinvolgimento più ampio possibile della società civile. Si assiste alla presa di coscienza della necessità di un’apertura, da parte della comunità internazionale e delle ong, verso le molteplici realtà che costituiscono quella parte di società tradizionalmente slegata dai processi di cooperazione.

Una prima origine della cooperazione decentrata può essere rintracciata nei tradizionali rapporti di gemellaggio tra i comuni del Nord e del Sud del mondo, presenti in particolare in Francia, dove molti comuni hanno mantenuto rapporti di partenariato e di solidarietà con le ex colonie. Una seconda condizione che ha permesso il diffondersi di questo tipo di partenariati, poi chiamati cooperazione decentrata, è il progressivo decentramento amministrativo che dagli anni Ottanta investe l’Africa e l’America Latina e che ha permesso di intraprendere relazioni dirette con enti locali maggiormente autonomi dal governo centrale ma al contempo investiti di un ruolo istituzionale.

Da un punto di vista maggiormente teorico è possibile associare l’emergere della cooperazione decentrata con le riflessioni critiche e autocritiche che investono il mondo della cooperazione internazionale governativa e non. Da una parte esse sono rivolte principalmente a contrastare l’eccessiva visione centralistica e top-down dei progetti, dall’altra si tratta di riflessioni che portano alla rivalutazione delle specificità locali, delle competenze e delle potenzialità insite nei territori e negli attori legati ad essi. In quest’ultimo senso la cooperazione decentrata incarna l’esigenza di una cooperazione che porti sviluppo locale e che stimoli la partecipazione di tutte le realtà locali all’interno di reti di relazioni stabili.

Queste sono le premesse pratiche e teoriche che hanno portato allo sviluppo della cooperazione decentrata come nuova tipologia di cooperazione. A livello istituzionale il termine “cooperazione decentrata” entra a far parte del linguaggio internazionale a partire dal 1989 quando viene inserito nel testo della IV Convenzione di Lomé; convenzione che regolamenta i rapporti di cooperazione fra l’Europa e i Paesi di Africa, Caraibi e Pacifico, all’interno della quale la cooperazione decentrata viene definita come una “cooperazione da realizzarsi con la compartecipazione delle forze economiche, sociali e culturali ed in cui i poteri pubblici decentrati sono individuati come parti attive del processo”.

In seguito, l'Earth Summit di Rio del 1992, con la firma dell’Agenda 21, ha riconosciuto che i problemi globali hanno le loro radici anche nelle azioni locali e che quindi le città e gli enti locali sono quindi un elemento chiave nella ricerca di uno sviluppo sostenibile. Durante il vertice di Istanbul del 1996, con la promulgazione della Agenda Habitat, dedicata alla promozione dell’Agenda 21 e in generale del buongoverno degli insediamenti umani, i governi locali sono stati riconosciuti per la prima volta come i partner più stretti dei governi nazionali per l’attuazione del programma.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Aree protette: paesaggio e cogestione. Un'indagine in Burkina Faso.

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Informazioni tesi

  Autore: Margherita Cisani
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Torino
  Facoltà: Interfacoltà
  Corso: Geografia
  Relatore: Egidio Dansero
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 269

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