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Progettazione di processi sostenibili in ottica di Economia Circolare: Coltivazione del Caffè e Funghicoltura In Africa

Dall’economia lineare a quella circolare

Dopo aver introdotto la disciplina del Business Process Management con le sue evoluzioni (Green BPM e Sustainable BPM), nonché alcuni strumenti concettuali e tecnici di cui si serve, verranno adesso presentati scopi, definizioni e prospettive propri dell’economia circolare. Le fasi di reingegnerizzazione e analisi presentate nei Capitoli 4 e 5 partiranno da presupposti e avranno scopi teleologicamente orientati al raggiungimento dei fini propri di sistemi economici circolari.
Il modello economico circolare si definisce come antitetico a quello lineare, attualmente predominante, riassunto schematicamente in Figura 1-17, caratterizzato dal concetto di “end of life” (fase di dispose).

Tale modello, che nei fatti ha accompagnato la vita dell’uomo dall’avvento della rivoluzione industriale ad oggi, ha cominciato a dimostrare i propri limiti sin dal secolo scorso. In particolare, il persistere di modelli economici di produzione e consumo lineari genera evidenti sprechi (Ellen McArthur Foundation, 2012) in termini di:
• Rifiuti nella production chain, di materiali cioè che non saranno fisicamente presenti nel prodotto finale e che verranno smaltiti come rifiuti;
• Rifiuti da end-of-life, rifiuti generati cioè dal consumo del bene prodotto una volta che esso ha esaurito la sua funzione primaria;
• Energia, intesa sia come potenziale energetico ancora contenuto nei rifiuti conferiti, ad esempio, in discarica, sia come consumo energetico necessario alle fasi di eventuale riciclo o incenerimento;
• Patrimonio naturale, costituito da ecosistemi ricchi in termini di biodiversità, minacciati dal consumo di risorse necessarie la macchina delle economie lineari.

È sempre la Ellen McAthur Foundation in (Ellen McArthur Foundation, 2012) a individuare alcune delle problematiche che il modello di economia lineare già crea all’intero ecosistema imprenditoriale:
• Volatilità dei prezzi, dovuta in massima parte alla scarsità delle risorse naturali, ma anche all’insorgenza di fenomeni finanziari speculativi che tendono a massimizzare i profitti nel breve e brevissimo termine;
• Aumento dei rischi relativi alla fornitura di materie prime non rinnovabili che, non essendo equamente distribuite sul pianeta, risultano sempre più al centro di dispute e regolamentazioni;
• Generale scarsità delle materie prime e delle fonti energetiche non rinnovabili;

Nel quadro sino a ora descritto risulta quindi evidente come la transizione verso modelli di produzione e consumo circolari si configuri come necessità fattuale meno che come deliberato esercizio di retorica ambientalista. In (Circle Economy et al., 2018) viene fornito uno strumento, la linear risks matrix (Figura 1-18), in grado di mettere in luce e categorizzare i rischi che il business di una determinata impresa potrebbe correre permanendo in un sistema di gestione lineare.
Tale strumento risulta suddividere i fattori di rischio (righe) in quattro categorie e considerare come fondanti di un business lineare quattro pratiche (colonne), come l’utilizzo di fonti non rinnovabili o l’incentivazione delle vendite di prodotti nuovi. All’incrocio di ciascun fattore di rischio e di ciascuna pratica troviamo una possibile fonte di problemi per l’impresa e i suoi stakeholder.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Progettazione di processi sostenibili in ottica di Economia Circolare: Coltivazione del Caffè e Funghicoltura In Africa

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Informazioni tesi

  Autore: Francesco Paolo Lagrasta
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2017-18
  Università: Politecnico di Bari
  Facoltà: Ingegneria
  Corso: Ingegneria gestionale
  Relatore: Barbara Scozzi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 144

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caffè
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