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Il modello coloniale italiano in Africa. Analisi dell'insediamento e dell'operato dell'Italia in Somalia

Dalla Somalia italiana all'A.O.I.

Con la fine della I Guerra Mondiale, venne redatto un quadro complessivo delle necessità italiane in materia territoriale, coloniale ed economica: il forte irredentismo sviluppatosi nel periodo post bellico rischiò di oscurare la “corsa all'Africa”. Per questo motivo il 15 Giugno 1919 venne allestito a Roma il Convegno coloniale italiano, dove il Ministro per le Colonie Colosimo, affermò che «Per dare prosperità all'Italia […] occorrono sbocchi, mezzi, materie prime indispensabili, campi di valorizzazione che la sottraggano alla servitù economica che si traduce in servitù politica.». Sulla stessa scia proseguì l'Onorevole Artom, Presidente dell'Istituto Coloniale, promotore del convegno il quale andò affermando che «[…] l'Italia manca delle materie prime indispensabili alla vita del suo popolo […]. Ragioni di giustizia vogliono che nella successione dell'Impero coloniale germanico si pensi a dare all'Italia quell'equa parte dei tesori metallici e carboniferi che le è necessaria per lo svolgimento della sua vita economica e commerciale».

Proprio in questo biennio si venne a creare una forte mobilitazione verso la questione coloniale; indirizzato in parte dalla politica di governo, che riteneva più conveniente occuparsi del problema coloniale anziché dell'irridentismo. Vengono istituiti convegni, come quello citato poco fa, scritti saggi ed opere, atte ad incanalare l'opinione pubblica verso, appunto, il tema africano. Tra gli scritti dell'epoca, importante è l'osservazione di Francesco Saverio Caroselli, futuro Governatore della Somalia, che in un lungo saggio intitolato “Il necessario impero d'oltremare”, analizzò elementi utili alla nostra ricerca. Secondo il Caroselli infatti uno dei principali problemi coloniali risiedeva proprio nei rapporti demografici che l'Italia intratteneva con le Colonie; la questione della densità abitativa e territoriale, avversità già presente sin dalla costituzione del nuovo ordinamento in Somalia, nonostante fosse un problema ben evidenziato, continuò a giacere in un nulla di fatto.

Nel 1921, oltre l'abbattersi di una imponente carestia nel Benadir che colpì duramente Mogadiscio, venne stilato un censimento demografico degli italiani presenti nelle colonie: secondo i dati la popolazione italiana si attestava a circa 656 unità, una cifra irrisoria se paragonata ai 27.495 residenti in Libia.

Ciò a conferma dell'inospitalità del territorio da un punto di vista dell'offerta del lavoro e degli investimenti nel commercio.
Nel 1920, solo un anno prima, avvenne un'importante iniziativa per il lavoro in Africa, sviluppata dal Duca Luigi Amedeo di Savoia-Aosta: Sua Altezza giunse nel territorio d'oltremare nel 1919, e per 8 mesi percorse la regione fra il Giuba e l'Uebi-Scebeli in cerca di terreni fertili per l'agricoltura. La scelta ricadde su di una zona dello Scidle, presso il villaggio di Giohar sull'Uebi: l'opzione fu dettata dal fatto che il terreno, oltre che a giacere in pendenza lungo il corso del fiume, favorendo dunque l'irrigazione, si trovava nel punto più strategico lungo la via dei trasporti.

Nel Luglio del 1920, il Duca tornò in Italia e nel Novembre si definirono gli ultimi dettagli della nascente Società Agricola Italo Somala (S.A.I.S.), la quale, partendo con un capitale iniziale di 24 milioni, aumentato 3 anni dopo a 35, diede il via alle operazioni agricole nei terreni prescelti.
Luigi di Savoia tornò in Somalia solo qualche mese dopo, nel Gennaio 1921, per vedere personalmente l'andamento dei lavori; giunto sul posto si compiacque nel vedere che erano iniziate le opere per lo sbarramento dello Scebeli al fine di di aprire il canale e le reti secondarie, e nel venire a conoscenza del fatto che erano stati già arati parte dei 25 mila ettari di terreno acquistati dagli indigeni per una durata di 90 anni. Sempre nello stesso anno venne raccolto con successo il primo cotone di qualità, il Sakel, e si avviò la produzione di alimenti importanti quali canna da zucchero, arachidi, banano, cereali e tabacco.

Con la nascita della S.A.I.S. ed il conseguente miglioramento delle condizioni di vita dei lavoratori locali, vennero a crearsi i primi “miti” circa la figura del Duca d'Aosta. Di Sua Altezza si dirà:
“Ove non era traccia di sentiero passa ora la rotabile o la mulattiera; quasi mille chilometri di canali portano l'acqua […] ad irrigare i campi; uno zuccherificio ed altri impianti industriali già lavorano le materie prime che si producono in azienda; i malati hanno l'ospedale, i fedeli la chiesa, i fanciulli le scuole, le partorienti la casa di maternità. Questa è veramente l'idea e conquista romana […]. Il Duca è presente a tutto: i più umili lavoratori lo vedono spesso avvicinarsi a loro, osservare attentamente che cosa fanno e come lo fanno, correggere, consigliare, incitare, interessarsi delle loro famiglie […].”

Non stupisce che la figura del Duca sia stata amata prima e dopo la sua morte; nel 1992 ad esempio, 59 anni dopo la sua morte, i soldati italiani impiegati nelle missioni di pace in Somalia, provarono a portare in Patria le spoglie di S. A. Luigi Amedeo di Savoia, ma su richiesta della popolazione locale la tomba non venne rimossa, in quanto il legame e la riconoscenza nei confronti di chi portò loro una vita dignitosa, era ancora vivo.
Tornando però alla Somalia italiana, si giunge per necessità cronologiche al 1922, anno dell'avvento al potere del Partito Nazionale Fascista. Il passaggio dall'età liberale a quella fascista nei territori d'oltremare fu meno nitido di ciò che può sembrare, in materia di politica coloniale vennero fatti notevoli cambiamenti; l'8 Dicembre 1923 giunse a Mogadiscio il Quadrumviro Conte Cesare Maria De Vecchi di Val Cismon, successore del Governatore Carlo Rivieri, nominato settimo Governatore della Somalia e primo dell'epoca fascista, prese le redini del Governo della colonia.

Dotato di una personalità decisa e autoritaria, fervido credente nel fascismo, mai mussoliniano, e nel Re «che era il solo e vero rappresentante della Nazione», onorò la carica di Governatore con rispetto per le istituzioni e del ruolo affidatogli.
Un uomo molto legato anche alla disciplina, qualità che riuscì ad imprimere alla popolazione locale nei suoi 5 anni di mandato. [...]

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Il modello coloniale italiano in Africa. Analisi dell'insediamento e dell'operato dell'Italia in Somalia

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Informazioni tesi

  Autore: Valerio Maria Paolozzi
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2018-19
  Università: Università degli Studi Niccolò Cusano - Telematica Roma
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze politiche e delle relazioni internazionali
  Relatore: Silvio Berardi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 73

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