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L'agentività è promotore di sviluppo, un primo tentativo di comparazione tra Cina e Italia

Definizione di benessere e limitazioni dell’utilitarismo

Il benessere è il presupposto fondamentale che determina l’esclusione di paradigmi quali utilitarismo e libertarismo, per ottenere una valutazione più estesa, e conseguentemente complessa, delle condizioni di sviluppo sia in termini individuali sia in termini collettivi. Pertanto, è importante specificare la definizione di benessere dell’individuo in relazione alla società in cui vive. Si è soliti attribuire alla definizione una connotazione prettamente materiale, per la quale il benessere viene assunto come benessere economico, la cui determinazione implica le seguenti variabili: reddito (income) e merci (commodities). Tuttavia, il benessere cela una natura eterogenea, la quale si basa sulla combinazione di molteplici fattori personali e sociali. Certamente, reddito e accesso alle merci sono parti contingenti di questa valutazione, ma non ne rappresentano i fattori cardine. In questi termini si enfatizza l’importanza del concetto di well-being ideato da Amartya Sen: “The primary feauture of well-being can be seen in terms of how a person can function, taking that term in a very broad sense. I shall refer to various doings and beings that come into this assessment as functioning”. Si introduce una nozione di benessere (well-being) conforme ai funzionamenti dell’uomo, ovvero agli stati di fare e di essere che apprezza. La sola accezione economica di benessere risulta, così, essere parziale e riduttiva rispetto alla definizione fornita dal Professor Sen. È possibile affermare che l’accezione economica circoscrive il concetto di benestare (well-off) e rappresenta il grado di opulenza. Al contrario, il benessere come well-being è una nozione più estesa che comprende anche il benestare. La letteratura, oramai consolidata, in materia di sviluppo umano ricorre, oggi, a una serie di indicatori di benessere prestabiliti, i quali rendono possibile una misurazione eterogenea del benessere dell’individuo all’interno del proprio ordinamento giuridico. Inoltre, ogni approccio normativo, volto all’elaborazione teorica di determinati assiomi reali, presuppone una base informativa. La base informativa rappresenta l’informazione necessaria per formulare giudizi di valore in merito all’approccio prescelto. L’informazione può essere inclusa oppure esclusa, poiché anche l’informazione esclusa comporta un’influenza indiretta rispetto alla valutazione che si intende apporre. Pertanto, ogni teoria attribuisce priorità, quindi valore, ad una serie di fattori che divengono gli elementi costitutivi della valutazione stessa.
Di conseguenza, nella discussione di progresso sociale, la base informativa delinea il concetto teorico di sviluppo e determina i fattori a cui si vuole dare rilievo per consentire l’implementazione dell’idea di benessere dell’individuo all’interno della società. Prima di appurare i limiti della base informativa dell’utilitarismo, si considera opportuno delinearne i caratteri fondamentali. L’utilitarismo pone alla base della propria valutazione l’utilità, la quale rappresenta l’informazione indispensabile per misurare gli stati di fatto dell’uomo all’interno di un contesto sociale. Questa teoria etica ha dominato e influenzato fortemente le categorie di benessere e di scelta pubblica nel XX secolo. Nel corso del tempo la definizione di utilità si è evoluta. L’utilitarismo classico, la cui ideazione è dovuta principalmente a Jeremy Bentham, prevede il raggiungimento di stati mentali, quali piacere, felicità o soddisfazione. Successivamente, nelle forme più moderne, l’utilità corrisponde alla realizzazione di un desiderio. La base informativa utilitaristica corrisponde alla somma totale delle utilità dei singoli, cioè alla misura del piacere e della felicità realizzate dell’individuo. In questi termini il benessere rappresenta uno stato mentale, che per sua natura risulta essere difficile da quantificare e confrontare. Per questo motivo, l’analisi economica moderna osserva l’utilità come rappresentazione numerica delle scelte adottate dal singolo. Si contraddistinguono tre componenti fondamentali che determinano i giudizi di valore dell’utilitarismo: “consequenzialismo”, welfarismo e la classifica per somma. Il “consequenzialismo” prevede che gli stati di cose si giudichino in base alle conseguenze che ne seguono. Il secondo carattere attribuito all’utilitarismo, cioè il welfarismo, rappresenta l’utilità come l’informazione necessaria al fine di esprimere giudizi di valore. La combinazione di questi due aspetti conduce alla somma per classifica, definita anche ordinamento somma, la quale determina la valutazione di ogni stato di fatto o azione dell’individuo in base all’utilità che produce. La descrizione strutturale della teoria etica in esame introduce una base informativa riduttiva al fine di elaborare un’analisi esaustiva della condizione di benessere reale dell’individuo nell’assetto sociale. Questa critica non vuole escludere l’approccio utilitaristico nel campo dell’economia del benessere, semplicemente si vuole evidenziare la necessità di un’analisi valutativa più soddisfacente rispetto agli intenti del presente capitolo. La valutazione delle utilità non prevede una differenziazione delle felicità distribuite tra i membri di una società, poiché la condizione mentale del desiderio non prevede un confronto interpersonale tra le molteplici utilità di diversi soggetti. Un’analisi sommaria, infatti, esclude una valutazione specifica delle condizioni di deprivazioni osservabili. Inoltre, i presupposti valutativi di piacere o desiderio si adattano facilmente al contesto di riferimento. I deprivati di una società (si pensi alle minoranze in una comunità intollerante o alle persone che ricoprono professioni riconosciute in modo non adeguato dalla società) potrebbero permanere in una continua condizione di sopravvivenza, poiché credono di non poter ottenere una maggiorazione della loro “felicità” o del loro “desiderio” in quel determinato contesto. In questo caso la misurazione di piacere risulta essere non veritiera e certamente malleabile, conferendo la nozione di giusto o giustizia a società i cui assetti non lo sono. Tale critica introduce un secondo punto debole dell’approccio utilitaristico. Non viene attribuita, infatti, un’importanza diretta ai diritti e alle libertà di cui gli individui sociali dovrebbero godere; o meglio, si considerano solo le libertà che la valutazione di utilità sotto intende. La prospettiva utilitaristica si interessa, pertanto, all’allocazione in forma efficiente delle risorse, le quali corrispondono al concetto delle utilità, mentre considerazioni etiche in merito alle disuguaglianze tra utilità vengono estromesse.

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L'agentività è promotore di sviluppo, un primo tentativo di comparazione tra Cina e Italia

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Informazioni tesi

  Autore: Elisa Mordenti
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2018-19
  Università: Scuola Superiore per Mediatori Linguistici - CIELS
  Facoltà: Interpretariato e Traduzione
  Corso: Mediazioni in Organizzazioni internazionali e diplomatiche
  Relatore: Paola Ballanti
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 94

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Parole chiave

libertà
amartya sen
democrazia
sviluppo umano
capacitazione
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essere umano
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