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Mind-mindedness materna e la qualità dell'interazione genitore-figlio

Definizione di Parenting Stress

In generale, lo stress implica una risposta emotiva e comportamentale da parte dell’individuo ad un qualche evento spiacevole. Tipicamente, la risposta coinvolge un qualche grado di angoscia, che si ripercuote negativamente sul successivo comportamento e funzionamento del soggetto; inoltre, la risposta ha parametri molteplici (fisiologici, emozionali e comportamentali) che insieme incidono sul benessere personale (Crnic, Low, 2002).
Lo stress viene considerato un costrutto ruolo-specifico: lo stress genitoriale è conseguentemente qualitativamente diverso dagli stress in altri domini, quali le problematiche della vita adulta o le tensioni lavorative.
Abidin (1995) sostiene che il parenting stress si possa definire in termini di disparità tra le richieste associate al ruolo genitoriale e la percezione che ha il genitore in merito alla sua disponibilità di risorse per soddisfare queste stesse richieste. Secondo questo modello, lo stress genitoriale complessivo è una funzione delle caratteristiche del genitore, di quelle del figlio e delle variabili situazionali esterne.
Deater-Deckard (1998) ha invece proposto quattro componenti per concettualizzare lo stress parentale:
1) un bambino e/o il ruolo genitoriale fungono da agente causale esterno per l’esperienza di stress;
2) i genitori devono valutare il comportamento del bambino o la genitorialità come eventi stressanti;
3) il coping genitoriale interagisce con lo stress per determinare il livello dell’effetto dello stress;
4) lo stress genitoriale ha conseguenze significative sul benessere del genitore e del bambino.
All’interno di questa cornice teorica, lo stress parentale è stato definito “reazione psicologica avversiva alle richieste dell’essere genitore” (Deater-Deckard, 1998, p. 315) e si sperimenta attraverso “sentimenti negativi verso il sé e verso il bambino o i bambini, e per definizione questi sentimenti negativi sono direttamente attribuibili alle richieste della genitorialità” (Deater-Deckard, 1998, p. 315).
Questa tipologia di stress, dunque, non è necessariamente legata a eventi traumatici o estremamente negativi, così come a famiglie particolarmente problematiche: piuttosto, è presente in moltissime situazioni normative, generata dalla naturale tendenza dei bimbi a mettere in atto momenti di sfida cui i genitori devono rispondere. Il tenore della risposta genitoriale sembra dipendere da una molteplicità di fattori, tra cui sicuramente giocano un ruolo centrale le caratteristiche individuali del caregiver, incluso, quindi, il suo stile di attaccamento e i suoi modelli operativi interni. Altrettanto importanti sono le caratteristiche del bambino, da quelle temperamentali a quelle comportamentali; inoltre, sembrano influire la peculiarità della relazione coniugale, così come la presenza o meno di alleanza genitoriale e di pratiche educative condivise (Crnic, Low, 2002).
Nessuno dei vari elementi preso singolarmente è sufficiente a creare un contesto parentale altamente stressante, ma è sempre più accreditata l’idea che un insieme di stressor presenti quotidianamente nella vita di un individuo si ripercuotano negativamente sulla qualità delle cure genitoriali che un bambino riceve e, al contempo, sulla soddisfazione che il genitore dovrebbe ricevere dall’allevare un figlio (Kanner, Coyne, Schaefer e Lazarus, 1981; DeLongis, Coyne, Dakof, Folkman e Lazarus, 1982; Eckenrode, 1984).
Patterson (1983), ad esempio, ritiene che in particolare le piccole forme di stress sperimentate ogni giorno possano divenire un agente di cambiamento per alcuni processi microsociali interni alla famiglia: le traiettorie delle relazioni genitore-figlio possono venir deviate nel tempo dal processo di stress, così che il rapporto diventa più antagonistico e problematico. Questo lento ma inesorabile peggioramento facilita il conseguente accumulo di fastidi e seccature giornaliere, porta il caregiver a essere meno tollerante e spesso a mettere in atto modalità educative più autoritarie, che a loro volta contribuiscono ad inasprire la risposta comportamentale del bambino e possono a lungo andare portare allo sviluppo di psicopatologie in quest’ultimo (Cummings et al., 2000).
Anche Crnic e Greenberg (1990) propongono un modello teorico di parenting stress che tiene in considerazione la prospettiva degli eventi stressanti “minori”, riferendosi alle potenziali frustrazioni e irritazioni quotidiane che accompagnano l’accudimento dei bambini e che contribuiscono a diminuire sensibilmente il piacere reciproco e la qualità positiva dell’interazione genitore-figlio.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Mind-mindedness materna e la qualità dell'interazione genitore-figlio

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Informazioni tesi

  Autore: Laura Ginatta
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2009-10
  Università: Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
  Facoltà: Psicologia
  Corso: Psicologia
  Relatore: Elena Camisasca
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 163

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