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Ripensare lo sviluppo. Etnografia del Plan Turquino Manati a Cuba.

Gli sviluppi locali

Il termine locale è un termine relativo che non ha significato senza un riferimento al suo contrario cioè il globale. Non trova cioè una definizione unica ma dev’essere definito sempre in relazione ad una determinata situazione. Non è quindi pensabile definire lo sviluppo locale come un modello universale basato su nuove regole.

È possibile invece parlare di sviluppi locali che hanno alcuni elementi comuni e che si basano sulla capacità di creare alternative sulla base di risorse e metodi legati al contesto e alla realtà specifica. Questi sviluppi locali sono iniziative che si creano per rispondere ad esigenze nate a livello territoriale e per questo i metodi che utilizzano e gli obbiettivi che si prefiggono sono differenti dal momento che ciascuna comunità locale deve trovare le soluzioni a problemi specifici e affrontare situazioni molto diverse.

L’elemento che accomuna questi sviluppi locali è il fatto che le persone che abitano una certa area e che hanno un progetto comune, si identificano come comunità e diventano propositive nel trovare soluzioni per risolvere problemi che toccano il loro territorio attraverso l’utilizzo delle risorse interne.

L’idea di puntare sulle risorse e le capacità interne come nuova strategia di sviluppo nasce in contrapposizione alla strategia precedente realizzata durante gli anni sessanta quando la problematica dello sviluppo si basava sulla discussione intorno a “sviluppo versus sottosviluppo", incentrata su processi di scala mondiale o quanto meno nazionale. Lo sviluppo locale, provinciale o regionale si pensava sopratutto in termini esogeni, cioè come integrare un territorio sottosviluppato allo sviluppo generale. Lo sviluppo organizzato centralmente, dall’alto, ha costituito il paradigma teorico dominante fondato su strategie di crescita.

Le politiche tradizionali di sviluppo si basavano su un modello di crescita che favoriva la distribuzione territoriale attraverso l’uso di risorse esterne all’area oggetto di aiuto. Il problema veniva ridotto al fatto che le regioni povere avevano abbondanza di manodopera e quelle ricche abbondanza di capitali cosicchè la soluzione dei disequilibri regionali passava per la mobilità dei capitali per incentivare la localizzazione di impianti produttivi in aree depresse.

In contrapposizione a questo modello emerse una visione di sviluppo come strategia territoriale basata sull’utilizzazione di risorse endogene e sulla capacità degli attori locali di utilizzarle. La proposta di uno sviluppo locale nasce proprio come risposta delle comunità delle varie parti del mondo alle sfide che impone la globalizzazione dell’economia capitalista nella sua fase di integrazione internazionale e soprattutto in alternativa alla povertà che si è moltiplicata in quest’ultimo periodo.

Gli sviluppi locali cercano di creare un processo di cambio sociale che implichi tanto la generazione e distribuzione della ricchezza quanto del potere. L'idea è di realizzare una gestione del progetto in cooperazione con gli attori locali, in modo che assumano un ruolo di protagonisti, e con le unità amministrative territoriali, in primo luogo i municipi. Questi infatti rappresentano il livello più basso di governo locale e sono più vicini alla realtà e alle problematiche territoriali. Utilizzando il municipio come base referenziale dei progetti, gli sviluppi locali cercano di potenziare l'uso delle risorse presenti sul territorio e di favorirne la gestione da parte degli attori locali, in modo che i progetti rispondano meglio alle reali esigenze della popolazione e favoriscano uno sviluppo indipendente dagli aiuti esterni.

Puntare sulle risorse interne comporta però il rischio di non tenere conto del fatto che il locale è parte stessa del globale e che aderire e interagire con il globale non significa riproporlo a livello locale ma significa riadattarlo secondo le esigenze territoriali e quindi ricrearlo: ”pensar global y actuar local”. Arocena , uno dei maggiori studiosi latinoamericani nel campo dello sviluppo locale sostiene: “ El desarrollo local no es pensable si no se inscribe en la realidad global, pero tampoco es viable si no se plantea sus raíces en las diferencias identitarias que lo harán un proceso habitado por el ser humano” (“Lo sviluppo locale non è pensabile se non si iscrive nella realtà globale al tempo stesso non è pensabile se non affonda le sue radici nella differenza identitaria che lo renderà un processo abitato dall’essere umano.” Traduzione dell’autrice).

La coordinazione delle azioni di tutti gli attori sociali internazionali, nazionali e locali si produce nel territorio e lo sviluppo stesso del locale è rilevante per lo sviluppo economico e sociale nazionale e sovranazionale. Il dialogo e lo scambio fra le due dimensioni risulta essere quindi importante e permette anche di garantire un equilibrio fra la dimensione centralizzata e decentralizzata.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Ripensare lo sviluppo. Etnografia del Plan Turquino Manati a Cuba.

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Informazioni tesi

  Autore: Silvia Berini
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2003-04
  Università: Università degli Studi di Milano - Bicocca
  Facoltà: Sociologia
  Corso: sociologia curriculum antropologia
  Relatore: Roberto Malighetti
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 209

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Parole chiave

antropologia
antropologia dello sviluppo
cuba
etnografia
plan turquino manati
sociologia rurale
sviluppo sostenibile

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