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La tradizione cinese si veste di modernità: il movimento guochao

Globalizzazione e modernizzazione

«(...) Western suits are convenient, why not promote them?»
Hu Yaobang 胡耀邦 (1915-1989) segretario generale del PCC negli anni '80

L'industria tessile e dell'abbigliamento e, per estensione, l'industria della moda, influenzano e allo stesso tempo sono influenzate da due fenomeni chiave del panorama odierno: globalizzazione e modernizzazione. In un paese, come lo è la Cina, che in breve tempo si è guadagnato una posizione strategica nello scacchiere mondiale e che ancora è sulla strada del progresso, questa influenza è ancora maggiore, così come ciò che ne consegue.

Se si osserva bene, il legame tra questi settori e la globalizzazione è chiaro e concreto e risiede in quella targhetta applicata ai vestiti di marchi occidentali che riporta la dicitura "Made in China": paradossalmente, un fenomeno così totalizzante si riduce a un pezzetto di tessuto, insignificante in confronto, e che infatti non riesce a sostenere il peso di tutto quello che vi si cela dietro. Tutto inizia dal bisogno della Cina di trovare metodi per lanciare la propria economia nello scenario mondiale. La risposta la trova nel graduale passaggio ad un'economia di mercato e, tra le altre cose, nell'offrire a paesi come gli Stati Uniti manodopera a basso costo e stabilimenti dove dislocare i processi produttivi delle proprie imprese.

Nonostante l'incontrarsi di queste due necessità sia stata ampia fonte di guadagno per entrambe le parti, ne sono scaturiti anche aspetti negativi quali il malcontento delle industrie manifatturiere americane e l'immagine della Cina declassata a mero assemblatore di tessuti. Da quest'ultima considerazione nasce la gerarchia consolidatasi nel tempo che associa alle fasi di design e commercializzazione di un prodotto più importanza rispetto che a quella di produzione. Quella targhetta è testimonianza di decentramento produttivo, di interconnessioni ma anche di alienazione. Alienazione dell'artigiano cinese nei confronti del valore ideologico del capo che sta confezionando e alienazione del consumatore che ignora che quel capo è mezzo di sussistenza per milioni di lavoratori.

Il significato da assegnare ai vestiti è esso stesso un prodotto e come tale viene costruito localmente da ogni paese. Se la globalizzazione è stata la conseguenza primaria dell'ingresso nell'economia di mercato, la modernizzazione, o meglio la tendenza verso di essa, ne è stata lo scopo.

I processi storici hanno portato la nozione di xiandaihua ad assumere per i cinesi un valore peculiare. Questo concetto trova le sue radici nel mondo occidentale che la concepisce in origine come l'unica strada verso il progresso per i paesi reduci dall'epoca coloniale di metà novecento; in realtà altro non corrisponde che ad eguagliare il modello europeo e nordamericano, considerati all'apice della scala della modernità. È quindi un fenomeno soggetto alla variabile spaziale, che lo vede espandersi in maniera speculare anche se temporalmente asimmetrica dall'occidente nel resto del mondo. Partendo da questo assunto, il proposito di modernizzazione in un contesto come quello della Cina socialista può stupire.

Come capita spesso per i cinesi però, la legittimazione delle azioni presenti viene da quelle passate e anche questo è il caso. Zhang Zhidong 張之洞 (1837-1909), politico di epoca tardo-Qing, espresse quello che da allora in poi sarebbe stato un presupposto chiave di questa società: «zhong xue wei ti, xi xue wei yong» e sostanza, "il sapere occidentale come mezzo", ed è da questo stesso assunto che Deng Xiaoping parte per le riforme del 1978. Imparare dal mondo scientifico, tecnologico e industriale occidentale è ammesso affinchè poi la 'sostanza', cioè il sistema politico e mentale restino invariati.

L'adozione di queste conoscenze, a questo punto ormai totalmente integrate, si inserisce quindi in un piano strumentale e non istituzionale, che quindi rifiuta con fermezza tutte le altre caratteristiche di una vera e propria 'occidentalizzazione', come il liberalismo politico e il capitalismo. Quella a cui la Cina punta è quindi una modernizzazione cosiddetta 'con caratteristiche cinesi', che non si discosti dal suo sistema valoriale.

Lo stesso discorso si può applicare ai cambiamenti riguardanti il modo di vestire e la scelta dei capi: lo 'stile occidentale' viene inglobato nella cultura cinese moderna e concorre alla nozione unicamente cinese di modernità, declinata nell'abbigliamento. Zhao definisce questa evoluzione nel modo di vestire cinese come una storia che i cinesi si raccontano riguardo la relazione tra essi e il loro passato, piuttosto che tra essi e gli altri (si confronti testo con Zhao, 2013, pp. 12-13).

Gli abiti occidentali indossati dai cinesi si vestono di nuovi significati che hanno a che fare con il loro passato storico; riflettono, oltre ad un gusto estetico, uno 'spiritual look', cioè l'aspetto spirituale della popolazione dell'epoca: non sono gli abiti che stanno passando dall'essere tradizionali a moderni ma tutta la società e mentalità. Di conseguenza, l'ascesa e consolidamento dell'industria della moda non si colloca solo in un discorso di sviluppo economico ma anche di sviluppo culturale, politico e sociale. Un ultimo punto da sottolineare è che questo processo di modernizzazione è perpetuo: non c'è una meta da raggiungere ma continua nel tempo mirando ad un irraggiungibile miglioramento.

È proprio questa continuità che ha portato negli anni recenti allo sviluppo di uno stile come il guochao. Marchi e stili stranieri sono il mezzo per il ritorno di tutti quegli elementi culturospecifici della tradizione, che dal passato tornano al presente per permettere un ulteriore avanzamento sulla via della modernizzazione. [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

La tradizione cinese si veste di modernità: il movimento guochao

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Informazioni tesi

  Autore: Caterina Porchetti
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2021-22
  Università: Università degli Studi della Tuscia
  Facoltà: Lingue e Letterature Straniere
  Corso: Lingue e culture moderne
  Relatore: Victoria Almonte
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 58

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