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Il referendum sul divorzio attraverso le pagine de “La Stampa” e del “Corriere della Sera”

I referendum del nuovo millennio

La serie di referendum falliti iniziata con la tranche dei sette referendum del 1997 continuò anche nel primo decennio degli anni duemila. Furono infatti due le consultazioni rese nulle dal mancato raggiungimento del quorum. La prima fu quella 12-13 giugno 2005 presentato dai Radicali italiani e strutturata in quattro quesiti sulla legge 19 febbraio 2004 n. 40, “Norme in materia di procreazione medicalmente assistita”. La seconda invece fu quella sulla legge elettorale del 21-22 giugno 2009 dove furono proposti tre quesiti sulla legge 21 dicembre 2005 n. 70 “Modifiche alle norme per l’elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica”. Nonostante la corrispondenza con i ballottaggi per le elezioni amministrative locali espressero il loro voto solo il 23,7% degli aventi diritto.
In tempi ancora più recenti si sono svolte altre due consultazioni.

Il 12-13 giugno 2011 gli italiani furono chiamati a decidere su quattro quesiti due proposti dal Forum italiani dei movimenti per l’acqua e due promossi su iniziativa dell’Italia dei Valori. Con questa tornata referendaria si interromperà la lunga scia di referendum falliti infatti si recherà alle urne circa il 55% del corpo elettorale con un esito schiacciante per il Sì in tutti e quatto i quesiti.

Terminiamo ora la lunga sequela dei referendum abrogativi con il quesito promosso da alcuni Consigli regionali riguardante l’abrogazione della norma che estende la durata delle concessioni per estrarre idrocarburi in zona di mare sino all’esaurimento della vita utile dei rispettivi giacimenti, convocato per il 17 aprile 2016. L’affluenza registrata fu del 31,19% quorum decisamente inferiore a quello previsto dalla normativa per la validità del referendum.
Gli anni duemila seppur nella loro brevità hanno anche visto l’approdo del referendum costituzionale previsto dall’art. 138 della Costituzione per la conferma o meno delle riforme costituzionali. Tre sono state finora le consultazioni convocate.
La prima il 7 ottobre 2001 nella quale gli italiani furono chiamati a decidere se confermare o meno la modifica del Titolo V della seconda parte della Costituzione. Nonostante il basso numero di votanti (34,10%), non essendo previsto un quorum minimo, la vittoria schiacciante del Sì (96,50%) portò alla conferma della legge costituzionale e alla successiva promulgazione del Presidente della Repubblica.
Il secondo referendum costituzionale si svolse il 25-26 giugno 2006. In questo referendum la maggioranza degli italiani (61,29%) ha respinto il progetto di riforma costituzionale su iniziativa del centro-destra ed inerente al cambiamento dell’assetto istituzionale dello Stato.
Ad oggi, l’ultimo referendum di tipo costituzionale è quello che si è svolto il 4 dicembre 2016. Questo referendum vide il respingimento da parte della maggioranza dei votanti (59,12%) del testo di legge costituzionale della c.d. “Riforma Renzi-Boschi” recante modifiche alla seconda parte della Costituzione. La consultazione popolare ha visto un’elevata affluenza alle urne e una netta preponderanza dei pareri contrari alla riforma.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il referendum sul divorzio attraverso le pagine de “La Stampa” e del “Corriere della Sera”

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Informazioni tesi

  Autore: Fabrizio Fabusini
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2016-17
  Università: Università degli Studi del Piemonte Orientale A.Avogadro
  Facoltà: Lettere
  Corso: Lettere
  Relatore: Marco Mariano
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 44

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