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Anoressia e adolescenza: il ruolo della madre nella costruzione dell'identità

Il bilancio evolutivo

Sempre all’interno della prospettiva evolutiva Elena Riva individua all’interno della fase di consultazione un passaggio fondamentale da lei definito bilancio evolutivo. Attraverso tale passaggio è possibile stabilire con la paziente un rapporto di alleanza la quale non considera il proprio comportamento alimentare un’espressione di disagio emotivo.
Gli incontri descritti dalla Riva iniziano sempre con la somministrazione di test di personalità i quali sono strumenti sempre molto graditi dall’adolescente in quanto la sottraggono dall’incontro diretto con il medico. Inoltre l’uso di tali test legittimano il piacere narcisistico del guardarsi dentro delle pazienti rinforzato dalla promessa di un rispecchiamento. Tale esperienza secondo la Riva limita la minaccia di una relazione di dipendenza con l’adulto, rimandando la scelta di interpretare un percorso terapeutico dopo la restituzione del bilancio evolutivo. Dunque l’occasione di riconoscersi attraverso colloqui di consultazione, l’uso di test proiettivi e la restituzione del bilancio evolutivo rappresentano per l’anoressica un’esperienza desiderata, ma al tempo stesso temuta, spesso troppo difficile in quanto rappresenta la possibilità di essere guardati dentro oltre il corpo nemico accusato di nascondere il vero Sé, da una persona nuova che non ha aspettative e desideri e che quindi funziona come uno specchio non deformante. L’uso di test proiettivi consentono allo psicologo e alla paziente di uscire dal silenzio che caratterizza i primi incontri pieni di domande inespresse che rimangono tali per non correre il rischio di rompere quel filo grazie al quale una ragazza che non ha alcun motivo personale per intraprendere una terapia resta comunque seduta nella studio del medico aspettando del tempo prima di ammettere che ha scelto lei di farlo per uscire da un tunnel che lei stessa ha scelto di costruire per proteggersi dalla vita. L’attenzione a costruire un clima affettivo rassicurante non valutativo non consente tuttavia, secondo la Riva, di attenuare le difese di controllo. L’assunto teorico-clinico alla base dei test proiettivi è che la normalità psichica corrisponde ad un buon incontro fra mondo esterno e mondo interno, fra fantasma e realtà, manifestazione di una libertà emotiva che l’adolescente anoressica non possiede. Infatti la Riva descrive lo sviluppo clinico delle pazienti anoressiche basato su una separazione tra un Sé esterno cresciuto e un Sé interno che non vuole abbandonare il mondo dell’infanzia capace di regredire grazie alla fantasia. Tale scissione viene rilevata dai test psicodiagnostici, come il TAT e il Rorschach, in cui i risultati dimostrano i difetti del pensiero fondati sulla mancanza di uno spazio potenziale tra mondo esterno e mondo interno. Per la Riva la richiesta di lasciarsi conoscere può essere sostenuta dalla certezza di una restituzione del ritratto psicologico, risultato da un’elaborazione di ciò che si è compreso del soggetto e della sua storia. L’elaborazione di tale ritratto richiede l’uso di un linguaggio che si avvale dello stile comunicativo della paziente vale a dire dei suoi strumenti verbali ed espressivi, un linguaggio costruito insieme dalla coppia che secondo la Quinodoz è capace di riattivare il contatto con il mondo emotivo.
Secondo Elena Riva l’adolescente può rispondere in due modi diversi alla restituzione del bilancio evolutivo o identificarsi con il ritratto oppure può prenderne le distanze. La paziente vive l’attesa della restituzione con grande angoscia che si trasforma in stupore quando si rispecchiano con quest’ultimo. Spesso le reazioni dell’anoressica alla restituzione è di totale silenzio, un silenzio che conferma di aver trovato le parole che agiscono sui loro sentimenti. Ma non basterà il confronto con il bilancio evolutivo a consentire il passaggio dal pensiero concreto a quello simbolico ciò che in realtà consente è lo sviluppo di una curiosità da parte dell’adolescente nei confronti del suo mondo interno e dell’altro da cui non si aspettava nulla per paura di essere delusa.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Anoressia e adolescenza: il ruolo della madre nella costruzione dell'identità

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Informazioni tesi

  Autore: Valeria Buoncompagni
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2009-10
  Università: Seconda Università degli Studi di Napoli
  Facoltà: Psicologia
  Corso: Scienze e tecniche psicologiche
  Relatore: Paolo Cotrufo
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 33

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Parole chiave

rifiuto della femminilità
psicoanalisi
alimentazione
anoressia
disturbi alimentari
gianna polacco williams
ego-distonia
narcisismo

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