Un antropologo di frontiera - I Nativi Americani negli Studi di John Gregory Bourke (1843-1896)

Le guerre indiane del 1870 dimostrarono la necessità di una revisione politica da parte del governo americano nei confronti degli indiani. Erano tutti convinti, etnologi compresi, che la civilizzazione fosse l'unica alternativa possibile alla distruzione fisica degli indiani, convincendo, o costringendo questi ultimi, ad abbandonare la loro cultura tribale.

Questa nuova necessità di riformare la politica indiana accentuò ancor di più l'alleanza già esistente tra governo ed etnologi, i quali si prefissarono tre importanti missioni: in primo luogo di fare una cronaca delle culture aborigene prima della loro scomparsa, in secondo luogo di studiare la vita preistorica delle civiltà vittoriane e in terzo la ragion d'essere della teoria etnologica, il prima possibile. In modo da determinare attraverso la disciplina dell'etnologia, la politica indiana, nella speranza di alleggerire i problemi tra nativi e governo americano.

Bourke e gli antropologi della sua generazione furono dunque, implicitamente riformatori di tale politica di revisione, ma la loro preoccupazione principale non era la costante integrità delle culture native, piuttosto, miravano a proteggere le circostanze e i diritti che incoraggiavano gli indiani a seguire il percorso forzato, dallo stato selvaggio a quello di civiltà. Tutto questo rientrava nel programma del B.A.E (Bureau of American Ethnology), che fu istituito nel 1879, al fine di trasferire archivi di dati e materiali relativi agli indiani del nord- America, dal dipartimento dell'interno allo Smithsonian Istitution. Fin dalle origini, il suo direttore John Wesley Powell, oltre a promuovere la nascente disciplina dell'antropologia, si prefissò l'ambizioso obiettivo di organizzare e unificare la ricerca antropologica in America.
 
Sotto la sua direzione, il Bureau lavorò intensamente, dando vita a documenti di grande rilievo scientifico, dove buona parte delle ricerche e degli studi effettuati furono diretti e condotti personalmente da Powell. Tali studi, a dir poco accuratissimi, abbracciavano i più svariati aspetti della cultura indiana: somatologia; filologia, linguaggio, mitologia, rituali, ecc. regalando agli antropologi delle generazioni future, uno straordinario bagaglio di conoscenze sulle popolazioni che da secoli, prima dell'uomo bianco, abitavano le Americhe.

Il Bureau segnò un epoca d'oro per l'antropologia Americana e rappresentò un trampolino di lancio verso il prestigio intellettuale di molti nomi, tra cui John Henry Powell, Frank Hamilton Cushing, James O. Dorsey, Alice Fletcher, James Mooney e tanti altri, ma a differenza di questi ultimi, il Capitano John Gregory Bourke collaborò con il B.A.E, in una fase matura della sua carriera. Il rapporto tra Bourke e il Bureau of American Ethnology ebbe inizio nel gennaio del 1881 quando Powell ricevette due lettere: una inviatagli dal professor E. Holden, dell'osservatorio navale, e un'altra dal sacerdote ed esperto etnologo James O. Dorsey, all'epoca già membro attivo dello staff del Bureau. Entrambe le lettere contenevano informazioni su un ufficiale delle esercito che avrebbe potuto dare un grande contributo all'etnologia.

Il professor Holden informò Powell che il tenente J.G. Bourke possedeva più di quattromila pagine di appunti etnografici, frutto di undici anni di conoscenza intima degli indiani.
Allo stesso modo, J.O. Dorsey, impressionato dalle conoscenze etnografiche di Bourke e dei suoi voluminosi appunti, scrisse a Powell sul suo straordinario potenziale come etnologo, sottolineando anch'egli gli anni che Bourke aveva trascorso fra le tribù occidentali e i suoi quaranta quaderni di annotazioni, il cui contenuto poteva rivelarsi essenziale per le ricerche condotte dal Bureau sui nativi americani. [...]