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Il metodo storico in T. S. Kuhn e L. S. Vygotskij: un confronto

Il concetto di paradigma

Il concetto di paradigma può essere definito senza indugio il perno della filosofia della scienza di Kuhn. Attorno ad esso s’addensa tutta la carica innovativa di cui “La struttura delle rivoluzioni scientifiche” è stata portatrice.
Esso sintetizza l’intera prospettiva scientifica, la costellazione di credenze e valori condivisi da una comunità scientifica in un dato momento storico, e gli possono essere attribuiti due significati principali: in primo luogo, individua l’insieme delle assunzioni teoriche accettate dai membri della comunità, e, in seconda istanza, si riferisce a quella gamma di “casi esemplari” che sono costituiti da tutti quei problemi risolti tramite le assunzioni teoriche sopra chiamate in causa. Ma il significato di paradigma non va confuso con quello di teoria scientifica (anche se, invero, più volte questi due concetti vengono utilizzati da Kuhn quali sinonimi): il paradigma rappresenta in definitiva la visione, l’orizzonte “filosofico”, lo scenario in cui si colloca il lavoro di ricerca della comunità scientifica.
Pubblicata nel 1962, “La struttura delle rivoluzioni scientifiche” inaugurò una nuova stagione della filosofia della scienza: come sopra illustrato, nel panorama filosofico dell’epoca preponderava una concezione prettamente astorica, figlia della convinzione che solo la giustificazione di una teoria, e non il processo che conduceva alla sua scoperta, potesse essere ritenuta davvero oggettiva e di conseguenza sottoponibile ad analisi. Kuhn scombina la situazione, proprio perché le sue premesse metodologiche si pongono in una posizione letteralmente opposta a quelle del posivitismo logico: come sottolinea egli stesso nell’introduzione de “La Struttura”, “lo sviluppo scientifico” non può essere considerato come “un mero processo di accrescimento”, come un semplice sviluppo cumulativo. C’è stato un tempo in cui determinate teorie, che oggi a noi sembrerebbero del tutto infondate, hanno avuto un valore scientifico riconosciuto, e hanno permesso di inquadrare la realtà entro caselle che la teoria stessa aveva precedentemente fornito. È questo uno dei punti più delicati e più importanti dell’opera, e in generale del pensiero kuhniano: la scienza (quella che viene definita da Kuhn “normale”) è in realtà un’attività conservatrice, che mira principalmente a
- Esplicare tutte le possibilità latenti insite nella scoperta e nel paradigma;
- Risolvere quei “rompicapo” che disseminano la scienza
Lo scienziato non ha come obiettivo finale quello di scardinare i principi che quotidianamente lo guidano nel suo lavoro di ricerca, bensì quello, lo ribadiamo, di spiegare la natura tramite gli strumenti concettuali e pratici impartitigli nel corso della sua formazione professionale.
Kuhn addirittura spinge le sue idee tanto oltre da affermare, sempre nell’introduzione a “La Struttura”, che “la scienza normale sopprime spesso novità fondamentali, perché esse sovvertono necessariamente i suoi impegni basilari”. Impegni basilari tra i quali è contemplato, primo fra tutti, quello di difendere e convalidare il proprio paradigma.
La storia della scienza perciò si configura, in definitiva, come una successione di periodi di scienza normale, ognuno dei quali è determinato per l’appunto da un paradigma.

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Il metodo storico in T. S. Kuhn e L. S. Vygotskij: un confronto

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Informazioni tesi

  Autore: Maria Silvia Marini
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2006-07
  Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Facoltà: Filosofia
  Corso: Filosofia
  Relatore: Adele Morrone
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 45

FAQ

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