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Il diritto al rispetto della vita familiare delle persone disabili

Il diritto alla Sessualità della persona disabile

“Nell’immaginario comune la sessualità è solitamente identificata con la genitalità: questa da sola non è in grado però di creare il vero rapporto interpersonale che deve essere alla base della sessualità, intesa prima di tutto come affettività, tenerezza, amore, comunicazione, scambio e poi anche come genitalità”. Nel caso della persona disabile c’è poi il rischio di generalizzare il problema, andando a confondere insieme disabilità fisica (sensoriale e/o motoria) con disabilità psichica e talvolta anche pensando erroneamente che il problema sia lo stesso nei due sessi.

La sessualità delle persone disabili ha attraversato diversi momenti e per di più “è stata avvolta da una fitta nebbia che non permetteva di vedere e di affrontare difficoltà che, a volte, ancora oggi si trasformano in paura, soprattutto quando la sessualità emerge e si manifesta”. Si è passati da una fase in cui la stessa era quasi negata, inesistente, ad una fase in cui essa è riconosciuta. “Ormai siamo nel tempo dei riconoscimenti, il tempo in cui è riconosciuto il diritto, per tutte le persone, di vivere ed esprimere la propria sessualità”. E questo, attualmente, è diventato un elemento importante nella preparazione degli educatori e di chi si rapporta quotidianamente alle persone disabili. Risultano però di difficile individuazione le strategie per affrontare le complesse problematiche legate alla gestione dell’affettività e della sessualità.

Spesso l’approccio con i disabili, soprattutto in relazione a determinati argomenti, mette paura, ma quest’ultima non può giustificare la negazione di un diritto ad altre persone, specie se già svantaggiate; la persona disabile deve essere sostenuta al raggiungimento della maggiore autonomia possibile e quindi al raggiungimento della possibilità di determinare la propria vita, di orientare le proprie scelte ed eventualmente di condividere con qualcuno, anche nell'intimità, sentimenti, storie, significati.
La sessualità è una caratteristica naturale degli esseri viventi, compresi i disabili, strettamente connaturata ad essi sin dal momento della nascita. “Però la sessualità della persona disabile non è una sessualità speciale, diversa da quella di tutti gli esseri umani; piuttosto, diverso è il modo di concretizzarla, in quanto ostacolata dai limiti funzionali del proprio corpo”.

Più che altro può dirsi che si tratta di una sessualità condizionata da fattori esterni come il pudore e la vergogna di esporre il proprio corpo malformato, per chi ha disabilità fisica, unitamente al timore di essere abbandonati, in futuro, dalla partner o dal partner. Per chi ha disabilità mentale, invece, l’ostacolo maggiore sono i genitori, “vittime essi stessi del senso del pudore – peccato – sporcizia, “non si deve fare” - “che vergogna toccarsi”.
I genitori, infatti, “sono i primi ad aver paura di non saper gestire il problema del “fare sesso” dei figli con disabilità e sono incapaci di sostenere i figli nell’avventura della vita: occorre parlare, dunque, non di diritto alla sessualità, ma di diritto ad esercitarla”.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il diritto al rispetto della vita familiare delle persone disabili

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Informazioni tesi

  Autore: Luca Dibitonto
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2008-09
  Università: Università degli Studi di Torino
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze del servizio sociale
  Relatore: Joelle Long
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 94

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