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Analisi econometrica dell'asimmetria tra i prezzi di petrolio, benzina e gasolio in Italia

Il mercato petrolifero

La distribuzione delle riserve di greggio disponibili nel mondo non è uniforme: il 65% circa è localizzato solo in Medio Oriente, e di questa percentuale più di un quinto si trova in Arabia Saudita, a cui seguono paesi come la Russia, il Venezuela, la Libia, il Messico e gli Stati Uniti; si è stimato, invece, che in Italia vi sia solo lo 0,06% dei milioni di barili disponibili a livello mondiale. Sempre in Arabia Saudita si trova il maggior numero di giacimenti di grandi dimensioni. Chiaramente la produzione è inuenzata principalmente dalla potenzialità delle riserve, anche se questo non costituisce un fattore determinante, visto che, ad esempio, nel caso degli Stati Uniti il rapporto produzione/riserve risulta essere più alto di quello del Medio Oriente, dove la produzione è molto bassa rispetto alle riserve preventivate. Si è stimato che l'Italia nel 2006 produceva solo lo 0,1% della quantità totale prodotta a livello mondiale, posizionandosi 49esima nella classifica dei maggiori produttori, ma che consumava ben il 2,2% del totale inserendosi fra le prime 20 nazioni maggiori consumatrici di petrolio nel mondo.
I giacimenti petroliferi si trovano molto spesso lontano dai luoghi di consumo; questo ha portato allo sviluppo di una rete di trasporti che lega diversi paesi per lo scambio di prodotti petroliferi ai vari stati di lavorazione. Nel 1960 è stata creata l'Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio (OPEC) con lo scopo di concordare aspetti economici quali quantità prodotta e prezzo del greggio tra i membri produttori, ovvero 14 paesi che formano un cartello economico e che detengono quasi i 2/3 delle riserve mondiali; l'OPEC è nata in risposta all'iniziale predominanza sulla filiera produttiva delle aziende petrolifere straniere denominate le “Sette sorelle” e che, prima della sua nascita, controllavano la quasi totalità del petrolio mediorientale stabilendo unilateralmente le quote da estrarre e il prezzo da pagare ai paesi produttori, inuenzandone così l'economia. Le decisioni prese dall'OPEC influenzano inevitabilmente i prezzi internazionali del petrolio, data la sua importanza nella fornitura di greggio sul mercato, influenza che però sta calando sempre di più negli ultimi anni a causa di problemi interni delle nazioni che ne fanno parte e al poco margine di incremento della produzione per ognuna di loro; comunque l'OPEC stabilisce ancora, attraverso regolari incontri, il livello di quote di produzione, al fine di mantenere stabile il valore sul mercato.
Il prezzo del greggio è influenzato naturalmente anche dal livello di produzione mondiale e dal numero di barili estratti al giorno. Fra le diverse qualità, quelle di riferimento principali sono 4: il Brent (greggio del Mare del Nord) per il mercato europeo, il WTI (West Texas Intermediate) per il mercato americano, il Dubai per il mercato Medio Orientale e il Tapis per l'Estremo Oriente. I mercati finanziari adibiti al trading sul petrolio sono il NYMEX a New York, dove vengono trattati i derivati sul Light Crude ossia il petrolio del WTI, e l'ICE (IntercontinentalExchange) a Londra dove viene quotato il future sul Brent. Ogni contratto rappresenta 1000 barili e l'unità di misura del petrolio è il barile (pari a 159 litri o 135 chili o 42 galloni USA), pertanto le quotazioni sono espresse in dollari al barile. I futures negoziabili su questa commodity maggiormente contrattati nel mondo sono: il future WTI e il future Brent Crude Oil. In genere il WTI ha un prezzo leggermente superiore al Brent, perchè la sua qualità viene considerata superiore, e le fonti di informazione fanno riferimento alle quotazioni del primo, nonostante il valore di un barile di Brent sia utilizzato per determinare il prezzo del 65% del petrolio estratto in tutto il mondo. L'andamento delle quotazioni del petrolio è legato a diversi fattori: tra essi quello che incide maggiormente è la domanda mondiale, possiamo poi citare le crisi geopolitiche, le stagionalità o anche le condizioni meteorologiche (ad esempio l'arrivo di uragani sulle piattaforme petrolifere).
Il costo tecnico di produzione del petrolio, invece, si compone sommando diverse voci: costi di esplorazione, perforazione e sviluppo del giacimento, comprensivi anche dei “costi di scoperta” (il tutto rappresenta circa il 60-70% del costo globale unitario del barile), costi necessari per estrarre, lavorare e portare il greggio nei depositi o trasportarlo (rappresentano circa il 30-40% del costo totale), a cui si aggiungono i costi di trasporto verso i mercati di consumo e l'aspetto fiscale. Nella situazione attuale il prezzo di mercato del barile è 5 volte superiore al costo medio della produzione mondiale di petrolio.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Analisi econometrica dell'asimmetria tra i prezzi di petrolio, benzina e gasolio in Italia

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Informazioni tesi

  Autore: Cinzia Giovanna Bicego
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2007-08
  Università: Università degli Studi di Milano - Bicocca
  Facoltà: Scienze Statistiche
  Corso: Scienze Statistiche ed Economiche
  Relatore: Matteo Manera
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 159

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