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Fragilità finanziaria e rischio sistemico: il modello di Diamond & Rajan

Il modello di Diamond e Rajan

I principali rischi legati all'attività degli intermediari bancari ed in particolare, il rischio di corsa agli sportelli (o "bank run") sono dovuti, in primo luogo, alla caratteristica tipica degli istituti di credito: la cosiddetta "fragilità finanziaria" .
Per poter spiegare le ragioni di ciò dobbiamo avere ben presente le diverse funzioni assunte dalle banche moderne: funzione monetaria, funzione creditizia, funzione di investimento e di servizi. In particolare andremo a considerare nella nostra trattazione la funzione creditizia e di mobilizzazione delle risorse finanziarie.
Attraverso la funzione creditizia le banche si impegnano a collegare tra loro i soggetti in "surplus finanziario" con soggetti che presentano esigenze di liquidità ("unità in deficit") tramite la raccolta dei fondi (passività a breve), tipicamente negoziata a vista, e la loro trasformazione in investimenti a lungo termine (impieghi).
Questa attività potrebbe esser svolta da altri intermediari finanziari ma, a causa delle imperfezioni presenti nel sistema finanziario e grazie al fatto che le banche possiedono le competenze specifiche e le capacità generate dal "relationship lending" che permettono loro di ridurre i costi informativi, possiamo sostenere con forza l'efficienza allocativa dell'intermediazione bancaria e il suo ruolo essenziale nell'espletamento di tale funzione. Efficienza giustificata in particolar modo dal modello "Diamond e Dybvig" (1983) .
Purtroppo però, bisogna considerare il fatto che le banche si caratterizzano rispetto agli altri intermediari finanziari per due ragioni fondamentali: l'illiquidità dei loro assets (loan) e la fragilità dei depositi a vista (come ad esempio i depositi in c/c).
Infatti, nel momento in cui i depositanti si accorgono di avere esigenze di liquidità, possono richiedere il ritiro dei loro depositi.
Se però la banca non è in grado di far ricorso a riserve di liquidità o di acquisire risorse dal mercato interbancario (o dalla banca centrale), può non essere in grado di soddisfare gli obblighi contrattuali e dovrà perciò liquidare i propri assets per far fronte a tali richieste.
Gli effetti negativi di tale operazione ricadranno principalmente sui depositanti e sui debitori delle banche stessi, per poi propagare sul sistema dei pagamenti e sui rapporti di "relationship lending". Si andranno a ledere infatti tutti quei rapporti di fiducia instauratisi nel tempo.
La sequenzialità dei contratti di deposito inoltre può, in questi casi, generare situazioni di panico bancario che rischiano di sfociare in un vero e proprio "bank run" , con effetti nefasti sull'intero sistema.
La fragilità finanziaria delle banche è quindi strettamente connessa all'incompatibilità tra le due caratteristiche di base della struttura bancaria sopracitate (illiquidità asset e fragilità dei depositi a vista).
Ma perché la fragilità dei depositi a vista può essere considerata come una caratteristica fondamentale della struttura delle banche? E qual è la razionalità alla base della fragilità dei contratti di deposito?
Douglas W. Diamond e Raghuram G. Rajan hanno fornito una risposta a tali domande.
In particolare, grazie al modello "Diamond & Rajan" (d'ora in poi D&R) siamo in grado di fornire una giustificazione teorica del contratto di deposito a vista.
La trattazione seguente si basa sugli articoli di Diamond & Rajan "Liquidity Risk, Liquidity Creation and Financial Fragility: A Theory of Banking" e "Banks and Liquidity".

Questo brano è tratto dalla tesi:

Fragilità finanziaria e rischio sistemico: il modello di Diamond & Rajan

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Informazioni tesi

  Autore: Carola Molteni
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2012-13
  Università: Università degli Studi di Milano - Bicocca
  Facoltà: Economia
  Corso: Economia e commercio
  Relatore: Enzo Dia
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 74

FAQ

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Parole chiave

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rischio sistemico
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crisi di liquidità
relationship lending
fragilità finanziaria
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