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Ascesa e declino del Congresso per la Libertà della cultura: il coinvolgimento della CIA nella Guerra Fredda culturale

Il nuovo agente segreto della CIA: Il Dottor Živago

La suddetta condanna pubblica di Chruščev degli abusi perpetrati e permessi dal suo predecessore diede il via al cosiddetto processo di destalinizzazione che coincise perciò con una rinnovata politica di liberalizzazione da parte del Segretario Generale del PCUS. Il “disgelo”, che prese il nome dal titolo del romanzo a puntate di Erenburg pubblicato tra il 1954 e l’anno seguente, fu un periodo caratterizzato dall’esigenza di reinterpretare la storia, o di conferirle quanto meno verità, grazie al sorgere di un sentimento di risveglio delle coscienze che determinò altresì una nuova gestione della politica. Infatti Chruščev adottò una serie di riforme in linea con questo pensiero: nel sistema giudiziario concesse l’amnistia ai detenuti politici, ridusse le pene e abrogò l’attività dei campi di lavoro, mentre nella sfera economica tentò di accrescere la produzione di beni di consumo rinvigorendo l’industria leggera e introdusse agevolazioni per le fattorie collettive comprendenti lo sfruttamento delle terre nere, ovvero le immense steppe mai utilizzate sino a quel momento.
In questo rinnovato clima di distensione i giovani sovietici bruciarono le tappe e con diversi anni di anticipo rispetto al fenomeno mondiale cominciarono a far sentire la propria voce. La loro contestazione si tradusse nella formazione di circoli letterari e organizzazioni clandestine strenuamente impegnate nella pubblicazione in samizdat di poesie, canzoni e riviste, insomma tutte quelle opere intellettuali che riflettessero una totale libertà di espressione. Non passò molto tempo prima che la CIA si accorse di quanto il samizdat avrebbe potuto fare al caso suo e così Langley, che ormai aveva compreso a pieno fino a che punto i libri fossero utili nella psywar, si prodigò nel distribuire in Europa orientale circa dieci milioni di copie di tomi e riviste bandite dai governi socialisti che facevano capo ai dettami di Mosca.
Tra le opere che venivano scambiate di nascosto figurava anche Il Dottor Živago di Boris Pasternak, opera però non compresa nel catalogo redatto dal reparto dei servizi segreti statunitensi preposto al monitoraggio dell’Unione Sovietica e dei suoi dintorni. Il primo ad accorgersi della bontà del lavoro dello scrittore russo fu infatti Giangiacomo Feltrinelli, fondatore dell’omonima casa editrice, che nel 1956 mise Pasternak sotto contratto e, resistendo alle pressioni fattegli da parte del contrario PCI, l’anno successivo diede alle stampe il suo libro in anteprima mondiale.
Ottenuto un boom di vendite tanto insperato quanto inaspettato nei nostri confini la CIA, i cui ranghi in quel periodo furono rimpolpati come si ricorderà dall’assunzione di diversi agenti specializzati nel settore letterario che contribuirono a dare all’agenzia un’attitudine culturale, cominciò a porre l’attenzione nei confronti di questo volume cosicché nel 1958 John Maury, a capo del dipartimento prescelto alla gestione delle vicende relative alle azioni del Cremlino, fece scattare l’Operazione Aedinosaur.
Scorrendo le pagine del romanzo (che presenta dei risvolti similari alla biografia dell’autore) Maury intuì che tematiche quali l’amore per Lara, la passività politica, le influenze negative della rivoluzione d’Ottobre sull’intellighenzia sovietica e soprattutto il messaggio umanistico di fondo secondo cui tutti gli esseri umani in quanto tali, indipendentemente dalla fede politica sostenuta e dal contributo prestato allo stato, hanno il diritto inalienabile alla vita privata e al rispetto costituissero una solida base attraverso cui minare il sistema comunista che sacrificava sul suo altare la libertà dell’individuo.
Dopotutto la mente di Solženyčin non aveva ancora partorito Una giornata di Ivan Denisovič, al che il libro di Pasternak, intriso di concetti come la spiritualità e la religiosità decisamente invise al potere rosso, venne identificato dagli agenti della CIA come l’arma di propaganda più potente a loro disposizione ed era necessario fare tutto il possibile per cavalcare l’onda del successo. Questi ultimi, avvalendosi dell’appoggio di colleghi dell’MI-6 che operarono oltrecortina come russologi di Oxford, entrarono in possesso delle prime copie dell’opera e la CIA ebbe di fatto il nulla osta per trasformarsi in una vera e propria casa editrice.

In seguito a un rudimentale fallito tentativo di pubblicazione in lingua originale Langley riuscì nel medesimo intento nel settembre del 1958, quando a L’Aia (Olanda, nazione i cui servizi segreti erano in stretti rapporti con quelli statunitensi) venne stampato il primo, sebbene esiguo visto che la quantità si aggirava attorno al migliaio di articoli, blocco di copie. I due terzi del totale vennero suddivisi tra Washington, Francoforte, Monaco, Berlino, Parigi e Londra mentre circa 365 unità furono inviate poco più a sud, a Bruxelles: quell’anno la città, futura sede del Parlamento Europeo, fu scelta per ospitare l’Esposizione Universale e Internazionale, una kermesse che non aveva luogo dalla fine della seconda guerra mondiale.
L’amministrazione del governo belga stanziò per i visitatori sovietici ben sedicimila visti, quindi l’affluenza di questi al padiglione del Vaticano, individuato dalla Casa Bianca per non destare sospetti come il più adatto alla distribuzione de Il Dottor Živago, comportò il sold-out delle copie qui pervenute. Il positivo esito dell’operazione spinse Washington a ripetere il tutto al Festival mondiale della Gioventù tenutosi a Vienna e a sperimentare una seconda tiratura, stavolta tramite la produzione attribuita alla fittizia casa editrice parigina Société d’Edition et Impression Mondiale, di novemila copie divise in due volumi, pronte per essere distribuite clandestinamente in Unione Sovietica in formato miniatura affinché fosse più facile nasconderle.
La buona riuscita del piano scatenò le ire di Feltrinelli che, oltre a detenere i diritti di copyright sullo scritto di Pasternak, rimase sempre al centro dell’interesse della CIA perché nei rapporti l’agenzia non mancava di citare, talvolta sbagliandone il cognome in Previtelli o Feletrinelli, il suo credo politico. Infatti Feltrinelli fu un militante di sinistra ma nonostante ciò Langley riconobbe il merito che l’ex partigiano ebbe nello screditare l’immagine sovietica e come ricompensa Dulles gli concesse il visto per gli Stati Uniti nel 1958. Prende corpo però una questione: in tutto ciò, che ne fu dell’autore sovietico?
Ebbene, nello stesso anno la commissione del Nobel decise di insignire Pasternak dell’omonimo premio per la letteratura eppure tuttora non si sa se su questa decisione influì o meno una telefonata da Langley che avrebbe anche potuto suonare come una minaccia, quello che resta certo è il triste destino a cui fu costretto l’autore dopo il successo derivato dalla sua creazione. Temendo per la propria incolumità egli rifiutò di presenziarsi al ritiro dell’onorificenza conferitagli e trascorse, in una specie di confino autoimposto, la maggior parte del tempo nella sua dacia di Peredelkino, il villaggio nella periferia moscovita adibito al soggiorno e al relax degli scrittori.
Solo e denigrato, con una salute peggiorata dalla pressione nei suoi confronti, visibile nelle manifestazioni di piazza in cui i partecipanti ne richiedevano l’esilio e la cancellazione della cittadinanza, Pasternak attese fino al maggio del 1960 la fine dei suoi giorni, una morte che lo avrebbe reso libero dallo stato di profonda tensione cui era soggetto. La sua scomparsa sconcertò i liberali pensatori e intellettuali dell’Occidente e ai suoi funerali accorsero centinaia di persone con i volti rigati dalle lacrime e la testa piena di perché; come al solito però ormai era già troppo tardi per trovare le risposte giuste e sciogliere i dubbi.

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Ascesa e declino del Congresso per la Libertà della cultura: il coinvolgimento della CIA nella Guerra Fredda culturale

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Informazioni tesi

  Autore: Gianni Zambon
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2013-14
  Università: Università degli Studi di Milano
  Facoltà: Mediazione Linguistica e Culturale
  Corso: Lingue straniere per la comunicazione internazionale
  Relatore: Marco Sioli
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 187

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