Skip to content

La progettazione urbana partecipata: il caso Borgo Nuovo

Il quartiere Borgo Nuovo

Non è sempre stato “Borgo Nuovo” il nome di uno dei quartieri più difficili di Verona, bensì “Villaggio Dall’Oca Bianca”: questa è la denominazione in origine affidata al borgo, in omaggio al suo fondatore, Angelo Dall’Oca Bianca, pittore e maestro di stile veronese tra i più noti del periodo a cavallo tra il 1800 e il 1900 del secolo scorso. Il borgo era costituito semplicemente da un piccolo gruppo di case, nell’area sud ovest di Verona, realizzate grazie al progetto umanitario del pittore che diede il suo contributo dopo la vendita di uno dei sui quadri, con l’intendo di donare ai bisognosi una più vita dignitosa. I destinatari erano individui e famiglie senza dimora, per lo più immigrati e diseredati rifugiati in locali abbandonati all’interno dei bastioni fortificati della cinta muraria della città e che ora vivevano all’interno delle cosiddette “case ultrapopolari”.

Lo scopo del pittore era quello di far crescere il quartiere rendendolo autonomo e sostenuto dalle istituzioni, ma ben presto i buoni propositi finirono per costituire motivo di esclusione: a causa della lontananza dal centro e dalle vie principali ci fu una compromissione dello sviluppo urbano funzionale e adeguato, emarginando così il borgo e i suoi abitanti, costituiti per la maggior parte da straccivendoli e disoccupati. Questo ne determinò in breve la fama, già dagli anni ’30.
Fu una periferia atipica, in quanto non vi erano i classici palazzoni, bensì delle casette uni e bifamiliari con orto sul retro, tentativo allo scopo di rieducare gli inoccupati attraverso la coltivazione della terra14. L’idea originaria, assolutamente nobile, legittimò quella che invece era una scelta razionale della Pubblica Amministrazione, che avviò un vero e proprio processo di emarginazione del Villaggio: la scelta dell’area, nei prati incolti, sottolinea una volontà latente dell’amministrazione di creare una specie di ghetto ben decentrato, isolato dal nucleo urbano e scarsamente servito dalle linee di traffico, insieme alla tipologia di alloggi, l’incuria delle infrastrutture e l’insufficienza dei servizi. L’insediamento che avrà luogo condizionerà negativamente lo sviluppo urbanistico dell’intero quartiere.
Nonostante l’aumento della popolazione, la zona rimaneva priva di collegamenti con il centro urbano e ciò dimostrava la volontà di isolare gli abitanti che per contro peggioravano la loro situazione sociale, alimentando a loro volta l’isolamento. Gli edifici erano poveri e non curati , le case avevano la soglia interna a livello del suolo esterno con conseguenti problematiche piuttosto gravi di umidità e i bagni non erano presenti all’interno delle abitazioni, così come le docce: al loro posto delle latrine alla turca.

Mancò negli anni qualsiasi tipo di indagine sociologica, sia per i nuclei preesistenti sia sul tessuto sociale che si veniva creando e rapidamente complicando.
Nel 1945 quando i tedeschi occuparono la zona, evacuarono diversi alloggi del Villaggio e molte famiglie tornarono a vivere sui bastioni dai quali erano venuti, mentre gli alloggi venivano occupati da ceti operai.
Negli anni Cinquanta la continua espansione di edilizia residenziale pubblica con la costruzione delle cosiddette “casette di passaggio”, contribuì al riacquisto di un’immagine via via sempre più decorosa del quartiere, tanto da cambiare denominazione, da “Villaggio Dell’Oca Bianca” a quartiere “Borgo Nuovo”, modifica voluta soprattutto dai nuovi residenti, ovvero famiglie socialmente ed economicamente più elevate, costituite da impiegati, operai, sottufficiali e lavoratori in proprio. Gli abitanti originari del Villaggio quindi si ritrovarono a convivere con i nuovi vicini che invece appartenevano al ceto operaio di “bravi lavoratori”. I due gruppi mantennero una distaccata identità, anche se frequenti furono i rapporti di amicizia e di dialogo. Vi fu un miglioramento del quartiere, parallelamente alle condizioni dei sottoproletari delle case minime, che deprimevano il quartiere aumentando le problematiche sociali.

Nel 1960 sorsero gli insediamenti dell’Istituto Autonomo Case Popolari che ospitavano famiglie alloggianti prima nei bastioni del forte di San Felice; i nuovi insediamenti erano ancora una volta insufficienti e isolati, in una zona già largamente squilibrata, contribuendo a soffocare il miglioramento spontaneo del quartiere. Si crearono quindi forti disagi sociali, tra cui la formazione di piccole comunità ostili alla possibilità di una vita comunitaria, con uno spirito più di clan che di gruppo.
Agli inizi degli anni Settanta riprende il forte inurbamento del quartiere a partire da diversi appartamenti ed edifici realizzati da Agec, Gescal e Ater, compromettendo il rinnovamento del borgo.
Ad aggravarne la situazione contribuì la piaga della tossicodipendenza e conseguentemente lo spaccio di stupefacenti che negli anni Ottanta ebbe la meglio: il Borgo divenne zona franca per organizzazioni criminali che solo negli anni 2000 furono debellate quasi del tutto.
Inizia così a farsi sentire l’esigenza di trasformare il quartiere dal punto di vista edilizio e urbanistico con case nuove, servizi, ristrutturazione di edifici, piazza e vie principali, e ridare dignità dal punto di vista culturale e sociale. Questo significava dissolvere l’alto tasso di delinquenza e le condizioni disagiate di un quartiere che per troppo tempo era stato sinonimo di degrado sociale.
Tutto ciò fu possibile grazie ad un programma di rigenerazione urbana, nato nel 2005 da una collaborazione fra Comune, Agec, Ater ed abitanti, che per la prima volta si mostrarono in accordo nella volontà di migliorare le condizioni del quartiere: era arrivato il Contratto di Quartiere II.

Questo brano è tratto dalla tesi:

La progettazione urbana partecipata: il caso Borgo Nuovo

CONSULTA INTEGRALMENTE QUESTA TESI

La consultazione è esclusivamente in formato digitale .PDF

Acquista

Informazioni tesi

  Autore: Bruna Sardo
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2014-15
  Università: Università degli Studi di Verona
  Facoltà: Psicologia
  Corso: Psicologia
  Relatore: Antonia De Vita
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 82

FAQ

Per consultare la tesi è necessario essere registrati e acquistare la consultazione integrale del file, al costo di 29,89€.
Il pagamento può essere effettuato tramite carta di credito/carta prepagata, PayPal, bonifico bancario.
Confermato il pagamento si potrà consultare i file esclusivamente in formato .PDF accedendo alla propria Home Personale. Si potrà quindi procedere a salvare o stampare il file.
Maggiori informazioni
Ingiustamente snobbata durante le ricerche bibliografiche, una tesi di laurea si rivela decisamente utile:
  • perché affronta un singolo argomento in modo sintetico e specifico come altri testi non fanno;
  • perché è un lavoro originale che si basa su una ricerca bibliografica accurata;
  • perché, a differenza di altri materiali che puoi reperire online, una tesi di laurea è stata verificata da un docente universitario e dalla commissione in sede d'esame. La nostra redazione inoltre controlla prima della pubblicazione la completezza dei materiali e, dal 2009, anche l'originalità della tesi attraverso il software antiplagio Compilatio.net.
  • L'utilizzo della consultazione integrale della tesi da parte dell'Utente che ne acquista il diritto è da considerarsi esclusivamente privato.
  • Nel caso in cui l’utente che consulta la tesi volesse citarne alcune parti, dovrà inserire correttamente la fonte, come si cita un qualsiasi altro testo di riferimento bibliografico.
  • L'Utente è l'unico ed esclusivo responsabile del materiale di cui acquista il diritto alla consultazione. Si impegna a non divulgare a mezzo stampa, editoria in genere, televisione, radio, Internet e/o qualsiasi altro mezzo divulgativo esistente o che venisse inventato, il contenuto della tesi che consulta o stralci della medesima. Verrà perseguito legalmente nel caso di riproduzione totale e/o parziale su qualsiasi mezzo e/o su qualsiasi supporto, nel caso di divulgazione nonché nel caso di ricavo economico derivante dallo sfruttamento del diritto acquisito.
L'obiettivo di Tesionline è quello di rendere accessibile a una platea il più possibile vasta il patrimonio di cultura e conoscenza contenuto nelle tesi.
Per raggiungerlo, è fondamentale superare la barriera rappresentata dalla lingua. Ecco perché cerchiamo persone disponibili ad effettuare la traduzione delle tesi pubblicate nel nostro sito.
Per tradurre questa tesi clicca qui »
Scopri come funziona »

DUBBI? Contattaci

Contatta la redazione a
[email protected]

Ci trovi su Skype (redazione_tesi)
dalle 9:00 alle 13:00

Oppure vieni a trovarci su

Parole chiave

partecipazione sociale
quartiere
edilizia popolare
mediazione sociale

Tesi correlate


Non hai trovato quello che cercavi?


Abbiamo più di 45.000 Tesi di Laurea: cerca nel nostro database

Oppure consulta la sezione dedicata ad appunti universitari selezionati e pubblicati dalla nostra redazione

Ottimizza la tua ricerca:

  • individua con precisione le parole chiave specifiche della tua ricerca
  • elimina i termini non significativi (aggettivi, articoli, avverbi...)
  • se non hai risultati amplia la ricerca con termini via via più generici (ad esempio da "anziano oncologico" a "paziente oncologico")
  • utilizza la ricerca avanzata
  • utilizza gli operatori booleani (and, or, "")

Idee per la tesi?

Scopri le migliori tesi scelte da noi sugli argomenti recenti


Come si scrive una tesi di laurea?


A quale cattedra chiedere la tesi? Quale sarà il docente più disponibile? Quale l'argomento più interessante per me? ...e quale quello più interessante per il mondo del lavoro?

Scarica gratuitamente la nostra guida "Come si scrive una tesi di laurea" e iscriviti alla newsletter per ricevere consigli e materiale utile.


La tesi l'ho già scritta,
ora cosa ne faccio?


La tua tesi ti ha aiutato ad ottenere quel sudato titolo di studio, ma può darti molto di più: ti differenzia dai tuoi colleghi universitari, mostra i tuoi interessi ed è un lavoro di ricerca unico, che può essere utile anche ad altri.

Il nostro consiglio è di non sprecare tutto questo lavoro:

È ora di pubblicare la tesi