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La quinta voce, una tradizione castellanese

Il ruolo del Priore

Fondamentale all’interno della Confraternita è il ruolo del Priore. Come prevede la tradizione all’alba del giorno del “Corpus Domini”, ovvero la seconda domenica dopo la Pentecoste, viene eletto il Priore. Chi guiderà la Confraternita di Castelsardo per questo intero anno 2018/2019 sarà Garrucciu Giuseppe, confratello sin da giovanissimo. Generalmente molti confratelli sperano di essere eletti ed attendono questo incarico da molti anni, mentre altri esitano a farsi avanti date le grandi responsabilità ed i grandi sacrifici che li aspetterebbero acquisito questo ruolo.
La giornata dell’elezione del priore si sviluppa in questo modo: al mattino presto i Confratelli si avviano verso la chiesetta di Santa Maria per partecipare all’Assemblea. Appena giunti intonano il Veni Creator, invocazione allo Spirito Santo. Procedono quindi all’elezione a scrutinio segreto e con un doppio turno. Al primo ciascun consigliere, compreso il Priore, propone un solo candidato, ma mai sé stesso. Sono messi dunque in votazione nove candidati e tre di essi, tra i più votati, dopo essere stati sottoposti all’approvazione dell’Ordinario che potrebbe anche non accettarli, passeranno al secondo turno nel quale verrà eletto ufficialmente il nuovo Priore. Appena terminata l’elezione i Confratelli cantano il Te Deum, inno alla gloria di Dio e alle sue Opere mentre il neoeletto si inginocchia di fronte all’Altare fino alla fine del canto. A questo punto, i confratelli si congratulano e lo abbracciano, augurandogli buona fortuna. Dimostrandogli, con questo, di riconoscere la sua legittimità ed esprimendo la loro disponibilità alle future iniziative che proporrà.

Per quanto attiene al canto egli svolge un compito apparentemente semplice: scegliere i cantori. Per tutte le cerimonie, infatti, i Confratelli entrano nel canto solo su invito del Priore, il quale decide la formazione dei cori che è di sua esclusiva competenza. Scegliere i cantori (o “far uscire” come si usa dire a Castelsardo) non è una semplice decisione perché la scelta di alcuni presuppone l’eliminazione di altri e quasi tutti i problemi nascono da questa esclusione. Soprattutto in questo caso, compito del Priore è aprire un varco fra le esigenze dei cantori, cercando di trovare sempre un punto di incontro.
Il Priore ha il compito di convocare le assemblee ed il consiglio, fissare l’ordine del giorno ma soprattutto fare in modo che tutti i Confratelli partecipino a tutte le cerimonie devozionali, messe in scena dalla Confraternita.
Caratteristica di queste cerimonie è la particolare forma di teatro sacro alla quale ci si riferisce come modello da seguire, sviluppatasi intorno all’anno 1000 per rappresentare la Passione di Cristo durante la Settimana Santa. Uomini, donne, laici, e membri dei comitati con le bandiere dei diversi Santi Patroni festeggiati durante l’anno si muovono uniti nella processione secondo itinerari che la Confraternita ha l’esclusivo privilegio di disporre a suo piacimento.
Durante l’anno l’attività che più impegna la Confraternita sono i funerali. Si svolgono sempre durante il pomeriggio e la partecipazione della comunità dipende sia dagli impegni di ciascuno ma anche dalla stima per il defunto e la sua famiglia. Appena usciti dalla casa del defunto si forma la processione attraverso la quale si accompagna il morto nel suo cammino. Aprono la fila i diversi Comitati, preceduti dalle rispettive bandiere; la prima è quella di l’Animi (delle Anime) mentre Priore e Vescovo, in coda sulla destra, chiudono la prima parte del corteo.

La forma processionale che caratterizza i funerali, dal punto di vista sonoro, si sviluppa in quattro parti:
- Silenzio cerimoniale (membri dei comitati);
- Canto (Confratelli);
- Pianto e silenzio di dolore (familiari del defunto);
- Discussioni di vario genere (parlottare comune).
Riguardo al canto, un Confratello, scelto dal Priore per quell’occasione, intona il Miserere dei morti a carattere recitato, su trama armonica e melodica semplice, secondo un sistema responsoriale con la bogi.

Questo brano è tratto dalla tesi:

La quinta voce, una tradizione castellanese

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Informazioni tesi

  Autore: Maria Francesca Moro
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2017-18
  Università: Università degli Studi di Torino
  Facoltà: Scienze Umanistiche
  Corso: Dams - Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo
  Relatore: Ilario Meandri
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 55

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Parole chiave

tradizione
etnomusicologia
quintina
castelsardo
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