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La quinta voce, una tradizione castellanese

La quinta voce, una tradizione Castellanese è il titolo della mia tesi.
Tesi il cui argomento principale riguarda la Confraternita Oratorio di Santa Croce di Castelsardo; città del nord Sardegna nella quale le feste e le processioni scandiscono i tempi di quasi ogni abitante del paese.
In quest’ottica la Chiesa di Santa Maria assume un ruolo fondamentale. Sede della confraternita dal 1952, la chiesa è il luogo in cui i confratelli cantori dell’Oratorio Santa Croce si preparano per i rituali o le cerimonie alle quali sono chiamati a partecipare. I più importanti sono i rituali della settimana santa ed in modo particolare la giornata del Lunissanti che per i cantori è il centro stesso dell’anno.
Fin da subito i confratelli si resero conto che durante l’esecuzione di alcuni canti non si sentivano solo le quattro voci dei componenti del coro ma se ne percepiva una quinta. Si era dunque di fronte ad un importante fenomeno acustico; la quintina.
Si tratta infatti di un'illusione acustica in quanto nonostante i cantori che eseguono i canti siano quattro, l'orecchio percepisce ben cinque voci. Dopo aver studiato le teorie contrastanti di due etnomusicologi e verificato quale delle due fosse valida, ho approfondito la questione analizzando i diversi armonici con il software RX per capire il principio del fenomeno.

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2 Introduzione La Sardegna è un’isola ricca di tradizioni che gli abitanti tramandano da una generazione all'altra da tempi antichissimi. Oltre allo straordinario territorio, ad usi e costumi, riti e misteri che rendono unica questa regione, ciò che la contraddistingue maggiormente è la ricca tradizione musicale, sia orale che strumentale; una delle più antiche del mediterraneo. In diverse culture musicali il canto nasce dalla necessità di accompagnare occasioni cerimoniali o rituali: iniziazione delle ragazze, nascita di un bambino, la morte di un familiare etc. 1 Ogni cultura musicale organizza la voce, in forma monodica o polifonica e i relativi parametri timbrici, plasmando l’espressività vocale come mezzo di comunicazione e di espressione tra diversi individui. Nella storia della tradizione della musica Sarda, in un primo periodo, vi era una netta distinzione tra musica popolare e musica colta. La musica popolare sviluppatasi prima nelle zone rurali e poi diffusasi maggiormente grazie alle gare di canto nelle piazze durante le quali ciascuno intonava la propria canzone seguendo l’istinto, aveva come scopo principale quello di creare un clima gioviale e comunitario. Coloro che si occupavano di musica colta, i bottegai, si preoccupavano solamente di vendere quest’ultima a caro prezzo ma quando videro che la musica popolare progrediva e si sviluppava polifonicamente, cominciarono a raccoglierla copiandone solo le parti più significative perché spesso non erano in grado di studiarla e trascriverla nella sua completezza. 2 Non abbiamo documenti ufficiali che testimoniano la nascita della polifonia, sebbene rare fonti iconografiche o resoconti dei viaggiatori provano l’esistenza della musica fin dai tempi antichi. Un esempio è il bronzetto itifallico, reperto archeologico che risale al VII-VI secolo a.C. ritrovato ad Ittiri, paese limitrofo 1 Fornire un supporto teorico allo studio della musica in quanto comportamento umano generato all’interno di contesti sociali e comunitari specifici è l’obiettivo primario di ogni ricerca etnomusicologica. Si vedano sul punto le opere di Alan P. Merriam e John Blacking (ad esempio MERRIAM 1964 e BLACKING. 1973). 2 FARA,1998: 286.

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Informazioni tesi

  Autore: Maria Francesca Moro
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2017-18
  Università: Università degli Studi di Torino
  Facoltà: Scienze Umanistiche
  Corso: Dams - Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo
  Relatore: Ilario Meandri
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 55

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Parole chiave

tradizione
etnomusicologia
quintina
castelsardo
fenomeno acustico

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