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Il welfare state e il welfare aziendale in Italia: criticità e prospettive

Il secondo welfare

In uno scenario in cui la crisi economica costringe i governi europei ad un regime di austerità, le politiche sociali non sono più in grado di coprire i nuovi e mutevoli bisogni sociali della popolazione. Altri attori fanno, così, il proprio ingresso nell'arena del welfare per contribuire con risorse economiche, organizzative e relazionali all'integrazione dei servizi lasciati scoperti dallo Stato. Stiamo parlando del secondo welfare, un nuovo paradigma che dal 2010 si è fatto strada nel dibattito pubblico. Con tale termine si intende un insieme di programmi di protezione e investimento sociali a finanziamento prevalentemente non pubblico fornito da un'ampia gamma di attori privati, operanti in reti contraddistinte da un forte ancoraggio territoriale, che si affiancano ed integrano con misure e politiche pubbliche di welfare (Maino e Ferrera 2013; 2015). «[…] Si tratta quindi di azioni realizzate da attori sia profit che non profit – come aziende, assicurazioni, sindacati, associazioni datoriali, enti bilaterali, fondi integrativi, fondazioni, associazioni di volontariato, mutue, enti religiosi, cooperative e imprese sociali – che a diverso titolo sono in grado di offrire un ampio ventaglio di programmi e interventi sociali per affrontare i rischi e i bisogni dei cittadini. Queste azioni non intendono sostituirsi a quelle garantite dal primo welfare, di natura pubblica e obbligatoria, sostituendo spesa pubblica con spesa privata ma, al contrario, si propongono di mobilitare risorse aggiuntive attraverso azioni sussidiarie ai “tradizionali” interventi dello Stato. Tali risorse – economiche, finanziarie, organizzative e umane – permettono quindi agli attori privati operanti sui territori di affiancare gli attori pubblici nello sviluppo, nella gestione e nell'erogazione dei servizi sociali […]» (Maino F., 2017, p. 32). È un welfare mix, quindi, caratterizzato dalla cooperazione dei diversi soggetti, pubblici e privati, che vivono e operano sul territorio e nelle comunità locali (Mallone G., 2013, p. 6).
Affinché si realizzi questo welfare community, è necessario ridisegnare i modelli di governance e i processi di policy-making.
Gli enti locali sono, infatti, sempre più chiamati ad assumere un ruolo pro-attivo e di coordinamento dei diversi stakeholder in campo, configurando modalità innovative di rapporto fra i soggetti che a diverso titolo possono concorrere a programmare, finanziare e produrre servizi ed interventi sociali. Creare una network governance permette, infatti, alla molteplicità degli attori coinvolti di implementare i processi di policy-making collaborando e condividendo risorse tra di loro. È, dunque, necessario a tal fine superare la centralizzazione dei poteri in mano allo Stato in favore di una loro ripartizione fra diversi livelli istituzionali sulla base di competenze specifiche e incentivare l'inclusione della società civile nelle fasi di programmazione e nei processi decisionali (Maino F., 2017, p.33).
A livello normativo ci si appella, invero, al principio di sussidiarietà verticale che favorisce il decentramento degli organi periferici: nel rispetto dell'autonomia degli enti locali, gli organi superiori intervengono qualora l'esercizio delle funzioni da parte dell'organismo inferiore sia inadeguato per il raggiungimento degli obiettivi. Tuttavia, il suddetto principio risulta dissociato dall'applicazione del federalismo fiscale comportando per lo Stato eccessivi costi: «[…] lo Stato risulta il “pagatore di ultima istanza” di una spesa che avviene ormai senza adeguati meccanismi di responsabilizzazione, in gran parte regionale e locale. Il tutto ha favorito la duplicazione di strutture, l'esplosione di costi, la mancanza di trasparenza […]» (Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, 2009, p.19). In altre parole, il centrismo si è interrotto dando origine al decentramento e dando, quindi, la possibilità agli enti locali di tessere relazioni con altri attori a livello locale, ma non è stato accompagnato dal federalismo fiscale.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il welfare state e il welfare aziendale in Italia: criticità e prospettive

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Informazioni tesi

  Autore: Giulia Nociforo
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2017-18
  Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Facoltà: Sociologia
  Corso: Sociologia
  Relatore: Carmelo Bruni
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 91

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