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Specchi, doppi, nonsense: il sentiero del ''riflesso'' da Luigi Pirandello a Lewis Carroll

Il senso del ''nonsense''

Una delle caratteristiche più appariscenti del nonsense è l’alto grado di improbabilità con la quale vengono associati gli elementi che lo costituiscono, ed è per sua natura esule da ogni teoria che riconduce al razionale. Il nonsense nei suoi termini primordiali rappresenta l’affiorare del materiale grezzo dell’inconscio, che nel suo riemergere lontano da ogni remoto senso di logica svela il suo originale contenuto, e in tal modo privo di ogni manomissione razionale si configura senza un rilevante contenuto specifico.
Il rifiuto che il nonsense attua nel manomettere un contenuto latente è l’essenza stessa da cui trae origine il nonsense, che proprio per la sua incongruenza procura una siffatta sensazione di piacere.
Secondo quanto afferma Deleuze, il senso dentro il nonsense non è mai dentro alla proposizione, ma al di fuori di essa. Tra il senso e la proposizione c’è la stessa frattura esistente tra parola e significato. Il senso è presupposto nel momento stesso in cui si formula una proposizione, ma il paradosso fondamentale del linguaggio è che «non dico mai il senso di quello che dico».
Nel Motto di spirito di Sigmund Freud c’è la sintesi di due elementi la cui associabilità è considerata impensabile dal senso comune. La nuova formazione provoca stupefazione e meraviglia, e immediatamente dopo illuminazione.
Tra il motto di spirito e il nonsense c’è una base formativa uguale, in quanto c’è il coagularsi di associazioni impensabili, ma sono diverse le intenzioni. Il motto di spirito serve infatti a far emergere un pensiero trattenuto nel preconscio dalla censura, e a carattere liberatorio, poiché trova il modo di eludere la censura procurando così un immediato sollievo, e in tal senso permette di evitare le conseguenze devastanti che tale contenuto potrebbe avere se venisse espresso in termini normali. Nel nonsense c’è sorpresa e meraviglia, le prime due istanze della ricezione del motto di spirito, ma nel terzo momento, quello dell’illuminazione, se ne distacca, perché dà le coordinate per avere l’impressione di capire, ma poi non concretizza questa impressione sopra un contenuto specifico. L’avvio del procedimento semantico è indispensabile al nonsense, esattamente come a qualsiasi altra forma di comunicazione.
Sia il nonsense che il motto di spirito hanno la peculiarità dell’impossibilità di esprimere un concetto in un modo piuttosto che in un altro, attraverso l’uso modulare di parole che non può variare, pena infatti l’immediato crollo dell’effetto di meraviglia e di illuminazione. Il rigore e la precisione richiesta nel lavoro arguto è uguale a quella richiesta nel nonsense. Dentro al nonsense agisce buona parte del lavoro arguto, perché avviene un’associazione imprevedibile e improbabile ed essa viene espressa con un’unica formula insostituibile, ma tutto questo lavoro non è posto al servizio della funzione liberatoria.
Modello paradigmatico di nonsense si riscontra nel famoso incontro di Lautréamont tra un ombrello e una macchina da cucire sopra un tavolo operatorio, tale stortura di associazioni riconduce ad una decontestualizzazione sintesi di elaborato disturbo associativo.
Donald Rackin chiama questo processo: distruzione dei presupposti del linguaggio; tale processo meccanico, passa per l’assurdo e confluisce in quella distruzione della sicurezza della parola.
Stessa direttiva subiscono le associazioni “disturbate” che nel loro divenire frantumano la sicurezza ontologica dell’Io. La distruzione della semantica etimologica e della conseguenziale insicurezza che questa provoca, si rintraccia «su quei certi principii astratti e generali» nella quale è ascrivibile la severa incomunicabilità data dal non intendersi “comune”, corrosivo indeducibile della vita, che entra in vertiginosi conflitti nel contatto con gli altri. La parola in questa chiave di lettura è leggibile alla stregua di elemento disgregante, incontrollato e apportatore di disagio. Nel nonsense agisce prima di tutto il rifiuto di determinarsi su un contenuto specifico e vi sono insite per natura la disgregazione delle categorie di spazio e tempo e le eversioni di carattere linguistico. Secondo la studiosa Elizabeth Sewell il nonsense ricondotto a termini logistici, è un gioco che la mente si concede per garantire a se stessa la sopravvivenza della propria tendenza all’ordine, contro l’opposta tendenza oscura e pericolosa manifesta al completo disordine. [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

Specchi, doppi, nonsense: il sentiero del ''riflesso'' da Luigi Pirandello a Lewis Carroll

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Informazioni tesi

  Autore: Lorena Torrisi
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2012-13
  Università: Università degli Studi di Catania
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Lettere moderne
  Relatore: Rosario Castelli
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 179

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