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Criminalità minorile in Italia. La mediazione penale per minori autori di reato

Il senso educativo del processo penale minorile

Il codice penale del 1930 e la legge istitutiva del Tribunale per i minorenni (R.D.L. n. 1404/1934) davano vita ad una giustizia più benevola nei confronti dei minorenni imputabili prevedendo anche una composizione speciale del collegio giudicante arricchita della competenza di componenti privati "benemeriti" dell'assistenza sociale.
Con la Costituzione italiana e i contributi alla riflessione e alla produzione legislativa offerti dalle Convenzioni internazionali, il minorenne da soggetto da proteggere è diventato a pieno titolo soggetto portatore di diritti soggettivi autonomi e un interlocutore che deve essere messo in grado di dialogare con le istituzioni per comprendere il disvalore dei fatti commessi e di assumersi responsabilmente l'impegno di riattivare il processo educativo interrotto o deviato dal fatto di reato.
In Italia l'idea di un diritto penale propriamente mite, pacato e flessibile, fondato sulla responsabilizzazione dell'autore del reato, piuttosto che esclusivamente sulla sua punizione, ha cominciato a farsi strada nel corso degli anni Ottanta, trovando nel processo penale minorile un campo di osservazione e di riflessione estremamente significativo. Oggi, a oltre trent'anni dalla riforma del processo penale minorile, questo si dimostra il campo in cui meglio si esprime la giustizia mite, una giustizia che si fonda su una vera e propria scommessa antropologica e sulla capacità dell'uomo di orientare la propria vita al bene e al giusto.
La Costituzione italiana ha solennemente impegnato la Repubblica a proteggere "la maternità, l'infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo" (Art. 32, comma 2) e questo ha orientato l'interpretazione giurisprudenziale dei Tribunali per i minorenni, anche prima della riforma del procedimento penale del 1988, nel preservare il processo educativo in atto che riguarda il minore autore di reato.
La Costituzione ha come obiettivo il reinserimento sociale del minorenne, finalizzando in senso più che mai educativo la pena che può essergli irrogata: l'Art. 27 comma 3 non lascia adito a dubbi: "Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato". Anche dall'Art 31 comma 2 si evince che "La giustizia minorile deve essere improntata all'essenziale finalità di recupero del minore deviante mediante la sua rieducazione e il suo reinserimento sociale".
All'interno delle Disposizioni sul Processo Penale a carico di imputati minorenni vi sono una significativa serie di norme dalle quali si evince come il processo debba avere come suo obiettivo principale quello di realizzare una ripresa dell'itinerario educativo del minore e si articoli in modo tale da poter contribuire allo svolgimento di questo itinerario.
Tutto il processo si sviluppa sul piano educativo volto a recuperare il minore. Basti pensare al fatto che le Disposizioni impongono al giudice e ai servizi di predisporre prima un progetto processuale, ovvero una strategia per definire se è opportuna (e con quale strumento) una rapida fuoriuscita del minore dal sistema penale, e poi un progetto educativo che utilizzi tutte le risorse del ragazzo e del suo ambiente di vita per ritessere le fila di un itinerario di sviluppo della personalità.
L'Art. 1 del D.P.R. n. 448/1988 dispone che le norme previste siano applicate in modo adeguato alla personalità e alle esigenze educative del minorenne, secondo il principio di adeguatezza: questo conferma che il processo penale deve essere profondamente rispettoso della specificità della condizione minorile.
Si può allora affermare che tutta la filosofia delle nuove disposizioni processuali si impernia sul fatto che il processo non deve contrastare e confliggere con quelle esigenze educative che il minore ha e che vanno salvaguardate. La funzione educativa, quindi, non si materializza nel promuovere con l'insegnamento e con l'esempio lo sviluppo delle facoltà intellettuali e delle qualità morali di una persona, specialmente di giovane età; neppure consiste in un aiuto fornito al minore per divenire autosufficiente. [...]

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Criminalità minorile in Italia. La mediazione penale per minori autori di reato

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Informazioni tesi

  Autore: Linda Bruni
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2019-20
  Università: Università degli Studi di Firenze
  Facoltà: Pedagogia
  Corso: Dirigenza scolastica e pedagogia cliica
  Relatore: Stefano Becucci
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 149

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Parole chiave

italia
minori
criminalità
devianza minorile
mediazione penale
restorative justice

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