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L'elaborazione digitale nella fotografia di moda

Il soft-focus di David Hamilton

“Cacciatore di sogni, l’uomo dagli occhi chiari insegue farfalle adolescenti con ali tenui, appena uscite dalla crisalide. Con delicatezza, per non sciuparle, le imprigiona immediatamente in una grande casa perduta, la sua casa, dove le osserva a lungo… Il fantomatico cacciatore di camera in camera, silenzioso come le sue farfalle. È alla ricerca di qualcosa, di cui ignora completamente la natura. Spinge, dolcemente, il battente di una porta. Si ferma. Osserva e, finalmente, vede. Il suo nome è David Hamilton…”.
Questo è l’incipit con cui Alain Robbe-Grillet presentava il primo volume di David Hamilton “Reves de Jeunes Filles”, ovvero (Sogni di fanciulle).
David Hamilton afferma che: “Le istantanee scattate furtivamente, dopo uno spuntino sulla spiaggia, o al crepuscolo, quando i corpi si abbandonano e si addolciscono, quando l’attenzione si allenta”, sia il segreto che caratterizza le proprie immagini.
Hamilton nasce a Londra nel 1933. Durante il periodo della seconda guerra mondiale, interruppe la scuola e trascorse i suoi giorni per qualche periodo, come sfollato, nelle campagne di Dorset.
Questa piccola parentesi è stata di fondamentale importanza per la formazione del suo linguaggio artistico, uno stile di rappresentazione caratterizzato dal soft-focus. La particolarità delle sue immagini sgranate lo hanno consacrato al successo. Ha lavorato come graphic designer, poi direttore artistico della rivista ELLE, un magazine britannico. Regista occasionale ha anche girato dei film: Bilitis, Tenere cugine, Primi desideri, sono alcuni dei suoi lavori. Principalmente però è conosciuto come fotografo; lascia un considerevole patrimonio artistico di immagini a contenuto erotico, per il quale però, è anche stato criticato ed accusato di pornografia. Non è mai caduto tuttavia nell’erotismo banale di facile impatto e commerciabilità che molti gli avevano proposto. È sempre rimasto coerente con la propria sensibilità personale, delineando sempre un filo comune nel proprio linguaggio artistico e nella sua ricerca espressiva. Nelle immagini di Hamilton tutto sembra un velato sogno fiabesco.
La fanciulla che inconsapevolmente si prepara a diventare donna è il segno distintivo che caratterizza l’intera ricerca artistica di Hamilton. Una sensibilità sprigionata e confluita nella luce sfumata del crepuscolo, nei tendaggi che racchiudono nella penombra segreti inconfessati.
L’intimità svelata senza pudore. Totale abbandono perpetrato davanti all’obiettivo del fotografo.
Fanciulla adolescente piena di bellezza allo stato puro e di spontaneità, ancora incontaminata dai pregiudizi degli adulti. Una bellezza innocente e fragile.
Questa libertà di abbandono e libertà nei gesti delle giovani ragazze, è facilitata da più elementi.
Uno, la vita in comune nella casa di Ramautuelle, crea un ambiente familiare. Due, le lunghe colazioni sulla spiaggia che le fa sentire a loro agio. Tre, l’incantevole sole delle spiagge di St. Tropez. Quattro, modelle che non hanno imbarazzo nello spogliarsi, disinvolte nel mostrarsi nude, fattore questo ultimo - a detta del fotografo - considerato normale per le ragazze scandinave, le quali praticano il nudismo con i loro genitori e quindi convivono con il loro corpo in un rapporto armonico, privo di complessi. La prima fotografia che ha svelato il talento di Hamilton al grande pubblico è stata scattata nel 1969 e pubblicata dalla rivista tedesca Twen. Le immagini di Susanne, ispirate da una canzone di Léonard Cohen, sprigionavano tutta la sua vena romantica, in un connubio di profumi delicati, luce dolce e soffusa, armoniche forme sfumate dei corpi. Hamilton non si è mai rivolto ad agenzie di moda per procurarsi modelle professioniste, ma ha sempre privilegiato ragazze che non sapevano né posare, né truccarsi, che mostrassero invece l’assoluta naturalezza dei gesti e dei modi di fare.
Hamilton non ha particolare abilità nella tecnica fotografica, ma solo un forte senso estetico della composizione e della luce. Utilizza pellicola Ektachrome 200, montata su una apparecchiatura Minolta.
Il suo vero segreto? L’attrazione per la bellezza, l’innocenza, la fragilità.
Egli rimarrà sempre per eccellenza, il fautore di un erotismo delicato, senza malizia nè perversione.

Questo brano è tratto dalla tesi:

L'elaborazione digitale nella fotografia di moda

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Informazioni tesi

  Autore: Mirko Casamaggi
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Firenze
  Facoltà: Architettura
  Corso: Progettazione della Moda
  Relatore: Giorgio Verdiani
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 90

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