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Dal taoismo a Carl Jung - un'analisi dell'uomo dai testi fondamentali taoisti al pensiero occidentale moderno

Il Zhenren nel Zhuangzi

In questo paragrafo si analizza una parte del capitolo 6 del Zhuangzi, intitolato «Il Maestro supremo» (大宗師, da zong shi), affrontando la definizione di Zhenren come essere umano la cui natura risiede nella dualità e nella consapevolezza di essere parte di un tutto in costante movimento.

何谓真人?古之真人,不逆寡,不雄成,不谟士。若然者,过而弗悔,当而不自得也。
Che cosa si intende con Uomo Vero? L’essere umano autentico dell’antichità non si ribellava alla penuria e non si inorgogliva dell’abbondanza. non faceva progetti. Non rimpiangeva i propri errori e non si compiaceva dei propri successi.

La descrizione dell’uomo dell’antichità, definito autentico, vero (真, zhēn) si basa su di una danza degli opposti e sul loro equilibrarsi in questa figura consapevole di appartenere al Dao, all’universo e di partecipare ad un flusso che collega ogni cosa, estremamente eterogeneo e senza limiti chiari. I principi opposti yin e yang realizzano la loro armonia in un individuo che non pretende di essere superiore. Ad essere sottolineato spesso nei testi taoisti è infatti l’importanza di abbandonare la presunzione dell’intelletto di possedere la verità. L‘autenticità si nasconde non dietro la conoscenza approfondita di testi, ma dietro l’apparente ignoranza e semplicità dell’essere. Per il taoismo l’obiettivo principale non è quello di accrescere una conoscenza “quantitativa”, legata allo studio, o di accrescere la propria posizione sociale per diventare superiore all’altro, ma il preservare la propria vita nella semplicità. Non servono grandi obiettivi da raggiungere, grandi conoscenze ed un atteggiamento eroico per essere un Uomo Vero. Egli non fa progetti, non tenta di disegnare il percorso della propria vita, ma, semplicemente, lo segue, come l’acqua segue il corso del fiume. L’uomo taoista non agisce, ma trasforma «l’azione cosciente nella non azione non cosciente», partecipa al flusso delle cose cogliendo il frutto della trasformazione solo quando maturo e non prima, senza interferire nel processo, secondo proprio il concetto di efficacia cinese, che non basa ogni azione sull’idea di dover a tutti i costi perseguire un fine prestabilito.

L’identificazione in un io particolare, legato alla forma umana, ai desideri del corpo, è sintomo di una visione distorta e limitata della vita. Il testo afferma infatti che: «Quanto più profondi sono i suoi desideri, tanto più superficiale è la sua comprensione dell’azione del cielo». Il limite per eccellenza nella vita di un essere umano è rappresentato dalla morte, che colui che rimane ancorato ai bisogni terreni non riesce ad affrontare. La consapevolezza dell’Uomo Vero taoista di essere parte di un processo in continua trasformazione, di essere posto sullo stesso piano di ogni essere vivente e di non dover dimostrare alcuna superiorità, perseguendo la “spontaneità”, lo porta alla naturale accettazione degli avvenimenti della vita e delle sue fasi, tra cui quella della morte, considerata dal taoismo come parte della vita stessa.
Tornando infatti al capitolo 6 del Zhuangzi, questo prosegue:

古之真人,不知说生,不知恶死;其出不欣,其入不距;翛然而往,翛然而来而已矣。不忘其所始,不求其所终;受而喜之,忘而复之。
non si rallegrava di essere nato, né si rattristava di dover morire. Con leggerezza veniva al mondo e con leggerezza se ne andava. Non dimenticava il luogo del suo inizio e non cercava di conoscere il luogo della sua fine.

Per l’uomo taoista, la morte è il ritorno alla luce, è il ritornare dell’energia all’Uno.
La vita è un processo in continua trasformazione, di cui si può dire sia progressivo e continuo e che non rinvii ad un Io-soggetto specifico, ma abbracci l’esistenza di tutte le cose. La morte è quindi una delle fasi di questa trasformazione continua, a cui l’uomo, non considerabile separatamente da tutto il resto, contribuisce. La conoscenza, intesa come un tentativo di dare una spiegazione razionale alla morte, viene ancora una volta vista come non affine alla figura dell’Uomo Vero.
In ultimo, Zhuangzi afferma: «I suoi benefici si estendevano alle diecimila generazioni, senza che fosse motivato dall’amore per gli esseri umani». La vera guida è colui che non desidera essere tale, non è mosso dalla volontà di condurre gli altri, ma il suo agire spontaneo estende naturalmente i suoi benefici al popolo. Nel Zhuangzi sono presenti capitoli dedicati al governo del saggio, anche se in maniera minore rispetto al Daodejing. Ad esempio, il capitolo immediatamente successivo a quello appena trattato, ossia il capitolo 7, è intitolato «Rivolto a re e imperatori», in cui si afferma che: «il re illuminato porta nella sua azione di governo lo stesso spirito che caratterizza l’adepto solitario: deve in primo luogo correggere sé stesso e di conseguenza il mondo sarà ben governato».

Questo brano è tratto dalla tesi:

Dal taoismo a Carl Jung - un'analisi dell'uomo dai testi fondamentali taoisti al pensiero occidentale moderno

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Informazioni tesi

  Autore: Maurizia Nardella
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2021-22
  Università: Università degli Studi Gabriele D'Annunzio di Chieti e Pescara
  Facoltà: Lingue e Letterature Straniere
  Corso: Lingue e letterature straniere
  Relatore: Lilin Wu
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 36

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