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L'Azione Revocatoria Fallimentare dopo la Riforma

L’indebitamento complessivo

Recenti proposte interpretative della giurisprudenza e della dottrina, sono orientate nel senso di ritenere che la valutazione dell’effetto riduttivo della rimessa, che deve essere «consistente» e «durevole» per giustificarne la revoca, non vada riferita alla «esposizione» del conto corrente, ma bensì alla «esposizione complessiva» del correntista nei confronti della banca, comprensiva anche dei rapporti diversi dal conto corrente.

«Ai sensi dell’art. 67 1. fall., nel nuovo testo normativo, le rimesse in conto corrente bancario sono revocabili se sono intervenute nei sei mesi anteriori alla dichiarazione di fallimento ed abbiano ridotto in maniera consistente e durevole l’esposizione debitoria del fallito nei confronti della banca con la scientia decoctionis dell’accipiens, senza che possa più assumere rilevanza la distinzione tra conto passivo e conto scoperto elaborata nell’interpretazione giurisprudenziale emersa nella trascorsa disciplina per individuare le rimesse aventi natura solutoria.

Ai fini dell’azione revocatoria fallimentare, pur in presenza di un conto affidato e l’esistenza di un saldo attivo, occorre considerare le operazioni con cui la banca abbia estinto i propri crediti verso la correntista “(nella specie, pur sussistendo un contratto di affidamento inerente ad un rapporto di conto corrente in corso, ma di fatto non più operante, la banca aveva utilizzato le rimesse non per effettuare pagamenti a terzi nell’esercizio della funzione di intermediazione nell’ambito del rapporto di conto corrente in corso, ma per ripianare esposizioni del cliente derivanti da altri rapporti di import ed export operanti su conti separati con l’istituto, divenendo effettiva beneficiaria dei versamenti intervenuti)”.

Ai fini della valutazione della “consistenza” e della “durevolezza” della riduzione dell’esposizione debitoria del correntista per la revocatoria fallimentare delle rimesse in conto corrente bancario ex art. 67, terzo comma, lett. b), 1. fall., la movimentazione successiva del conto corrente che abbia esteso o ricreato il saldo debitore non esclude la revocabilità delle rimesse anteriori qualora non si sia trattato di operazioni di riutilizzo del conto da parte del cliente, ma di addebiti di posizioni creditorie della stessa banca (“nella specie, finanziamenti all’esportazione scaduti”).

Il requisito della “consistenza” e della “durevolezza” della riduzione dell’esposizione debitoria del correntista, ai fini della revocatoria fallimentare delle rimesse in conto corrente ai sensi dell’art. 67, terzo comma, lett. b), 1. fall„ va valutato alla luce dell’esposizione complessiva del cliente, quale risultante dalla sommatoria del debito di conto corrente e di quelli relativi ad altre forme tecniche di finanziamento, e sussiste qualora la riduzione superi le normali oscillazioni dei saldi di conto corrente.

L’art. 70, terzo comma, 1. fall. introduce un criterio per limitare l’oggetto della restituzione a seguito della revocatoria fallimentare e segna il limite quantitativo entro il quale il convenuto risponde; esso integra pertanto una condizione impeditiva che va eccepita tempestivamente dal convenuto sul quale incombe l’onere della prova, allegando e dimostrando quale fosse l’esatto ammontare della differenza fra la massima esposizione debitoria raggiunta dal fallito nel periodo c.d. “sospetto” ed il saldo finale, tenendo conto di tutte le linee di credito accordate, a prescindere dal fatto che al momento della rimessa fossero già state formalmente contabilizzate sul conto».

Questo brano è tratto dalla tesi:

L'Azione Revocatoria Fallimentare dopo la Riforma

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Informazioni tesi

  Autore: Luigino Narduzzi
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli Studi Guglielmo Marconi
  Facoltà: Economia
  Corso: Scienze dell'Economia
  Relatore: Andrea Morsillo
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 154

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Parole chiave

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riforma legge fallimentare
composizione negoziale crisi d'impresa
commissione trevisanato
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