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Risposte dell'Unione Europea alle crisi del 2008 e del 2020

L’intervento dell’UE nella crisi del Covid-19

La pandemia di COVID-19 ha causato un grave shock economico che ha avuto un grande effetto negativo nell'Unione europea. Gli effetti sul PIL dipendono sia dalla persistenza della crisi pandemica che delle manovre di contenimento e limitazioni utilizzate dai governi.
Nell'ambito del piano globale dell'UE ai fini di proteggere i cittadini e limitare l'impatto socioeconomico gravemente negativo della crisi pandemica, la Commissione Europea ha proposto la creazione di diversi strumenti di sostegno temporaneo agli stati membri dell’Unione.

– Eurobond
Uno degli strumenti di cui si è maggiormente parlato durante le prime fasi della crisi del Covid-19, erano gli Eurobond, ovvero dei titoli di debito emessi dall’Unione Europea.
I paesi con un forte rischio quindi con un debito pubblico notevole e con una debole crescita economica come l’Italia, sarà costretto ad approvvigionarsi risorse dal mercato con tassi d’interesse maggiorati; mentre invece altri paesi più diligenti possono ottenere le medesime risorse ma a tasso più contenuto. A determinare l’ammontare degli interessi sarà sia la durata che l’affidabilità dell’emittente, ovvero se il mercato reputa l’emittente in grado di rispettare gli accordi e versare puntuale le quote del debito.
Mentre se ad emettere il titolo non è un singolo paese ma una collettività come l’Unione Europea, il livello di garanzia sull’affidabilità di quei titoli sarebbe solidissimo e il tasso d’interessa sarebbe molto basso in quanto reputato dal mercato parecchio affidabile poiché a garantire ci sarebbe l’area euro e non lo stato singolo. Purtroppo, creare un debito comune è molto complicato, poiché comporterebbe per i paesi più virtuosi sacrificare la propria reputazione per chi invece non lo è, nonostante i benefici del risparmio sugli approvvigionamenti e una comunità più salda e solida. C’è anche il nodo delle politiche fiscali poiché ogni paese ha le sue politiche fiscali, i propri ministeri del tesoro a gestirle.
Per risolvere questo problema si provò a proporre un controllo centrale delle politiche economiche dei paesi membri con una maggiore inclusione fiscale e l’istituzione di un debito comune nell’Eurozona. Un meccanismo quindi dove le politiche di bilancio dei paesi membri diventano omogenee grazie ad un controllo della Commissione Europea, dove questa può decidere anche dove e in che quantità indirizzare i fondi nella spesa pubblica, con anche poteri sulla gestione della politica fiscale, quindi una crescita dal punto di vista della collaborazione e cooperazione all’interno dell'Europa. Però tra gli stati membri non c’è stato accordo e gli Eurobond non sono stati inclusi tra gli strumenti messi in campo dalla Commissione Europea.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Risposte dell'Unione Europea alle crisi del 2008 e del 2020

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Informazioni tesi

  Autore: Antonino Basiricò
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2020-21
  Università: Università degli Studi di Pisa
  Facoltà: Banca, Finanza e Mercati Finanziari
  Corso: Economia bancaria
  Relatore: Davide Fiaschi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 45

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