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La scoperta del nuovo mondo e dell'altro

L’istituzione dell’encomienda

Il fine ultimo della scoperta del Nuovo Mondo era la colonizzazione. Per far fruttare le terre e i territori conquistati, si rese necessaria la presenza dei coloni in queste zone, favorendo l’instaurazione di una repubblica cristiana, in modo tale che ciascun uomo potesse vivere in armonia e giustizia secondo il proprio rango. Lo scopo di tale azione fu estendere la cristianità, accrescere i patrimoni dei singoli principi spagnoli attraverso la coltivazione della terra. Come aveva affermato lo statista Juan Bautista Alberdi «gobernar es poblar» ovvero la scelta più naturale per amministrare e gestire quei territori, sarebbe stata l’insediamento di una popolazione creata da nuove genti [Interpretazione: la gente che condivide la stessa cultura, la stessa lingua e tradizioni, abitare nuovi territori e governare significa creare un nuovo stato e quindi un nuovo popolo].
Per la prima volta compare il termine encomienda in riferimento ai territori appena scoperti. L’encomienda era un patto con cui la Corona concedeva il dominio delle terre agli encomenderos, ovvero persone o corporazioni meritevoli a cui era dato per un periodo di tempo la gestione delle terre, dando loro il diritto sia per la riscossione dei contributi in denaro o beni, o attraverso i servizi pattuiti con gli abitanti. Spesso, infatti, i coloni spagnoli preferivano esercitare il dovere signorile ovvero avere gli Indios al proprio servizio dato che gli abitanti indigeni non avevano i soldi per pagare i servigi resi agli encomederos e pertanto non avevano altra scelta che lavorare per conto degli stessi. Tra l’altro, questi servizi includevano attività quali l’estrazione dell’oro nelle miniere o la coltivazione della terra. Tra le indicazioni dell’encomienda del 1503, date ad Ovando dalla regina Isabella di Castiglia, rientravano l’impegno ad integrare con molta diligenza gli Indios nelle nuove comunità, esattamente come si verificava nel territorio spagnolo. Ossia le popolazioni indigene dovevano essere istruite alla fede cattolica, dovevano eseguire dei lavori per conto della Corona come l’estrazione dell’oro dietro pagamento di un salario, affinché i sudditi potessero ben integrarsi nella società e diventare cittadini spagnoli. L’obiettivo di queste indicazioni era quella di civilizzare e ispanizzare i popoli del Nuovo Mondo. Nonostante ciò, Ovando, comendador mayor, diede una propria interpretazione alle direttive secondo la propria esperienza. La regina Isabella a malincuore dovette accettare le disposizioni di Ovando per ragioni di convenienza. Las Casas esplicitò tale idea, consigliando l’invio di alcune famiglie spagnole nelle comunità delle Antille per fornire un esempio giusto di industriosità e parsimonia al punto che qualora gli Indios avessero raggiunto un certo grado di indipendenza, sarebbero diventati dei vassalli a pieno titolo della Corona Spagnola. Queste avvertenze portarono in luce la poca moralità e mancanza di legalità dei coloni spagnoli. Infatti, nel corso del tempo, loro usarono gli incarichi ricevuti con pretenziosità, causando gravi danni agli Indios, facendoli lavorare come schiavi. Lo strumento dell’encomienda si rilevò assolutamente necessario per far sì che l’impresa della conquista delle Indie potesse durare nel tempo; da una parte gli autoctoni non volevano lavorare neanche dietro il pagamento di un giusto salario, d’ altra parte gli Spagnoli piuttosto che costituire una forza lavoro, non essendo in un numero adeguato, semplicemente erano giunti sui territori del Nuovo Mondo per esercitare la propria supremazia sugli indios. L’encomienda si rilevò necessaria per impedire la perdita dei mezzi di sostentamento della Corona, impedire che la terra fosse abbandonata e l’opera di conquista annullata. D’altro canto, serviva anche per impedire agli Indios di ricadere nell’ozio e nell’idolatria, mettendo così a repentaglio la possibilità di una conversione alla religione cristiana. I coloni spagnoli pensarono bene di legalizzare tale rapporto di sottomissione come rapporto signore-vassallo, garantendo stabilità sociale similmente a quanto accadeva in Castiglia già da molto tempo.

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La scoperta del nuovo mondo e dell'altro

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Informazioni tesi

  Autore: Raffaele Colaianni
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2021-22
  Università: Università degli Studi di Bari
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Filosofia
  Relatore: Annastella Carrino
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 45

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Parole chiave

evangelizzazione
indios
sacrifici umani
bartolomé de las casas
schiavitù naturale
juan ginés de sepúlveda

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