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Un nuovo approccio per il disturbo autistico: l'intersoggettività tra neuroscienze e psicoanalisi

L'autismo da una prospettiva complessa

Boucher. J nel (2001), analizzando le prospettive teoriche che per circa un secolo hanno caratterizzato la storia della patologia autistica nelle sue diverse sfumature, affermava come forse il destino della psicoanalisi sarebbe andato in contro ad una sua rinascita soltanto nel momento in cui la ricerca scientifica avrebbe messo in luce i substrati neurobiologici del funzionamento celebrale e il legame tra il quest'ultimo e il comportamento del bambino autistico; solo allora la psicoanalisi avrebbe ripreso il posto che gli spettava nella comprensione della fenomenologia autistica capovolgendone quella visione robotica fin ad adesso prevalente per riconoscerne la loro piena umanità, sensibilità in un mondo tutt'altro che anaffettivo. I progressi avvenuti nelle neuroscienze negli ultimi decenni, avvicinandosi sempre di più al campo di interesse della psicoanalisi, non solo hanno permesso di mettere in luce il substrato neuronale per l'intersoggettività creandone le basi per una possibile "risonanza reciproca" (Moccia G, 2009) ma ha anche esteso il suo studio nel campo di una delle patologie in cui risultano essere fortemente compresse le basi della socialità: L'autismo.

Il soggetto autistico, infatti, mostra fin dal primo anno di vita, delle evidenti difficoltà nell'istaurare un contatto affettivo con l'altro, nel condividere l'attenzione, nell'imitare il comportamento genitoriale, nel comprendere emozioni e sensazioni altrui, a cui si accompagnano anomalie a livello comunicativo e comportamenti ossessivi stereotipati. Con particolare riguardo verso quest'ultima è utile precisare come costituisca una delle manifestazioni sintomatiche dell'autismo meno comprese e su cui tutt'ora si cerca di fare chiarezza.

L'ipotesi che l'autismo potesse essere causato da una disfunzione nel meccanismo mirror è stata avanzata per la prima volta da gruppo di ricercatori in Scozia, sulla base dei dati sperimentali presenti nella letteratura riguardo il funzionamento dei neuroni specchio e sulla parzialità esplicativa delle teorie cognitive (Williams, 2001). L'effettivo coinvolgimento di tale meccanismo sembra emergere anche da studi successivi: Handjikhani et.al (2006) ha condotto uno studio morfometrico in cui ha analizzato le differenze anatomiche corticali tra soggetti di controllo e soggetti con diagnosi di Sindrome di Asperger, diagnosi di autismo e diagnosi di disturbo pervasivo dello sviluppo non altrimenti specificato. I risultati hanno mostrato un assottigliamento della materia grigia in aree corticali appartenenti al circuito MNS. Nishitami et.al (2004) attraverso uno studio di magnetoencefalografia con soggetti autistici durante compiti di imitazione del movimento delle labbra, ha dimostrato come nei bambini autistici vi era un ritardo di attivazione nel lobo frontale inferiore e nella corteccia motoria primaria di circa 45-60 millisecondi. Uno studio simile è stato condotto da Dapretto et.al (2006) nel valutare la funzionalità del circuito mirror nei soggetti autistici durante compiti che richiedevano di imitare e osservare espressioni emotive. I risultati mediante la fMRI hanno rilevato una minor attivazione correlata con la gravità sintomatica nel giro frontale inferiore. Uno studio più recente invece, ha analizzato la funzionalità del circuito mirror attraverso un compito richiedente l'attivazione della memoria di lavoro per stimoli fotografici del viso. I risultati hanno evidenziato una bassa attivazione in aree comprendenti l'area prefrontale inferiore sinistra e l'area temporale posteriore destra, contro un'attivazione maggiore nell'area fusiforme rispetto ai soggetti di controllo. Questi dati sono stati interpretati suggerendo come i bambini autistici ad alto funzionamento riescono a portare a termine compiti richiedenti la memoria di lavoro utilizzando però, uno stile di elaborazione asociale basato su un'elaborazione totalmente visiva senza il coinvolgimento delle aree appartenenti al circuito mirror (Koshino, 2008). Se gli studi fin qui riportati indicano una disfunzione nella reattività del sistema mirror specifico per i soggetti autistici, è bene ricordare come Rizzolatti negli ultimi anni, pur riconoscendo l'implicazione del circuito mirror nell'autismo, spinto dal desiderio di incrementare i dati a sua disposizione ha strutturato diversi esperimenti con l'obiettivo di cercare di comprendere se effettivamente il disturbo autistico è causato da una disfunzione primaria nel circuito mirror o se il deficit primario fosse correlato ad una alterazione nella concatenazione motoria sottostanti la rappresentazione dell'azione. [...]

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Un nuovo approccio per il disturbo autistico: l'intersoggettività tra neuroscienze e psicoanalisi

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Informazioni tesi

  Autore: Antonella Mangione
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2019-20
  Università: Università degli Studi di Messina
  Facoltà: Scienze Cognitive, Psicologiche, Pedagogiche e degli Studi Culturali
  Corso: Scienze e tecniche psicologiche
  Relatore: Ivan Formica
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 102

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