Valori e successo economico: la storia dell'Asia Orientale

Il dibattito sui valori asiatici si focalizza sull'Asia Orientale e ignora le altre regioni del continente. Limitando i valori asiatici a questa restrizione, possiamo parlare di culture della regione che rivelano una significativa “somiglianza famigliare” l'una con l'altra.
Questa affinità è data – tutti i pensatori attivi nel dibattito sono d'accordo – almeno per una minima parte dalla filosofia confuciana. Lee Kuan Yew -ex Primo Ministro di Singapore e principale promotore del dibattito sui valori asiatici -è convinto che il governo non possa agire in qualsiasi circostanza; ci sono delle situazioni, le “crisi estreme” le quali sono risolvibili solamente attraverso la famiglia e le relazioni umane. Lee inoltre sostiene che “il “modello occidentale” è stato il più delle volte accettato nell'area del sud-est asiatico per motivi di carattere storico o politico, finendo per costruire una “sovrastruttura” di facciata, il cui ruolo è di garantire al Paese una posizione non subordinata in ambito internazionale”.

Lee in sostanza asserisce che l'apparato politico/legislativo importato dai colonizzatori funge da “strato superficiale”, ben lontano dall'attecchire o dal ricomprendere nella sua sfera di appartenenza la cultura e la tradizione storiche dei Paesi della macroregione. Flavia Monceri denota la particolarità dell'Asia Orientale sul piano politico nella “capacità di trovare un compromesso fra istituzioni plasmate sul modello occidentale e relazioni sociali di tipo consuetudinario, ciò che peraltro costituisce un'ulteriore dimostrazione del fatto che il modello politico occidentale, ancora ritenuto universale da gran parte degli studiosi, per funzionare ha dovuto essere sottoposto a una profonda opera di rielaborazione, che lo ha modificato in modo sostanziale”.

Mahbubani, altro vivace esponente del dibattito, definisce il concetto di valori asiatici attraverso il riconoscimento dello spostamento del potere all'interno delle civiltà. Se nel ventesimo secolo i centri del potere erano due (Europa, America del Nord) nel ventunesimo diventano tre (Europa, America del Nord, Asia Orientale). Mahbubani pensa, a ragione, che gli occidentali non abbiano ancora avvertito completamente l'accresciuto status politico e la sempre maggiore importanza di potenze non occidentali in ambito internazionale. I pensatori occidentali, secondo Mahbubani, non riescono e comprendere, e quindi ad accettare, che lo sviluppo economico dei Paesi non occidentali possa nascere da basi autoctone, proprie degli Stati, senza che il modello occidentale sia il fattore di crescita determinante.