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Innovazione tecnologica nel settore della gestione patrimoniale. Fintech e Robo-Advisor

La costruzione dei portafogli

Per capire come viene decisa l’allocazione degli asset e la selezione degli strumenti di investimento, è necessario comprendere il complesso processo di costruzione dei portafogli. Anche se esistono svariate tipologie diverse di robo-advisor, tutti seguono logiche simili che poi però nel tempo portano a risultati diversi.

Scelta degli ETF
I servizi di robo-advisor utilizzano quasi esclusivamente strumenti di investimento passivi, ovvero che replicano indici o specifici settori. A differenza degli strumenti attivi che cercano di realizzare una performance superiore ad un determinato benchmark prendendo posizioni su determinati titoli, gli investimenti passivi portano statisticamente a risultati migliori. Un recente studio condotto nel 2020 e successivamente citato in un articolo della rivista specializzata in finanza Business Insider, ha riscontrato che su un periodo di 15 anni, più dell’80% dei fondi a gestione attiva sottoperforma l’indice S&P500 (uno dei più importanti indici utilizzati come benchmark). Questo è dovuto a una serie di fattori, in primo luogo la continua negoziazione di titoli genera costi e commissioni estremamente superiori rispetto a uno strumento passivo che replica un indice, e naturalmente questi costi vanno a incidere
sulle performance nel lungo periodo. Un fondo a gestione passiva ha mediamente commissioni che oscillano tra 0,3% e 0,6% annuo, mentre per quelli attivi le percentuali sono spesso superiori all’1%. Se consideriamo, inoltre, che nella gestione attiva vengono fatte continuamente operazioni sui mercati, anche se al giorno d’oggi i trader dispongono di tanti dati da analizzare e teorie da applicare che possono aiutare a prevedere gli sviluppi futuri di aziende e persino nazioni, non si può negare che tutto ciò sia per definizione incerto e quindi non privo di rischi, ed è quindi statisticamente impossibile scegliere sempre il tempismo perfetto per massimizzare i guadagni, o minimizzare le perdite.
In ultimo, considerando la teoria dei mercati efficienti, dove si afferma che tutte le informazioni sono riflesse nei prezzi del mercato, e in caso di anomalie, queste ultime sarebbero così piccole che non potrebbero essere sfruttate, è inevitabile considerare l’investimento passivo come una delle migliori opzioni su cui investire.
La selezione degli ETF avviene sulla base di criteri e vincoli definiti dal management del robo-advisor, storicamente uno dei parametri più importanti è quello della liquidità, in quanto deve essere semplice e veloce comprare e vendere grosse quantità in qualsiasi momento, ed inoltre rimanendo nell’ottica di minimizzare i costi e le commissioni, si riesce ad avere un ridotto spread bid-ask durante la fase di compravendita.
Finito il processo di selezioni rimarranno soltanto un limitato numero di ETF che verranno poi differenziati per asset class ed emittente.

Scelta dell’asset class
Una asset class è per definizione un insieme di titoli con caratteristiche simili. Questi vengono raggruppati in base all’area geografica, per tipologia di investimento, per settore industriale o altre caratteristiche decise dal management. Ogni player utilizza un diverso numero di asset class e stabilisce differenti divisioni (come è visibile nella tabella sottostante), per esempio Moneyfarm e Wealthfront ne selezionano 11, ma altri servizi si spingono addirittura fino a una trentina di asset class diverse. Un maggior numero di asset class migliora la frontiera efficiente, ma può anche dare una falsa sicurezza. Infatti, il processo di ottimizzazione dei portafogli avviene analizzando i dati storici, che però non è detto che vengano replicati in futuro. Più è grande e vasto il numero di asset class e più sarà probabile che si verifichi un errore nell’analisi dei dati, che può sfociare in una sovrastima del rendimento o sottostima della deviazione standard.

Ottimizzazione media varianza
Una volta scelte le classi su cui si vuole investire, occorre ottimizzare l’allocazione per ogni livello di rischio. Questa ottimizzazione viene eseguita seguendo la Modern Portafoglio Theory (MPT), elaborata dall’economista premio Nobel Harry Markowitz, nel 1990. Questa teoria sostiene che per creare un portafoglio funzionale è necessario selezionare dei titoli che, combinati assieme, minimizzano il rischio e massimizzano i profitti. Un punto fondamentale della teoria è la correlazione, in quanto Markowitz sostiene che i titoli presenti nel portafoglio non devono essere correlati tra di essi. Un’ altra importante linea guida è che il portafoglio deve essere esaminato in funzione al :
1. Rendimento atteso: quanto in termini di guadagno l’investitore si aspetta di ottenere da uno o più titoli nel futuro.
2. Il rischio: parametro da calcolare in termini di varianza dei rendimenti.

Il rendimento atteso è dato dalla somma ponderata dei rendimenti di ogni singola attività. Ad esempio, se un portafoglio fosse formato da 3 titoli differenti, tutti con lo stesso peso all’interno del paniere ma con rispettivi rendimenti attesi del 3,5%, 5%, 8%, il rendimento atteso del portafoglio sarà del 5,49%. Il calcolo deriva da:
(3,5 X 33,3%) + (5% X 33,3%) + (8% X 33,3%) = 5,49%

Per calcolare invece il rischio, bisogna considerare gli scostamenti di ogni attività, e la correlazione che intercorre tra ciascuna coppia che è misurata dal coefficiente di correlazione. Quest’ultimo può avere un valore compreso nel range tra -1 e +1 e permette di individuare tre differenti scenari:
1. Coefficiente di correlazione > 0: La coppia di titoli è correlata positivamente;
2. Coefficiente di correlazione < 0: La coppia di titoli è correlata negativamente;
3. Coefficiente di correlazione = 0: I due titoli non sono correlati.

Ciò significa che quando il coefficiente di correlazione tra i due titoli è inferiore a 1 (correlazione imperfetta), vuol dire che i due titoli presentano un grado di diversificazione tale da garantire un rischio complessivo inferiore rispetto al rischio medio dei titoli in cui si è investito.
Raccogliere tutti questi dati per ogni singolo portafoglio è di fondamentale importanza, in quanto serviranno successivamente per compararli fra di loro su di un grafico in cui si andrà a costruire la cosiddetta frontiera efficiente. Il grafico risultante è rappresentato da un’iperbole inclinata verso l’alto su un sistema di assi cartesiani. La frontiera efficiente è composta dai portafogli posti lungo la curva, che per un dato rendimento hanno minor rischio e per un determinato grado di rischio hanno maggior rendimento. I portafogli che si andranno a collocare sotto la frontiera sono detti inefficienti, mentre quelli posti lungo la frontiera sono i portafogli efficienti, ovvero la miglior combinazione possibile tra rischio e rendimento.
I gestori devono quindi raccogliere tutti i dati e stimare la volatilità, il rendimento atteso di ciascuna classe di investimento e le rispettive correlazioni tra le classi. Non tutti i gestori sono molto trasparenti su questo tema, anche se nella maggioranza dei casi vengono utilizzati i dati storici, oppure, viene analizzata la volatilità implicita nelle opzioni per avere uno sguardo più orientato al futuro.
Un esempio è Wealthfront che determina la volatilità tramite un metodo misto. Tiene in considerazione la deviazione standard storica nel lungo periodo, nel breve e la volatilità attesa, implicita nei prezzi delle opzioni. Per determinare la correlazione si affida invece ai dati storici, sia nell’orizzonte temporale del breve che del lungo termine. Il rendimento atteso viene calcolato con il modello Black Litterman, che oltre a tenere presente i rendimenti di equilibrio ( Modello CAPM) permette di considerare le prospettive e visioni degli analisti del robo-advisor.

Costruzione e implementazione
A questo punto le informazioni sul mercato sono complete e soddisfacenti, manca soltanto l’implementazione. Proprio in questa ultima fase spesso i gestori applicano gli ultimi vincoli e regole. Prendendo come esempio il caso di Moneyfarm, queste ultime sono le seguenti:
1. Portafogli sempre investiti al 100% ;
2. Minimo 6 ETF per ogni portafoglio ;
3. Nessuna posizione short ;
4. Non si utilizzano strumenti con leva.

Per finire il processo, si investe in uno degli ETF selezionati, secondo l’allocazione decisa dall’algoritmo che ottimizza media-varianza e tenendo sempre presente i vincoli decisi precedentemente. Per ogni asset class sono disponibili più ETF, ma si investirà soltanto in uno per minimizzare i costi di commissione e compravendita.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Innovazione tecnologica nel settore della gestione patrimoniale. Fintech e Robo-Advisor

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Informazioni tesi

  Autore: Enrico Cassese
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2020-21
  Università: Università degli Studi di Bologna
  Facoltà: Ingegneria
  Corso: Ingegneria gestionale
  Relatore: Alessandro Grandi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 54

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Parole chiave

gestione patrimoniale
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