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La cultura d’impresa come strategia comunicativa: Il caso Piaggio

La crescita di attenzione agli archivi d’impresa in Italia

Qual è stato in Italia il percorso culturale che ha influenzato la conservazione dei documenti e ha condizionato o meno il comportamento dei protagonisti degli archivi d’impresa: aziende, storici e archivisti?

L’entrata in vigore della realtà ente-regione e il successivo ampio trasferimento di funzioni dallo Stato alle regioni dopo la riforma del titolo V della Costituzione (autonomie dei comuni e province), portata a termine nel 2001, è stata l’occasione di riflessione per la riscoperta dei patrimoni archivistici dei distretti produttivi o comunque delle realtà economiche dei territori.

Con il nuovo secolo, negli anni che stiamo vivendo, si verifica il cambiamento avviato proprio all’inizio degli anni Settanta e che riporta ad una data precisa nella nostra storia del rapporto tra documentazione d’impresa, ricerca storica e attenzione delle Sovrintendenze agli archivi.

Nel 1972 si svolge a Genova la Tavola rotonda sugli archivi delle imprese in Italia organizzata dal Ministero degli Interni, a cui partecipano numerosi storici economici per discutere attorno al tema degli archivi delle imprese.

La storia d’impresa in Italia non era ancora un campo troppo frequentato, anche se qualche autorevole studioso si era già impegnato producendo lavori preziosi sulla business history: ma in Italia eravamo ancora agli inizi della nuova frontiera sulla storia d’impresa di età contemporanea, che altrove, specie negli USA per merito di Alfred Chandler, aveva raggiunto un livello di diffusione scientifica molto elevato.

L’Italia era in forte ritardo per la valorizzazione degli archivi d’impresa rispetto a quasi tutti i paesi più avanzati. In Germania fin dal 1907 era nata la Rheinisch Westphalisch Archiv, per la raccolta e conservazione dei fondi storici delle imprese. Negli Stati Uniti, in Francia, Svizzera, Olanda, Inghilterra, Svezia esistevano istituzioni con analoghi intenti.

Nel 1977 era uscito il lavoro di Chandler The Visibil Hand e all’estero erano stati pubblicati altri studi importanti sulla storia dell’impresa, elaborazioni sia di ordine metodolgico che di ricostruzione della dinamica delle imprese, gruppi e realtà produttive per ogni settore di attività. Nel 1978 il Comitato di scienze economiche del CNR, su iniziativa di Luigi De Rosa, di Giorgio Mori e di qualche altro, promuove la Commissione per gli studi di storia dell’industria, formata dallo stesso Luigi De Rosa, Mario Abrate, Valerio Castronovo, Giorgio Mori, Sergio Zaninelli, Carlo Poni. La missione era di ordine scientifico per stimolare la diffusione e gli studi sulla business history, ma non mancava la crescita di prospettiva strategico- politica per sensibilizzare le imprese italiane alla difesa e costituzione dei fondi archivistici di interesse storico.

Giorgio Mori nel 1982 rivolgendosi al pubblico che seguiva il convegno organizzato dall’Archivio Ansaldo sul tema Beni culturali, ricerca storica e impresa dice: “Né sembrava lecito trarre auspici meno che oscuri per chi ricordava ancora, e fra di noi eravamo in molti, l’andamento e le sconfortanti conclusioni di una tavola rotonda sull’argomento promossa già nel 1972 dal ministero dell’Interno e soprattutto quel che ne era seguito, o meglio, quel che non ne era seguito”.

A Genova, nello stesso anno, l’Archivio storico Azienda Municipalizzata Trasporti organizza il convegno Salvaguardia e valorizzazione degli archivi d’impresa, (Genova 28-29 ottobre), dove la relazione introduttiva è affidata a Giorgio Doria e due anni più tardi a Torino, l’Archivio Fiat organizza un convegno sulla documentazione storica delle imprese. Sono eventi culturali che avviano una lunga fase dinamica sul fronte della costituzione di associazioni, nello svolgimento di convegni, seminari, di iniziative che lentamente portano alla nascita di nuovi archivi d’impresa con la pubblicazione, in qualche caso, della guida.

Da quegli anni ad oggi i risultati ci sono stati e sono visibili nei lavori editi sulla storia delle imprese, dei circondari, dei distretti e lo sono anche nella crescita della consistenza degli archivi d’impresa. In Italia deterrente allo sviluppo degli archivi d’impresa è ancora il timore fiscale, il sommerso o la prassi diffusa di illegalità che caratterizza la società italiana e che porta spesso a non lasciare alcun genere di traccia lavorativa.

Gli imprenditori ancora troppo spesso abbinano al concetto di archivio la possibilità per la Guardia di Finanza di effettuare controlli. Affinché questa prassi svanisca, l’unica leva appare quella di aumentare la cultura degli imprenditori e la consapevolezza del loro ruolo all’interno della società, di cui gli archivi diventano attestazione e riconoscimento. Per stimolare la realizzazione degli archivi, ritenuti gli unici depositi per costruire la storia delle imprese basandosi su fonti dirette, anziché su fonti di stampa. sono nate anche associazioni.

Questo brano è tratto dalla tesi:

La cultura d’impresa come strategia comunicativa: Il caso Piaggio

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Informazioni tesi

  Autore: Francesca Galuppo
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Firenze
  Facoltà: Scienze della Comunicazione
  Corso: Teorie della comunicazione
  Relatore: Enrico Mannari
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 169

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