La Ragnatela Magica

Dopo il racconto, l’atmosfera si scioglie; siamo tutti più felici, più sereni. Il macigno che prima mi opprimeva non c’è più.
Resta lo stupore per ciò che è successo: un perfetto adattamento creativo.
La giornata potrebbe finire così, ma il “campo” ha in riserbo ancora delle sorprese.
La docente chiede un feedback sull’esercizio e Carlo la stupisce con una controproposta.
Propone lui una esercitazione per la docente, per Vera.
Poi sarà lei a dare a noi il suo feedback.
Accidenti, che forza!
Cosa farà Vera?
Ho la sensazione che sia molto tentata. Infatti, chiede a Carlo che cosa ha pensato di fare.
Carlo pensa di farla sdraiare sui materassini, al posto nostro e ognuno di noi cercherà un contatto.
È il culmine della co – creazione dell’apprendimento.
Il formatore di un gruppo fa comunque parte del campo situazionale! La sua presenza, le sue emozioni, la sua soddisfazione o frustrazione modificano comunque il campo.
Anche il formatore entra nella dimensione relazionale diacronica che fa evolvere il gruppo di allievi, e, paradossalmente, diventa allievo e “apprende” cosa il gruppo sta sperimentando per sé. L’esperienza del docente diventa l’esperienza della classe.
La magia continua.
Vera accetta.
Si distende.
Carlo le massaggia il capo, ognuno di noi sceglie discretamente una zona del corpo da toccare, da accarezzare.
Io faccio ciò che mi suggerisce il corpo, e le prendo la mano destra con la mia mano destra.
Naturalmente Roberta canta, e qualcuno di noi si unisce timidamente, vocalizzando qualche nota.
Vera si rilassa.
Il suo volto è uno spettacolo.
A un certo punto Carlo fa segnale di lasciarla andare, e tutti, ad uno ad uno, si ritirano. L’ultima mano a lasciarla è la mia. Ci separiamo lentamente, riluttanti, fino a toccarci con la punta di un dito.
Vera si alza lentamente e dice …
No, non vi dico cosa dice Vera.
È un segreto, un segreto tutto nostro.