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Dal PCI al PDS. Il caso pavese

La prima fase (1987-1989): l'attivismo occhettiano

Dopo un inizio tiepido ed incerto, a causa della tutela esercitata su di lui da coloro ai quali doveva la propria repentina nomina, nel 1988 Occhetto venne nominato segretario. La sua azione si rivolse immediatamente a cercare di annullare il senso di inevitabilità della crisi che aveva colpito ogni strato dell’organizzazione del partito, puntando su un rinnovamento inteso come mutamento generazionale e rilancio dell’immagine comunista.
Le principali innovazioni che Occhetto cercò di portare in questa prima fase di rinnovamento – che non voleva uscire dalla tradizionale ma ormai poco chiara identità del PCI – riguardarono la dimensione storica e culturale del partito, a partire dal giudizio sulla Rivoluzione russa. Su questo argomento si era già espresso Berlinguer all’indomani del colpo di Stato in Polonia del 1981, ma la potenza del mito rivoluzionario sovietico era rimasta intatta per la gran parte della base comunista. Occhetto cominciò una lenta rivisitazione di questo mito, preferendo portare al centro dell’attenzione comunista la Rivoluzione francese. Questa impegnativa svolta storico-culturale non era immotivata: Occhetto stava cercando di spostare l’attenzione del partito dalla centralità rappresentata dal mondo operaio al trinomio democrazia-libertà-diritti.
L’ultimo, soprattutto, di questi elementi era centrale nelle formulazioni di Occhetto, che vedeva la possibilità di rinvigorire il messaggio del comunismo italiano portandolo sul tema dei diritti sociali dell’uomo in quanto membro singolo della comunità politica. A questo scopo, la Rivoluzione russa venne gradualmente sostituita dalla Rivoluzione francese, enunciatrice dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino.
Se questi avventurosi equilibrismi storici furono tollerati, al neosegretario non venne concesso di toccare i miti infrangibili della storia comunista italiana. Emblematico il caso dei tentativi di Occhetto di ricollocare storicamente la figura di Togliatti. All’inaugurazione di una statua di Togliatti, ad esempio, Occhetto avallò una certa corresponsabilità oggettiva del leader comunista negli orrori del comunismo cominformista, ma fu poi costretto a fare precipitosamente marcia indietro dalla "coalizione dominante" interna che lo aveva espresso segretario. Così fu anche in occasione del venticinquennale della scomparsa di Togliatti, nell’agosto dell’89, quando Occhetto sostenne la rievocazione del Migliore di Biagio De Giovanni pubblicata su “l’Unità”. Ne seguì un serrato dibattito, sui giornali ed in altre sedi, ed il segretario fu costretto dalla base e dai vertici del partito a ridimensionare l’accaduto, attribuendo a incomprensione quella che si presentava come una nuova marcia indietro.
L’identità comunista in Italia era sempre stata, infatti, prima di tutto legame con la storia del comunismo italiano, ritenuto un’esperienza che negli anni aveva saputo rendersi sempre più autonoma rispetto al comunismo sovietico ed internazionale: mettendo in discussione la figura di Togliatti, collocandola in un orizzonte meno celebrativo ma di maggior rigore storico, Occhetto toccava una delle fondamenta di questa visione dell’identità comunista; e questo non gli era ancora concesso.
Altro punto controverso per l’azione occhettiana, strettamente legato al primo, fu il legame del partito con l’Unione Sovietica. Il PCI aveva avuto alla sua nascita un particolare legame con la patria del socialismo realizzato, legame evidenziato anche dalla permanenza di Togliatti in Unione Sovietica. Nonostante le già ricordate prese di distanza ad opera della politica ufficiale comunista, agli inizi degli anni ‘80 il legame dei militanti con l’URSS era ancora forte: la grande maggioranza dei militanti comunisti riteneva che l’Unione Sovietica fosse migliore dell’Italia quasi in ogni campo, e questo grazie alla presenza del socialismo. Ma questa visione idilliaca aveva ormai iniziato ad incrinarsi, soprattutto nel campo dei diritti civili tanto caro ad Occhetto: la maggioranza dei militanti, infatti, riteneva che questi fossero più avanzati in Italia che in Unione Sovietica.

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Dal PCI al PDS. Il caso pavese

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Informazioni tesi

  Autore: Claudio Pasi
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2008-09
  Università: Università degli Studi di Pavia
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Storia contemporanea
  Relatore: Pier Angelo Lombardi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 244

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