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Un mondo che non è nostro: La Palestina di Kanafani

La produzione letteraria palestinese

La storia della letteratura palestinese moderna viene normalmente divisa in quattro periodi. Il primo, che va dalla metà del secolo scorso fino al 1908, è caratterizzato da una produzione che rientra nell'arco della tradizione senza caratteristiche peculiari marcate. Solo dopo il 1908, nella letteratura palestinese si riflette il cristallizzarsi della coscienza nazionale araba ed emerge come tema importante quello della patria. Dal 1920 al 1940, la coscienza di una specificità palestinese diventa il tema dominante nella vita della popolazione araba della Palestina e, di conseguenza, argomento predominante nella produzione letteraria della regione. Il quarto periodo, infine, è contrassegnato dalle speranze legate all'esito della seconda guerra mondiale, e dalle delusioni connesse con la guerra seguita alla spartizione voluta dall'ONU e culminata nella nakba del 1948.
La nakba, termine che alla lettera significa "catastrofe", "disgrazia", "sventura", segna per gli arabi la fine di un'epoca e l'inizio di un'altra e rappresenta un vero e proprio trauma coincidente con la perdita della Palestina e l'inizio della diaspora.
Molti palestinesi si vedranno costretti a condurre una vita fatta di stenti all'interno delle tendopoli nei numerosi campi profughi con uno status di "rifugiati", mentre saranno soltanto pochi di loro a far parte di quella "minoranza araba" di Israele.
Dopo la nakba del 1948 i palestinesi acquisteranno una salda e generale autocoscienza etnico-culturale. E sarà proprio questa consapevolezza di essere sì arabi, ma arabi diversi dagli arabi di Siria, di Giordania, di Iraq a comparire come tema ricorrente nella produzione letteraria palestinese. Gli scrittori di questo periodo sentiranno la necessità di dare contenuti e forme nuove alla propria opera, fino a rifiutare le forme letterarie tradizionali per adottarne di nuove, più agili e immediate, meno anchilosate.
Tra le nuove tecniche di espressione letteraria, quali il monologo interiore, il ricorso al simbolismo, il flusso di coscienza, il "montaggio" di tipo cinematografico, sarà forse soprattutto il flashback lo strumento che gli autori arabi faranno proprio con maggior entusiasmo. Di questa produzione si cominciò a conoscere, in Italia e in Europa, prima di tutto la forma tradizionale più adatta ad esprimere le sofferenze e le speranze dei palestinesi, vale a dire la poesia, e successivamente fecero la loro comparsa anche studi sulla prosa palestinese e traduzioni di racconti e romanzi palestinesi.
Gli scritti dei prosatori palestinesi divennero interessanti man mano che il movimento di resistenza anti-israeliano prendeva corpo e si rafforzava dopo la guerra del giugno del 1967. La produzione letteraria palestinese di questo periodo, che verrà chiamata "letteratura della resistenza" (adab al-muqawamah), acquisterà l'importanza del documento storico, politico e sociale, specchio di un'epoca cruciale nella vita del mondo arabo. Da questo punto di vista fu particolarmente illuminante il racconto breve che risultò uno strumento meno emotivo, più diretto ed esauriente, rispetto alla poesia, fino a diventare lo specchio della condizione palestinese nei mille aspetti della vita quotidiana, nelle sue speranze e nei suoi rimpianti. [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

Un mondo che non è nostro: La Palestina di Kanafani

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Informazioni tesi

  Autore: Paola Leccese
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2014-15
  Università: Università degli Studi di Napoli "L'Orientale"
  Facoltà: Mediazione Linguistica e Culturale
  Corso: Lingue e letterature straniere
  Relatore: Oriana Capezio
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 97

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