Il fenomeno dello stalking e la disciplina normativa

Il secondo aspetto che caratterizza l’elemento oggettivo del delitto è la reiterazione delle condotte persecutorie.
Le minacce e le molestie non devono costituire singoli episodi, ma devono essere reiterate, cioè devono succedersi nel tempo.
Il reato di atti persecutori è da intendersi come un reato abituale e di evento, in quanto è caratterizzato da una serie di atti commissivi, i quali devono causare nella vittima una o più conseguenze previste nel primo comma dell’articolo 612-bis c.p.
Il reato si perfeziona allorché si realizzi un minimo di condotte legate tra loro da un nesso di abitualità. Se durante il periodo preso in esame si verifica una parentesi di normalità nella condotta del soggetto attivo, non viene meno l’esistenza del reato, ma ciò darà luogo alla continuazione.

Vi è un interrogativo che ha fatto molto discutere sia durante i lavori preparatori sia, ancor prima, nei commentari ad altri disegni di legge.
Quale è il numero minimo di episodi necessario per integrare il reato di atti persecutori?
Questa mancanza di previsione di un numero minimo di condotte crea delle tensioni con il principio di determinatezza.
A tal proposito alcuni autori hanno evidenziato che il numero minimo di condotte richieste dovrà essere individuato nell’ambito della discrezionalità del giudice a seconda della capacità della condotta persecutoria di ingenerare gli eventi previsti dalla norma. Analizzando l’utilizzo del verbo reiterare è necessario sottolineare come il legislatore abbia voluto sottolineare che tali comportamenti debbano susseguirsi nel tempo e non assumono invece rilievo quei comportamenti che si realizzano in un unico contesto.