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Crisis communication. Fake news e reputazione aziendale

La relazione tra fake news e psicologia sociale

Il dilagare di falsità online ha portato gli accademici a chiedersi cosa spinge le persone a condividere notizie online non verificate. Sicuramente una prima risposta si trova negli studi di psicologia sociale che hanno spiegato come il gossip, ad esempio, viene creato per favorire la condivisione delle informazioni e come modalità per influenzare gli altri individui, o ancora per stimolare la connessione sociale. In aggiunta, sono state prese in considerazione dai sociologi delle teorie, provando ad applicarle al contesto dei social media e alle motivazioni sottostanti alla condivisione di notizie false.

Le teorie in questione sono tre:
1) La “Social cognitive theory” (“SCT”) o “teoria del confronto sociale” secondo cui un individuo, per comprendere le proprie opinioni e competenze, decide di confrontarsi con soggetti con abilità simili alle proprie, al fine di chiarirsi le idee; il confronto può avvenire con persone migliori di lui (verso l’alto, quando il soggetto è motivato a migliorare le proprie opinioni) o con persone peggiori di lui (verso il basso, quando non ha intenzione di cambiare opinioni);
2) La “Self-determination theory” (“SDT”) o “teoria dell’autodeterminazione” parte dal presupposto che la gente è psicologicamente motivata, determinata a crescere e migliorare per tre diversi bisogni innati: bisogno di relazionarsi e acquisire un senso di appartenenza sociale, bisogno di acquisire competenze e abilità, bisogno di autonomia cioè sentirsi sicuri nell’avere il controllo di sé stessi;
3) La “Relational-cultural theory” (“RCT”) o “teoria della scelta relazionale”: alla base è presente il processo di psicologia economica per cui un soggetto tende a massimizzare la sua utilità personale sulla base del confronto tra benefici e costi in relazione alle proprie preferenze, ma a questo la teoria aggiunge che le sue intenzioni sono soggette a cambiamenti in base al contesto in cui si relaziona e quindi all’influenza degli altri soggetti;

Partendo da queste tre teorie, gli studiosi Shalini Talwara, Amandeep Dhirb, Puneet Kaurc,d, Nida Zafare e Melfi Alrasheedyf, sono giunti ad una serie di conclusioni:
1) In merito alla “teoria del confronto sociale” secondo gli studiosi: le motivazioni che spingono le persone a confrontarsi con gli altri fanno evitare loro di pubblicare notizie false, probabilmente perché il confronto sociale spinge gli individui a dare agli altri un’immagine positiva, a migliorare sé stessi e condividere delle notizie false online potrebbe danneggiare la propria immagine;
2) Partendo dall’ipotesi che la “teoria dell’autodeterminazione” porta le persone a condividere notizie online perché vogliono sentirsi parte dei social networks e quindi di quel gruppo sociale (e come questo sia correlato alla loro tendenza a condividere notizie verificate). Sulla base di tale ipotesi i ricercatori sostengono che, nel condividere online delle notizie personali (ad esempio i propri gusti nell’abbigliamento, nel cibo), un individuo è più propenso ad effettuare prima una verifica sulla loro veridicità, in quanto essi pensano che questo tipo di informazioni abbia l’obiettivo di rafforzare le connessioni e le relazioni con i terzi, al contrario la mancata autenticazione delle informazioni condivise potrebbe contrastare con lo stesso obiettivo; mentre si è notato che, le persone sono più propense a condividere notizie false e pettegolezzi online quando hanno paura di essere esclusi da quel contesto/gruppo sociale;
3) In relazione alla “teoria della scelta relazionale” (specificava che le persone cambiano le proprie preferenze in base agli individui con cui si relazionano) gli studiosi hanno mostrato che la condivisione di notizie online, quando avviene senza verificare la fonte o la loro veridicità, dipende dalla fiducia che gli individui hanno nei confronti di chi fornisce loro le notizie stesse (ossia dagli amici che invitano a condividerle sui social network) e dal fatto che credono fortemente nelle informazioni pubblicate sulle proprie bacheche social.

Un altro motivo emerso dallo studio è inerente al tentativo delle persone di rimanere attive online senza troppi sforzi o anche semplicemente senza capire che quella notizia condivisa è falsa, motivazione confermata da un'altra analisi di Logan et al.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Crisis communication. Fake news e reputazione aziendale

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Informazioni tesi

  Autore: Paolo Carbone
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2019-20
  Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Facoltà: Economia
  Corso: Scienze economico-aziendali
  Relatore: Federica Ceccotti
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 127

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