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Riccardo Cuor di Leone nella Messina del secolo decimosecondo alla luce delle testimonianze cronachistiche di Riccardo di Devizes e Ambrogio

La Sicilia prima di Riccardo

Nel 1072 la Sicilia, con la caduta di Palermo, diventa il cuore pulsante del grande regno che i Normanni avrebbero creato nel Sud Italia, un regno florido, ricco, polo culturale delle maggiori civiltà mediterranee, posto al crocevia delle rotte commerciali e militari che collegavano l'Occidente latino con l'Oriente greco e musulmano.

Il regno normanno, che sorse sul precedente governo arabo che a sua volta aveva soppiantato, un secolo prima, il tema bizantino di Sicilia con capitale Siracusa, lasciò intaccate molte delle forme e delle istituzioni precedenti di matrice greco-araba che, d'altronde, rispondevano alla concreta esigenza di rivolgersi ad una popolazione che rimase in maggioranza composta da elementi di tali etnie.

È utile ricordare che la conquista normanna della Sicilia non implicò una sovrapposizione di elementi franco-germani sulle popolazioni di stanza nell'isola, ma bensì la semplice immissione di un ristretto gruppo di dominatori appartenenti alla casta dell'aristocrazia guerriera di Normandia, che si posero come egemoni sulla massa popolare e rurale chiudendosi nei loro castelli e palazzi. Non sorprende pertanto che ad un secolo di distanza dal cambio di potere la forza delle culture greca e araba fosse tanto viva da esprimersi in espressioni d'arte di tal matrice quali la splendida Chiesa della Martorana di Palermo, il casale di Misilmeri (lo stesso toponimo arabo, “Casale dell'Emiro”, dice molto in proposito), la Chiesa dei Catalani di Messina, le celle trichorae del catanese (Castiglione, Dagala del Re, Malvagna, la cappella Bonajuti in Catania) fino alle grandi cattedrali di Cefalù, Palermo e Monreale, veri tripudi della fusione tra differenti tradizioni artistiche coabitanti in loco. Medesimamente può dirsi per le questioni di lingua; osiamo dire che, almeno fino all'epoca del Vespro, la Sicilia fu una terra trilingue: arabo, greco e romanzo, con le debite restrizioni di ceto e periodo, erano parlati quotidianamente e a vari livelli linguistici.

La cancelleria normanna emanò documenti in latino quanto in greco e arabo, e sotto la corte di Federico II Hohenstaufen (1194 – 1250) le tradizioni letterarie, scientifiche ed artistiche fiorirono sulla base di spinte multietniche. Il culto di rito greco fu tra i più resistenti in Sicilia, tanto che si poteva richiedere di studiare in monasteri riconosciuti come greci, seppur interamente convertiti a cultura e lingua latine, ancora nel XIV secolo. Le comunità arabe rimasero forti durante tutto il regno normanno fino all'epoca di Federico, con epilogo la durissima repressione delle comunità musulmane nel 1221 e la deportazione in massa dei superstiti nella nuova colonia di Lucera. È sufficiente d'altronde una rapida panoramica delle espressioni testuali, letterarie e poetiche per rendersi conto dell'effettiva egemonia culturale riscontrabile nell'isola: i romanzi cavallereschi e le chanson de geste, in genere i cicli carolingio-bretone, introdotti dal gusto curtense dell'ambiente regio, ebbero una diffusione relativamente ristretta ed oltrepassarono con un certo ritardo le mura dei palazzi nobiliari per godere di un discreto successo presso un pubblico più ampio; diverso corso prese la diffusione della ben più ampia produzione scientifica, medica e naturalistica di tradizionale origine greco-araba che, particolarmente sotto l'impulso della corte di Federico II, seppe dare i migliori risultati con prove del calibro del De arte venandi cum avibus, dello stesso Imperatore, o le opere dello stretto collaboratore di Federico, Michele Scoto. [...]

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Informazioni tesi

  Autore: Francesco Cimino
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2012-13
  Università: Università degli Studi di Catania
  Facoltà: Lettere
  Corso: Lettere Moderne
  Relatore: Marco Lino Leonardi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 57

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sicilia
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