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Il potere della lingua: il lessico nella Germania nazista

La situazione degli ebrei e la nazificazione della cultura

I giochi olimpici a Berlino del 1936 hanno offerto ai nazisti un’occasione d’oro per impressionare il mondo con i successi del Terzo Reich. Le insegne Juden unerwünscht (gli ebrei non sono graditi) scompaiono dai negozi, dagli alberghi, dalle birrerie e dai luoghi di divertimento. La persecuzione degli ebrei viene temporaneamente sospesa e il paese si adegua alle esigenze del momento. In questo modo, i turisti vengono impressionati da tutto ciò: a quanto pare, un popolo felice unito sotto Hitler. Eppure, sotto le apparenze è in atto una degradante trasformazione della vita tedesca. Naturalmente, non c’è nulla di segreto in riferimento alle leggi che Hitler decretava contro gli ebrei. Le leggi di Norimberga del 15 settembre 1935 avevano privato gli ebrei della cittadinanza tedesca, non permettevano il matrimonio tra ebrei e «ariani», come anche le relazioni extramatrimoniali. Nel primo anno del Terzo Reich, il 1933, gli ebrei erano stati mandati via dagli uffici pubblici, dalla pubblica amministrazione, dal giornalismo, dalla radio, dall’insegnamento, dal cinema e dal teatro. L’anno successivo, erano stati esclusi anche dalla borsa e dal campo medico e giuridico. Inoltre, in alcune città fu per loro difficile procurarsi del cibo e comprare i medicinali a causa della loro origine. Questa era dunque la situazione degli ebrei nel momento in cui avevano luogo i giochi olimpici. Non era che l’inizio di una strada che li avrebbe condotti all’eliminazione fisica.
Il 10 maggio 1933 ha luogo uno dei primi episodi denominati il rogo dei libri. Una fiaccolata di migliaia di studenti cammina fino ad arrivare di fronte all’Università di Berlino e, nella piazza antistante, le torce accese vengono gettate su una montagna di libri. Questo episodio è appunto solo uno dei tanti, perché scene simili ebbero luogo anche in parecchie altre città. Secondo il nazismo, deve essere bruciato ogni libro «che abbia un effetto sovversivo sul nostro futuro e che possa minare il pensiero tedesco, la patria tedesca e le forze che guidano il nostro popolo». Joseph Goebbels, ministro della Propaganda, d’ora in avanti costringe la cultura tedesca nella camicia di forza del nazismo. Egli attua una politica organica e complessa, mirante a compattare l'adesione attiva della popolazione al regime e, per raggiungere il suo scopo, si muove contemporaneamente su due fronti: privando sia i mezzi di comunicazione di massa che la cultura di tutte le voci libere e critiche, e costruendo un'immagine positiva del regime e del suo capo. Infatti, già qualche mese prima, viene istituita per legge la «Camera per la cultura del Reich», sotto la direzione di Goebbels, che persegue come obiettivo una politica culturale germanica in cui i vari artisti sono mobilitati in un’organizzazione unificata sotto la guida del Reich. Vengono inoltre create sette «sottocamere» della sfera culturale: le Camere del Reich per le belle arti, la musica, il teatro, la letteratura, la stampa, la radio e il cinema.
Incomincia così un “pietoso” declino del livello culturale tedesco: i gerarchi nazisti decidono che l’arte, la letteratura, la stampa, la radio e il cinema devono servire solo per fini propagandistici. Molti autori tedeschi sono infatti costretti a emigrare per poter pubblicare le proprie opere. Per quanto riguarda la musica, invece, questa non incontra molte difficoltà perché poco attinente alla politica e perché i tedeschi avevano dietro di sé una grande tradizione: Bach, Beethoven, Mozart, Brahms. Anche il teatro non ha problemi finché si attiene alle opere classiche. Per quanto riguarda l’ambito delle arti figurative, Hitler considera tutta l’arte moderna come degenerazione e non-senso. Per questo motivo, nell’estate del 1937 inaugura ufficialmente a Monaco la «Casa dell’arte tedesca» e nel suo discorso, pronunciato il 18 luglio 1937, egli dettò le direttive naziste per «l’arte tedesca»:

Le opere d’arte che non si possono comprendere, ma richiedono una quantità esagerata di spiegazioni per provare il loro diritto di esistenza come tali e per giungere a quei neurotici che sono sensibili a tali stupide e insolenti assurdità, non capiteranno più pubblicamente tra le mani dei cittadini tedeschi. Che non vi siano illusioni! Il nazionalsocialismo ha intrapreso l’epurazione del Reich tedesco e del nostro popolo da tutte quelle influenze che ne minacciano l’esistenza e il carattere… Con l’apertura di questa esplosione è giunta la fine della follia artistica e della contaminazione del nostro popolo nel campo dell’arte.

Ciò nonostante, alcuni tedeschi preferirono essere artisticamente corrotti.
Anche la stampa, la radio e il cinema erano sotto il rigido controllo dello stato hitleriano. Per quanto riguarda la stampa, era Goebbels o uno dei suoi aiutanti, a decidere quali notizie stampare e quali invece tacere, quali erano scritte bene e quali male. Inoltre, la legge per la stampa del Reich del 4 ottobre 1933 stabiliva che tutti i redattori dovessero possedere la cittadinanza tedesca, essere di origine ariana e non sposati con ebrei. In questa situazione, ovviamente, si andò a delineare sempre di più una mortale monotonia nella stampa nazionale. Persino un popolo così propenso ad accettare l’autorità, alla fine si stancò di questi giornali. Presto anche la radio e il cinema dovettero impregnarsi dello spirito nazista. Goebbels aveva sempre considerato la radio il più efficace strumento di propaganda della moderna società e per questo motivo si assicurò il completo controllo sulle varie trasmissioni asservendole ai propri fini. Il cinema era in mano ad imprese private, ma il Ministero della Propaganda controllava ogni settore di questa industria. Il risultato, sia nel campo della radio che in quello del cinema, fu quello di affliggere i cittadini tedeschi con programmi radiofonici e film altrettanto vuoti e tediosi che i giornali. Il pubblico, obbligato a sentire sempre le stesse cose, cominciò a ribellarsi: gli spettatori si astenevano in massa dall’andare al cinema per vedere film nazisti e affollava le sale dove erano proiettati film stranieri che Goebbels permetteva fossero proiettati.
Un momento centrale della costruzione del consenso era rappresentato dalle feste, che erano viste come punti topici nei quali il consenso si coagulava e sublimava in forme quasi religiose. Con un occhio attento ai più moderni sistemi di manipolazione scenografica e psicologica, Goebbels creò una fitta serie di feste, di celebrazioni, che servivano a compattare la popolazione, esaltando la sua totale adesione al regime.
Nessuno che non sia vissuto per anni in un paese totalitario può rendersi conto di quanto Hitler e Goebbels abbiano manipolato e deformato le menti del popolo tedesco.
Così come i temi sopracitati, anche l’educazione, l’economia, il lavoro e la giustizia erano completamente sotto il controllo del nazionalsocialismo.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il potere della lingua: il lessico nella Germania nazista

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Informazioni tesi

  Autore: Miriam Meinardi
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2018-19
  Università: Università degli Studi di Torino
  Facoltà: Lingue e Letterature Straniere
  Corso: Scienze della mediazione linguistica
  Relatore: Daniela Nelva
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 28

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Parole chiave

terzo reich
lessico
propaganda
lingua tedesca
regime nazista
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