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La Società Foggiana: un'analisi socio giuridica di una mafia invisibile

La Strage del Bacardi

Sebbene la Società Foggiana abbia intrapreso un percorso criminale indipendente dalla Nuova Camorra Organizzata e della Sacra Corona Unita, scalzare definitivamente quest’ultima non era semplice con i potentissimi fratelli Pinuccio e Nicola Laviano – il cui clan in qualche modo costituiva l’emblema di quella criminalità che si considerava ancorata ai vecchi padri fondatori della S.C.U.
Nel 1986 la criminalità foggiana dimostra una vera e propria autonomia organizzativa e potenza criminale, fino ad allora sconosciuta in città.
In tale anno si verifica, infatti, una delle più efferate stragi di mafia della storia criminale d’Italia: la Strage del circolo Bacardi a piazza Mercato, culmine di una guerra cruenta per il controllo dello spaccio di sostanze stupefacenti tra il clan Laviano – appartenenti alla c.d. mafia ‘pastorale’ del Gargano – e i clan della tradizionale mafia ‘urbana’ di Foggia.
Essa prende il nome da un piccolo locale del centro storico di Foggia, dove nella notte del 1° maggio del 1986 verranno uccisi, da membri del clan rivale, quattro soggetti pregiudicati, Giovanni Rollo, Pietro Cicerchia, Pompeo Rosario Corvino e Antonietta Cassanelli, e ferito un quinto, Gennaro Manco, vero obiettivo dell’agguato, che riuscirà a sfuggire alla morte.
Un episodio fondamentale nella storia della Società Foggiana che segnerà profondamente la città e rappresenterà per molti il momento della sua nascita e il suo debutto in grande stile.
Agostino De Paolis, allora capo della squadra mobile di Foggia, esordisce: «un gruppo capace di organizzare una cosa simile come la strage del Bacardi fa un salto di qualità».
Ma non è un semplice salto di qualità, è il salto di qualità con cui la mala foggiana fa leva per stringere rapporti più intensi con la camorra prima e con la ‘Ndragheta poi. E, le alleanze con le organizzazioni ritenute ʽserie’, si riflettono in atteggiamenti emulativi: la serietà della struttura è misurata in stragi e azioni violente, sfrontate, eclatanti.
Proprio come quella della Strage del Bacardi, con la quale, per quanto riguarda la ricostruzione storica delle mafie pugliesi, sancisce la fine certa del tentativo di Giuseppe Rogoli di portare la Sacra Corona Unita in terra di Foggia.
Con il bagno di sangue della Strage del Bacardi viene dichiarato estinto il clan Laviano, la propaggine di Rogoli, che fino ad allora aveva avuto un controllo totale sul territorio: da questo momento in poi la mafia foggiana diventa tutta un’altra storia; altra cosa rispetto alla Sacra Corona Unita. E si prevederà il passaggio definitivo da una struttura di clan famigliari – dediti a particolari attività delittuose – ad una vera e propria organizzazione mafiosa, che vede a capo Giosuè Rizzi, denominato il ‘papa di Foggia’ (così come lo battezzò Salvatore Annacondia).
Rizzi rappresenta il passaggio fondamentale tra il criminale tradizionale e la nuova figura di boss. Le cronache giudiziarie ne evidenziano un coraggio e una ferocia inaudita; non solo, dotato anche di una generosità esibita fino all’eccesso. Tutti tratti che hanno contribuito ad accrescere il suo carisma.

Questo brano è tratto dalla tesi:

La Società Foggiana: un'analisi socio giuridica di una mafia invisibile

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Informazioni tesi

  Autore: Alessia Rizzi
  Tipo: Laurea magistrale a ciclo unico
  Anno: 2019-20
  Università: Università degli Studi di Bologna
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Stefania Pellegrini
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 142

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